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Caratteristiche

  • Salita in generale molto difficile fino al bivio per la vetta; qualche breve passaggio un po’ più impegnativo (ma non estremo) subito dopo. La discesa è tecnicamente molto più semplice ma il tutto è appesantito dalla lunghezza del percorso, che costituisce senz’altro l’elemento di maggior difficoltà della via.
  • Salita in condizioni medie:
    - da Passo Duran al rifugio Carestiato: 45’
    - dal rifugio Carestiato alla Cresta delle Masenade: 3.30-4.00h
    - dalla Cresta delle Masenade alla sella alta (bivio per la cima): 1.00 h
    - dalla sella alta alla Cima Molazza Sud: 30’
    Totale per la salita da Passo Duran alla Cima: 5.30-7.00h a seconda delle condizioni
    Discesa:
    - dalla Vetta alla sella alta: 25’
    - dalla sella alta al bivacco Ghedini-Molazza: 45’
    - dal bivacco al piede del Van delle Nevere: 1.30 h
    - dal piede del ghiaione al rifugio Carestiato: 30’
    - dal rifugio Carestiato a Passo Duran: 35’
    Totale per la discesa: 4.00-4.30h a seconda delle condizioni,e delle energie residue.
    Tempo complessivo con partenza e ritorno da Passo Duran: 9.30-11.30h
  • 1300m in salita ed altrettanti in discesa.
  • - rifugio Tomè 
    - rifugio San Sebastiano 
    - rifugio Bruto Carestiato 
    - bivacco Grisetti  
    - bivacco Moiazza
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Media valutazioni

Difficoltà tecniche 4.1
Esposizione 3.7
Varietà passaggi 4.7
Impegno fisico 5
Interesse paesaggistico 4.3
Numero votazioni 41
VALUTAZIONE DELLA FERRATA GOOGLE.MAPS

