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S T O R I A

- B R E V I   C E N N I   di   S T O R I A   dei   P E R C O R S I   A T T R E Z Z A T I - 

 

Tratto dal libro "Atlante delle Vie Ferrate"

 gif di contorno

Soltanto nel 1869 la storia dell'alpinismo registra la costruzione delle prime vie ferrate ad alta quota  e precisamente sulla famosa cresta sudoccidentale del Grobglockner sul valico del Glockner. Quest'opera di pionieri d'alpinismo allora ascritta come "strutturazione di una nuova via, adatta anche per scalatori non esperti, grazie all'ausilio di chiodi di ferro e funi metalliche"può essere considerata oggi l'inizio della costruzione delle ferrate.Sempre nel 1869 iniziò la costruzione della "Via Studl" da parte di Thomas,Rupert e Michel Groder che lavorarono intensamente per quasi 2 mesi,tesero 400 metri di funi metalliche, piantarono chiodi di ferro,predisposero gradini, ect.. Il 5 agosto la via venne inaugurata ma nonostante gli appoggi rimaneva, tuttavia,un ardua scalata che spesso veniva volentieri evitata per percorrere la vecchia Via Kalser. Poco tempo dopo però,i fulmini e il peso della neve devastarono le funi metalliche a tal punto che la via tornò ad essere difficoltosa come allo stato originario. L'iniziatore fu comunque Johann Studl (1839-1925) uno dei più grandi pionieri alpini ed esploratore dell'area del Glockner; purtroppo della via ferrata sulla cresta del monte che prende il suo nome, il Sudl, oggi non ne rimane che un frammento. Nel 1832 però con molta probabilità venne scalato per la prima volta il monte Dachstein (2996m),il luogo storico della messa a punto della prima via ferrata.Il grande esploratore del Dachstein, il professor Friedrich Simony (1813-1896), ne ha calcato la vetta per la prima volta nel 1842 e qui,durante le scalate eseguite poco tempo dopo,ha approntato"la prima ferrata delle Alpi Orientali". Simony scrisse agli arciduca Giovanni, Lodovico e Francesco Carlo, al principe Metternich e ad altri aristocratici, dicendo che spendere del denaro per la"Via Dachstein" era da considerarsi una questione d'onore, e fu così. Nel 1843 per 260 fiorini fu tracciato un sentiero sull'orlo di una parete, disseminando e fissando qua e là chiodi di ferro e anelli oltre a una spessa e lunga fune di oltre 140mt. Nella cronaca di Simony sulla scalata del 15 settembre 1843 si parla inizialmente di una scala alta 15 piedi (4,8m) che egli fece erigere sull'orlo di una parete e si legge: "la fune lunga 190m, quella che dall'alta cima del Dachstein, fiancheggiando l'alta parete attraverso 20 anelli di ferro piantati saldamente nella roccia, scendeva a precipizio oltre il dirupo di una vedretta e l'enorme parete, era del tutto coperta di neve nel primo tratto e parzialmente nel secondo. Questo sicuro appiglio era stavolta tanto più necessario poichè la neve fresca formava,sopra le singole terrazze,ripide pendenze che oscillavano dai 50 ai 70 gradi e che erano completamente ghiacciate; persino i gradini scavati nella nuda roccia in molti punti erano ricoperti da una fine crosta di ghiaccio formatasi dallo scorrimento dell'acqua disciolta. Resti di attrezzature che facilitavano l'ascesa simili a quelli del Grobglockner si conservano ancora oggi,per esempio,sull'Ortles ed in altre classiche ferrate.In seguito anche la Zugspitze ebbe un ruolo determinante.Un certo dottor Dietrich,medico di Monaco e villeggiante a Partenkirchen,nel 1834 affermò che,non appena la Zuugapitze venisse finalmente scalata e sfatata del suo mito,il ripido percorso preventivamente ferrato avrebbe perso con il tempo gran parte dei suoi pericoli.La prima via ferrata della Zugspitze risale al 1873 ad opera del rifugio Knorr; seguì nel 1879 il sentiero attraverso il circo glaciale austriaco,nel1884 quello che dall'Hollental conduceva al valico della cresta;dal 1839 al 1897,infine,venne messo a punto l'ardito sentiero sull'orlo e sulla parete dell' Hollental fino alla cima orientale. Anche sui monti viennesi,parecchio tempo prima della fine del secolo,furono attrezzati molti degli odierni sentieri. Il difficile sentiero Haid sul Rax,invece,fu attrezzato nel 1913 per dare al turismo un nuovo impulso. Già nel 1857 venne costruito il doppio sentiero attraverso la parete orientale dei monti inferiori,dove furono scavati centinaia di gradini sulle pendici