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S I C U R E Z Z A
P R O V E di R E S I S T E N Z A dei M A T E R I A L I per L'A S S I C U R A Z I O N E
"La Normativa"
Prima di entrare nel dettaglio dei dati rilevati nelle prove, occorre fare una breve premessa sul funzionamento e sulle norme dei kit da ferrata che ne dispongono i test per l’approvazione e l’omologazione dei vari modelli. Diamo solo alcuni dati essenziali, rimandando per maggiori informazioni il lettore ai manuali e ai testi specifici, come ad esempio:
Manuali d'utilizzo e manutenzione dei kit da ferrata (obbligatoriamente sono a corredo dell'acquisto). | |
I manuali del C.A.I. "1-La sicurezza sulle Vie Ferrate - Materiali e Tecniche,Ed. 2005". | |
I manuali del C.A.I. "15-I materiali per alpinismo e le relative Norme,Ed. 2007". | |
I manuali del C.A.I. "14-Alpinismo su ghiaccio e misto, Capitolo 4,Ed. 2005". | |
I manuali del C.A.I. "16-Alpinismo su roccia, Capitolo 4,Ed. 2007". |
Il kit da ferrata è un dispositivo di collegamento posto tra l’imbracatura e l’ancoraggio della ferrata che dispone di un freno, elemento questo essenziale per l’assorbimento dell’energia derivante da una potenziale caduta. Sappiamo che dal 1° luglio 1995 è entrata in vigore una Norma della Comunità Europea che regolamenta i dispositivi di protezione individuale (D.P.I.) di cui fanno parte anche i kit da ferrata (EN-958). In breve, per scrivere la Norma Europea si è guardato lo stato dell’arte in materia e si è adottato come testo quello che all’epoca era stato preparato dall’Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche (UIAA-128) per poter distinguere e marchiare materiali “approvati” con veste però di “marchio di qualità”. La specifica EN-958 è quindi oggi applicabile legalmente. Poi l’UIAA ha aggiunto nel tempo anche criteri più severi al proprio testo che non sono stati ancora integrati dalla Norma Europea in vigore, ma che molti costruttori comunque rispettano. Vediamone in breve i punti essenziali:
1. Il “kit” è composto da uno o più spezzoni di corda o fettuccia. Se la corda serve come elemento di frizione nel freno (esistono oggi anche shock adsorber a rottura predisposta), non deve risultare separabile da questo (nessun nodo); se sono eseguite delle cuciture queste devono essere ben evidenti (per l’ispezione) e vanno provate col kit; i moschettoni possono essere venduti anche separatamente, ma sono richiesti con marchiatura di tipo “K” (si veda UIAA-121, EN-12275). Non ci sono indicazioni sul sistema di collegamento del kit all’imbragatura. Lo spezzone di corda forma due rami con cui collegarsi alla ferrata.
2. Il “kit” può essere di tipo a V o a Y. Solo quest’ultimo è approvato dall’UIAA, garantendo il funzionamento del freno sia che sia agganciato con un ramo o con entrambi alla ferrata. Nel tipo a V (ormai abbandonato da quasi tutti i costruttori) il freno funziona solo se un solo ramo è agganciato alla ferrata ed è ammesso il collegamento di entrambi solo al passaggio di un ancoraggio fisso (frazionamento del cavo di protezione).
3. Per l’omologazione vengono eseguite tre prove in sequenza: una prova statica di scorrimento, una prova dinamica (una sola caduta) ed una prova finale statica di rottura. In dettaglio:
a- si applica un carico F = 1.2 kN (circa 122 kg) al kit: questo non deve dare scorrimento del freno;
b- una massa di 80 kg collegata al kit viene fatta cadere liberamente per 5 metri (tramite un cavetto inestensibile): oltre a non avere rottura deve risultare uno scorrimento della corda nel freno minore di 120 cm e la forza d’arresto misurata sulla massa minore di 6 kN (circa 612 kg).
c- dopo le due prove precedenti, il kit deve sostenere un carico F = 9 kN (918 kg) senza rotture.
Il disegno che segue riassume le prove per il kit di tipo ad Y: si osservi che i rami e i moschettoni sono sempre collegati simultaneamente all’ancoraggio fisso durante le prove. Questa indicazione della norma è dovuta al fatto che i kit di tipo a V stanno ormai scomparendo ed il collegamento di entrambi i rami alla protezione scongiura un potenziale utilizzo improprio del kit, come si vedrà nel seguito. Comunque, sebbene la configurazione a due collegamenti non sia strutturalmente conservativa, abbiamo realizzato le prove quasi sempre con questo assetto.
"Le prove dinamiche"
Le prove sono state eseguite in una mattinata di lavoro, per lo più con kit da ferrata di tipo auto costruito e con un kit “nuovo di zecca”, omologato e di recente fabbricazione; come anticipato, l’utilizzo del dissipatore ha permesso di osservare l’adeguato comportamento dei materiali per l’assicurazione anche quando le cadute della massa erano molto lunghe e violente. Una prima prova (Foto 4) è stata fatta osservando il comportamento dei due moschettoni se questi venivano collegati al cavo d’acciaio in modo parallelo (entrambi con l’apertura sullo stesso lato) oppure incrociati (con le aperture su lati opposti); questa seconda disposizione ha mostrato un comportamento migliore della prima: infatti, con le aperture sullo stesso lato, le ghiere tendono a toccarsi accentuando l’effetto di torsione o peggio ancora, premendo sulle leve dei connettori rendendoli così “aperti”.
Foto 4 - Disposizione dei connettori sul cavo: in parallelo (a sinistra), incrociati (a destra). Nel primo caso, anche se non c’è stata rottura, la ghiera del connettore inferiore (azzurro) ha tenuto aperta la leva dell’altro.