Via Ferrata  G. COSTANTINI -2a parte-

CIMA MOIAZZA SUD

segnalata da FABIO TREVISANI & CLAUDIO MAGRI - settembre 2011

DISCESA

Per continuare l'escursione è necessario ripercorrere a ritroso la salita alla cima tornando così al bivio (Sella Alta). Attenzione all’esposizione  ed all’ultimo liscio traverso prima del bivio, giunti al quale si prosegue verso la nostra destra, aggirando inizialmente una roccia sporgente  e cominciando a scendere in direzione della maestosa cengia Angelini segnalata con cartello  e bolli rossi. Si prosegue ora lungamente sulla cengia  , inizialmente ghiaiosa e relativamente tranquilla , poi più stretta ed esposta ma attrezzata  fino ad un primo bel punto panoramico , da dove è già possibile osservare buona parte del proseguimento della cengia  fino al successivo balcone panoramico . Se il tempo è favorevole e la vista può spaziare, questo tratto, anche se relativamente breve, è probabilmente uno dei più spettacolari dell’intero percorso per la conformazione della cengia, peraltro senza alcun passaggio tecnico o fisicamente impegnativo  . Vale quindi la pena di prendersela comoda (almeno qui!) e di godere appieno del cammino strepitoso che ci aspetta. La cengia prosegue in leggera discesa , e seguendo il suo andamento  si aggirano alcuni spigoli. Una sosta è consigliata per osservare tutto il suo sviluppo successivo   fino al suo punto finale. Percorrerla è un vero piacere   , fino alla fine   . L’esposizione è veramente notevole    ma ciò non fa altro che aumentare la spettacolarità del percorso, sicuramente paragonabile a quello delle più celebri cenge delle Dolomiti di Brenta. Dal balcone panoramico splendida vista sia sul percorso fatto  sia sulla Civetta col van delle Sasse  ben visibile anche il bivacco Ghedini-Moiazza , posto presso la Forcella delle Nevere -2601m, che raggiungiamo in una ventina di minuti dapprima ancora su cenge , poi sul ghiaione del Van delle Nevere (2670m - cartello), un po’ scomodo e friabile  , ed infine con un breve tratto di comodo sentiero pietroso . Simpatico il bivacco , con ampia vista sulla vetta della Moiazza Sud  e sulla Civetta . Vale ora la pena di ristorarsi perché il percorso di ritorno è ancora lungo, e chi non avvertisse già la stanchezza, comincerà a farlo molto presto: con 7-8 ore di cammino nelle gambe, la via attrezzata che ci aspetta ci darà il colpo di grazia. A pochi metri dal bivacco cominciano nuovamente le corde fisse  che scendono nel canalone del Van del Cantoni  ma dopo pochi metri di discesa proseguono inaspettatamente traversando per un centinaio di metri in lieve salita , in direzione sud-est sotto la cima delle Nevere. Il fondo valle non sembra lontano perché appare proprio “lì sotto” : in realtà le cose stanno diversamente, come presto constateremo sulla nostra pelle. La discesa prosegue infatti lungamente su terreno misto tra salti rocciosi attrezzati   , sentiero tra ghiaioni   e singolari rocce levigate  , sempre con splendida vista sulle crode dolomitiche circostanti  . La fine dei tratti attrezzati non è segnalata ma ugualmente si intuisce che in fondo al ghiaione (intorno a quota 2100m - ) è possibile togliere finalmente l’imbracatura: il sentiero costeggia un piccolo canalone secondario deviando progressivamente verso sinistra in direzione dei verdi mughi sottostanti tra i quali già si intravede il sentiero n. 554 (cartelli) che a breve incrocia l'alta via delle Dolomiti n.1 (circa 1.30h dal bivacco) da dove è possibile dare un’occhiata all’itinerario di discesa  ed a quello restante per raggiungere il rifugio Carestiato . Siamo intorno a quota 1790mt, e muovendoci ora con leggero saliscendi in direzione est, con bella vista dolomitica , in circa 40' raggiungiamo il rifugio Carestiato  . Infine, per il percorso già fatto la mattina si scende , incontrando poco sotto una provvidenziale fontana ristoratrice ), arrivando così a passo Duran in circa 40’: davanti a noi si staglia ora la Catena di San Sebastiano  illuminata dal sole.