paretali,fu però un metodo di costruzione che per fortuna riscosse poco successo. Già in questo periodo si assicurò la difficile cresta della Watzmannspitze e nel 1899 fecero seguito lavori di sicurezza sul famoso sentiero d'alta quota,l'Heilbronner Weg nell'Algovia. Dopo che venne costruito nel 1900 il Rifugio Ceco sulle Steiner Alpen,si provvede a rendere sicuro il sentiero della parete settentrionale. All'inizio della stagione estivo giunsero poi,anno dopo anno,alcuni signori della sezione praghese dell'Associazione Turistica Tedesca per ripulire il sentiero delle pietre sparse dintorno. Questi signori,che lavorarono fervidamente con scope e spazzoloni, appartenevano alla buona società di allora,erano medici,avvocati,professori universitari,alti funzionari statali. Per quanto riguarda le Dolomiti la più antica ferrata è probabilmente l'Hans Seyffert Weg sulla famosa cresta occidentale della Marmolada,che risale al 1903. Nel periodo tra la svolta del secolo e la prima guerra mondiale molte associazioni alpinistiche vollero ergersi un monumento costruendo una via ferrata:sulle Alpi Giulie nel 1910 in occasione del 40° anno di fondazione della Sezione Alpinistica di Villach,venne attrezzato il passaggio più difficile della parete settentrionale del Montasch scalato per la prima volta nel 1902 dal dottor Julius Kugy.Uno dei più arditi sentieri seguiva l'itinerario che i Bolzanini Georg Haupt e Paul Mayr avevano inaugurato nel 1907 sul Gruppo di Sella con una scalata libera di IV grado sulla parete nordoccidentale del Piz de Ciavazas alta qui 250mt.Questa difficile ferrata assicurata nel 1912 dalla  Sezione di Pobneck per il loro 25° anno di fondazione e che perciò porta il suo nome è tuttora considerata una delle più difficili.A coronamento dell'apertura della Zugspitze dal 1909 al 1915 venne attrezzata l'impervia cresta rocciosa tra Zugspitze e Hochblassen, schiudendo così l'accesso alle vette alpine. Questo passaggio da versante a versante,i cui sistemi di sicurezza erano ancora modesti,fu chiamata Jubilaumsweg. Le attrezzature di sicurezza della parte occidentale,decadute da tempo,furono riparate soltanto nel 1986. La maggior parte delle vecchie strutture di sicurezza servivano per appianare le difficoltà di alcuni sentieri troppo impegnativi inaugurati precedentemente per una prima richiesta di scalata libera. Nella costruzione di vie ferrate la prima guerra mondiale portò con sè una nuova e tragica epoca:dall'Ortles fino all'Isonzo, in linea d'aria circa 380km,tra le vette rocciose delle Dolomiti e quelle delle Alpi Giulie,vennero tracciate le linee del fronte;rimasero per quasi tre anni e mezzo teatro di una guerra di posizione in alta montagna tanto esasperante quanto inutile dal punto di vista strategico. I soldati costruirono solidi sentieri,installando però alle pareti rocciose soltanto scale di legno estremamente provvisorie, appese con funi di canapa ad uncini di ferro. Sporadicamente vennero anche scavate lunghe e scoscese gallerie nella roccia e costruite vie sotterranee come ad esempio a Lagazuoi, Monte Paterno, Tofana di Rozes e Cellon. Al termine della guerra in questi luoghi, dove era stato versato tanto sangue, prevalse il silenzio; gli italiani, usciti vincitori dalla guerra, iniziarono a costruire enormi mausolei e monumenti ai caduti e adibirono, infine, i campi in cui si erano consumate le più aspre battaglie alpine a "Zona militare monumentale", una zona consacrata, simile ad un museo all'aperto con un itinerario didattico che insegue resti e rovine etichettate. Negli anni '30 iniziò un epoca importante nella costruzione delle ferrate,quando la Società Alpinistica Trentina del Cai rese più semplici, per mezzo di attrezzature artificiali, e più brevi le lunghissime e complicate salite agli itinerari del Brenta, frequentati da molti escursionisti. Il primo di questi itinerari, la famosa via delle Bocchette, corre completamente attraverso orli naturali e collega, superando valichi, cresta e canaloni, i due rifugi più importanti senza tuttavia toccare una vetta. Dopo la seconda guerra mondiale la rete di itinerari si sviluppò a tal punto che oggi, di sentiero in sentiero, si può attraversare tutto il Brenta da nord a sud. Su questa trasversale ineguagliabile dal punto di vista paesaggistico fino ad oggi, secondo un proposito iniziale