CONSIDERAZIONI

Spesso si utilizza il rifugio Carestiato come punto  di pernottamento la sera prima della ferrata, risparmiando il viaggio in auto, oltre alla prima ora di cammino. La Costantini è spesso denominata “la super-ferrata” ed è frequentemente considerata la più difficile delle Dolomiti per una serie di elementi, tutti davvero rilevanti: durata, impegno fisico, lunghezza, esposizione. Spesso viene anche descritta come molto impegnativa dal punto di vista tecnico: in realtà, invece, non si trovano mai passaggi eccessivamente impegnativi; quantomeno, nulla di paragonabile alle ferrate tipo Zucco Pesciola o Gamma 2 della zona di Lecco, per chi le conoscesse. Basti dire che su tutto il percorso non è nemmeno necessario utilizzare un rinvio per far riposare le braccia, come invece può essere utile su altre ferrate (per es. la Piazzetta). Soprattutto, non è praticamente mai necessario sollevarsi di peso a forza di braccia, perché anche nei passaggi più tecnici, cercando con un po’ di pazienza, si trovano sempre gli appoggi per la punta degli scarponi, evitando quindi di sollecitare troppo gli arti superiori. Il celebre traverso, a suo tempo considerato come il punto-chiave, ora non è più un problema, mentre i tratti più impegnativi sono quelli finali prima della vetta. La discesa non è tecnicamente impegnativa ma è comunque lunga e bisogna prestare attenzione ad evitare passi falsi per la fatica accumulata. L’impegno fisico complessivo è infatti rilevante, perché in condizioni normali, con le pause necessarie (ma senza esagerare), per il giro completo da Passo Duran si possono impiegare 10-11 ore, di cui almeno 7-8 in ferrata, anche se non tutti accompagnati dal cavo. Bisogna quindi essere ben allenati, anche perché, fatta eccezione per la prima via di fuga, la stessa discesa dalla Cresta delle Masenade per il bivacco Grisetti richiede grossomodo i medesimi tempi complessivi. Pare superfluo ricordare che l’escursione va affrontata solo con tempo assolutamente stabile, sia per evitare tratti di roccia umida, sia per evitare pioggia e temporali (soprattutto!) sia per godere dello splendido panorama su tutti i fronti. Il periodo di fine estate ed inizio autunno (fine settembre), quando l’abbiamo percorsa noi, con cielo eccezionalmente terso e temperature ideali, è probabilmente il periodo più adatto, anche perché la faticaccia che si fa non merita di essere ripagata con una giornata nebbiosa…. Splendido (e indispensabile) partire all’alba, con il sole che progressivamente sale illuminando le Dolomiti. Utile portare una buona scorta di acqua, anche se pesa, perché una volta lasciato il rifugio Carestiato non vi è più possibilità di recuperare acqua potabile. Infine una breve nota (ovvia): in caso di presenza di tratti umidi, bagnati o con neve, l’impegno rischia di aumentare notevolmente, insieme ai tempi di percorrenza qui indicati. In caso di dubbio è sicuramente meglio telefonare al rifugio od alle guide alpine per conoscere le condizioni del tracciato prima della partenza.

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Commenti   

+1 #49 Oberdan Gavagna 2018-07-10 11:11
Fatta 30 anni fa. Esattamente come descritta. Fatta in Agosto, la discesa in pieno sole e senza un filo d'aria è stata tostissima, per il caldo, la sete, la stanchezza, le risalite non preventivate e la roccia liscia. Ricordo che all'epoca l'unico punto dove trovammo acqua, che sgorgava a gocce, era in una rientranza della cengia Angelini, se non ricordo male.Ciao e grazie
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+5 #48 Valentino 2017-01-06 19:45
Percorsa il 09/09/2016 in giornata, partendo da Vicenza: arrivo a Passo Duran ore 7.00, Carestiato ore 8.00, ferrata lungo tutto il giorno compresa Cima Moiazza. Come lunghezza e difficoltà, mi ha ricordato la ferrata eterna Brigata Cadore sul Serauta. Rientro al Carestiato alle 19.00 e al passo alle ore 20.00. Memorabile: chi l'ha fatta al completo, può ben dire che è la più tosta delle Dolomiti. Il rientro dal bivacco Grisetti è effettivamente estenuante. Vanno valutati molto bene i tempi: scegliendo di tornare per la via Angelini e il bivacco Grisetti, oltre al tempo ci vuole forza e resistenza fino alla fine. Bellissima in ogni caso!
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0 #47 Davide e Martina 2016-10-14 12:43
Percorsa il 13/10/2016 Percorsa la Costantini Est (andata) fino a forcella Masenade, poi ritirata per la stessa via causa neve, impossibilità di seguire la traccia e maltempo. Partenza da passo Duran ore 6 e rientro al buio ore 19:40.
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-3 #46 Maurizio Ceol 2016-09-02 20:33
Percorsa il 08/2016 in solitaria , giornata favolosa ( indispensabile vista la lunghezza del percorso) ferrata non particolarmente difficile ,il passaggio chiave non è niente di più che in tante altre ferrate ,cosi come al bivio per la cima ,un traverso non difficile se non per il fatto che le gambe e le braccia incominciano a perdere un po' di colpi,la cresta prima della cima leggermente esposta solo in un punto ma facile da passare ,sulla vetta della Moiazza vedi il mondo...e non vorresti più scendere, dalla cima si può vedere il sottostante Van delle Nevere con il bivacco Ghedini punto di partenza della discesa finale ,non cosi lunga come più volte descritto ,dalla cima si può anche scorgere l'inizio della cengia Angelini molto spettacolare il suo attraversamnto . In sintesi bisogna farla perché merita basta solo avere un buon allenamento 8/9 ore dal Passo Duran ,per i meno allenati 10/11 ore ( portarsi liquidi e sali minerali anti crampi) Buona montagna
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+2 #45 Zandonella Sara 2015-01-23 00:00
Percorsa il 16/8/2013 Una ferrata semplicemente spettacolare sia per la varietà di passaggi sia per l'ambiente semiselvaggio in cui si trova. Consiglio vivamente di arrivare alla cima perché il tratto non è poi così difficile,anche se la stanchezza si fa davvero sentire,perché la vetta ripaga di tutta la fatica. Nell'ultimo tratto prima di arrivare al bivacco abbiamo trovato ancora un po'di neve,ma il sentiero è comunque percorribile. Davvero massacrante la discesa.
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0 #44 Federico Marchesi 2015-01-23 00:00
Percorsa il 30/07/2013 Splendida e massacrante, soprattutto per la discesa dal bivacco. nulla di impossibile dal punto di vista tecnico (anche se sono frequenti traversi ove usare accuratamente piede e bicipite). Roccia comunque ottima in salita. Passaggio più impegnativo: traverso iniziale salita alla vetta. Passaggio più spettacolare: cengia Angelini. Lunghi tratti non assicurati (alcuni assai esposti) e rischio neve nel tratto cresta Angelini bivacco (a me è costato 1 ora abbondante di perdita di tempo, e senza piccozza e 25 m di corda sarei tornato indietro). Il punto dolente è la via crucis della discesa dopo il bivacco, massacrante, infinita, e date le condizioni fisiche estremamente pericolosa ( le gambe cedono e la caduta è un rischio reale). Ho impiegato 12 ore, includendo due soste di 25 minuti, e per la salita in vetta mi sono bastate 5.45 ore. È la discesa che può allungare i tempi in maniera imprevedibile, anche perché è assurdo rinunciare alle soste. Non escludete la possibilità di metterci anche 13-14 h, quindi partenza all'alba tassativa, soprattutto a settembre!
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+1 #43 Maurizio Felici 2015-01-23 00:00
Percorsa il 14/07/2013, oggi ho percorso la ferrata Costantini. Lungo la discesa dalla cengia Angelini è presente ancora molta neve. Il canale per raggiungere la cengia vera e propria è ricoperto da un nevaio con pendeza di 40 o 50 gradi, la neve è fradicia. personalmente ho preferito scendere arrampicando fino al termine del nevaio per poi risalire il lato destro del canale fino a riprendere la cengia. Quindi sconsiglio di affrontare la ferrata privi di scarponi picozza e ramponi.
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+1 #42 Stefano Corso 2015-01-23 00:00
Percorsa il 15/09/2012 ferrata stupenda, rifatta un anno dopo la spalla lussata,da percorrere con bel tempo per godere del panorama e con preparazione adeguata non per principianti,la gengia Angelini è sempre più franoso quindi attenzione a dove si mettono i piedi sicuramente la rifarò anche quest'anno.
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-1 #41 Cristiano Ciuffi 2015-01-23 00:00
Percorsa il 05/09/2012 Che dire .. o sei giovane e fresco o sei fisicamente allenato, altrimenti fai altro :). Credo la più lunga mai fatta. Tecnicamente nulla di particolare, Il famoso traverso da fare in progressione rapida non e' niente di che preoccuparsi anche per il fatto che sei a 2 metri da terra (zero esposizione), perciò mentalmente rilassato. Invece la lunghezza e la risalita del canalone di "scogli" verso la fine, non sottovalutateli, in visione di una lunga , se pur appagante, discesa. 9 max 10 ore complessive allenati e con BUON passo
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0 #40 Maurizio Celli 2015-01-23 00:00
Percorsa il 10 agosto. Via ferrata unica. Il famoso traverso non è più un problema ora che hanno aggiunto delle tacche. I tratti più duri sono subito prima della deviazione per la cima e, soprattutto, il tratto iniziale della salita a cima Moiazza. Attenzione alla lunghezza dell'intero percorso. Nel complesso, comunque, ferrata bellissima
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