non sono stati attrezzati sentieri che conducono alla vetta; il Brenta è tuttavia la quintessenza del paradiso dell'alpinismo. Dopo la seconda guerra mondiale però si risveglio l'interesse per l'alpinismo divenendo quasi prioritaria l'escursione sulle ex linee del fronte della Grande Guerra. Quasi mezzo secolo era trascorso sulle sue rovine,i solidi bastioni erano diventati ruderi e macerie,i reticolati arrugginiti,le baracche a pezzi. Molti dei sentieri di una volta erano già rovinati completamente mentre di altri invece rimanevano ancora resti pericolosi. Oggi ci si rende conto che in nessun altro luogo è possibile rivivere in maniera così sensibile l'orrore di questa guerra svoltasi solo sporadicamente sulle alte vette alpine;tutt'oggi sui sentieri di guerra ripristinati con nuove tecniche ci si può imbattere su resti talvolta ancora intatti. Il tenente fuori servizio Walther Schaumann,di Vienna,si è assunto il compito,nel frattempo portato a termine,di ricercare tutti i vecchi sentieri del fronte e i teatri di guerra per pubblicare poi una serie completa di guide con foto storiche e documenti. Già alla fine degli anni '50 egli si propose,insieme ad un gruppo ristretto di appassionati di montagna,di rendere nuovamente agevoli i vecchi sentieri del fronte ripristinando e costruendo viottoli,rifugi e bivacchi. La costruzione di nuovi sentieri dopo la seconda guerra mondiale ebbe un timido e lento inizio:la Via Ferrata degli Alleghesi che attraversa la cresta nord del Civetta,venne costruita dal 1949 al 1966!!.I decenni successivi portano invece un inatteso incremento anche del "turismo alpino" che motivò la costruzione di molte nuove ferrate. Parecchi gestori di rifugi e di funivie cercarono con successo "i clienti"per il loro"sentierino".In molte zone sorsero "Paradisi d'alpinismo"come ad esempio nello Stubai. Nell'ultimo periodo,quello attuale,si osserva un nuovo fenomeno:perché una via ferrata venga frequentata essa non deve necessariamente includere il raggiungimento di una vetta difficile,in molti casi viene considerata fine a se stessa:l'obiettivo è il percorso non la vetta. Un primo esempio di questo fenomeno ci viene dato dalla frequentatissima Via Ferrata sul Monte Albano presso Mori. Alcuni percorsi molto ripidi potrebbero essere definiti di "arrampicata sportiva"simili,in un certo senso,alle palestre di roccia; nel frattempo,infatti,vicino ad alcuni rifugi,accanto agli itinerari classici,sono stati costruiti dei sentieri appositamente creati per esercitazioni d'alpinismo come ad esempio vicino al rifugio Innsbruck nello Stubai. In seguito a questo sviluppo è stato poi attrezzato anche il V°grado naturalmente senza scale e privo quasi totalmente di appoggi artificiali. A tal proposito una curiosità:il passaggio ferrata finora ritenuto il più difficile dal punto di vista tecnico è il pilastro alto 110mt della seconda sezione del Sentiero Kaiser Max presso Zierl assicurato soltanto con una corda tesa senza la quale sarebbe una parete completamente liscia!!.Sulle Alpi Orientali le vie ferrate sono diventate un robusto ramo dell'"albero genealogico"dell'alpinismo;anche i negozi sportivi e gli editore si son ben presto resi conto dei vantaggi che possono trarre da questa attività. Di questa breve storia dei sentieri attrezzati fanno parte,purtroppo,anche taluni,seppur rari,eventi negativi:nell'agosto 1969 una donna di 43 anni che percorreva il Sentiero Amici della Natura,assicurato con corde d'acciaio,morì in seguito ad una caduta a causa di una corda difettosa che si strappò. Il tribunale di Wels condannò l'associazione "amici della natura" al risarcimento. La corte d'appello di Linz confermò il verdetto in ultima istanza. Quando alla fine degli anni '80 sul sentiero della Cima dell'Uomo a nord del passo di San Pellegrino,assicurato in modo pessimo,morirono due scalatori tedeschi,quest'ultimo  venne definitivamente smantellato. Negli anni 1987'88'89 il sentiero Mindelheim sulle Alpi dell'Algovia venne per tre volte danneggiato seriamente da uno o più sabotatori. Il numero degli amanti delle vie ferrate cresce di continuo. Gli incidenti sui sentieri sono veramente rari e sono quasi del tutto assenti sulle vie ferrate sportive estreme ma brevi. Il piacere e la gioia che ogni anno innumerevoli scalatori provano su queste vie,è un dato di fatto.