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Caratteristiche
- Moderatamente difficile. Qualche passaggio che richiede maggior attenzione in discesa nella prima sezione della Via e durante la lunga traversata centrale.
- - avvicinamento al sentiero delle Aquile 10'
- sentiero attrezzato delle Aquile 20'
- Via ferrata 1.30-2.00h ca.
- ritorno impianti 20'
- NB. attacco diretto Via ferrata dagli impianti 10' - - sentiero attrezzato 100mt
- Via ferrata 250mt - - rifugio La Roda
- stazione a monte impianti risalita - 0461 585869
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Via Ferrata delle AQUILE
DENTE di CORNO
BY - VIEFERRATE.IT - 2016
Recente Via ferrata dedicata a Carlo Alberto Banal e che permette un ampia visuale che "abbraccia" idealmente le Valli dell'Adige e dei Laghi là dove la cima della Paganella -La Roda- offre da sempre un grandioso panorama verso le Dolomiti di Brenta . La Via in questione rappresenta un prolungamento ben più tecnico ed impegnativo del già preesistente ed ora recuperato sentiero attrezzato delle Aquile, ciò nonostante i 2 itinerari possono anche essere percorsi separatamente.
PERCORSO STRADALE
Si raggiunge Andalo-Tn e si parcheggia nei pressi degli impianti sciistici. Utilizzando i 2 tronconi degli impianti di risalita (telecabina Andalo-Doss Pela e seggiovia Albi de Mez-Cima Paganella) si raggiunge la località Paganella la Roda ovvero la vetta più alta - 2125mt. Naturalmente in alternativa agli impianti è possibile salire sempre da Andalo tramite sentiero n.604 oppure, parcheggiando in località Santel poco a monte di Fai della Paganella sulla SP 64, salire per il sentiero 602 - 2.00h.
AVVICINAMENTO
Dalla stazione di arrivo degli impianti alla vetta si nota subito, oltre alla cartellonistica che in modo un pò troppo semplicistico mostra il percorso con relative varianti , una prima indicazione riguardante il sentiero delle Aquile invita a scendere in direzione della zona caratterizzata da un incredibile quanto inguardabile quantità di ripetitori seguendo la strada sterrata fino ad una successiva indicazione presso la quale si lascia la strada per seguire un sentiero nei mughi dove è consigliabile indossare addirittura casco ed imbrago visto che il sentiero si presenta a tratti attrezzato con qualche passaggio più esposto. A sinistra fà bella mostra di sè la paretona rocciosa del Dente di Corno lungo la quale si sviluppa la Via ferrata. Si scende percorrendo alcuni gradoni in legno, assicurati al cavo , mentre 2 staffe metalliche aiutano a superare un tratto su terriccio franoso , si raggiunge una caratteristica cengia lungo la quale giunti nei pressi della "Campana dei Sogni" si trova l'arco naturale di roccia detto "Arco di Tito" ed in leggera salita si arriva nei pressi di una grotta con sorgente denominata "Fontana della Giovinezza" . Da qui il sentiero prosegue ancora per alcuni minuti senza particolari passaggi esposti terminando in una zona prativa dove un bivio ben segnalato indica la possibilità di proseguire per semplice sentiero tra mughi oppure affrontare la nuova Via ferrata ed in questo caso è fondamentale procedere nella direzione indicata .
LA FERRATA
La Via inizia con una lunga discesa dapprima all'interno del canalone Battisti dove bisogna solo discendere alcuni gradoni attrezzati poi si aggira la paretona attraverso una lunga cengia . Quest'ultima si sviluppa su livelli diversi che si raggiungo scendendo alcune facili roccette riducendosi poi a semplice sentiero , sempre attrezzato, in corrispondenza del tratto denominato "Antro delle Pegore" . Si passa attraverso un arco di roccia , si discendo alcune roccette , si percorre una breve cengetta semierbosa arrivando all'attacco di un traverso denominato "Traversata degli Angeli" che in elevata e sostenuta esposizione aggira uno spigolo che, opportunamente attrezzato con una serie di staffe , richiede una certa trazione sulla braccia in quanto un pò strampiombante . In uscita da questa traversata si scende lungo alcuni metri verticali ma con roccia ben appigliata e la presenza di una cambra raggiungendo una comoda cengia dove è possibile eventualmente sostare prima di iniziare una nuova discesa stavolta un pò più lunga ed ostica delle precedenti, non difficile, ma neppure banale dove abbondano comunque staffe artificiali. Si scende, inizialmente valutando bene dove appoggiare i piedi , a breve si raggiunge una prima serie di staffe che conducono nei pressi di un piccolo pulpito dal quale la discesa riprende tramite una seconda serie di staffe che permettono di superare una placchetta levigata ed esposta . Da quest'ultima discesa verticale si esce a destra in breve traversata portandosi nei pressi di un "tetto" roccioso strapiombante denominato "Conca d'Oro" dal colore visibilmente giallastro della roccia e si inizia una lunga traversata che con ampio raggio aggira la paretona alternando tratti con caratteristiche di comoda cengia ad altri invece particolarmente esposti e che richiedono attenzione ed una certa resistenza nelle braccia non tanto per l'intensità di qualche singolo passaggio, comunque a tratti un pò strapiombanti, quanto invece per la prolungata percorrenza di questo tratto. Si inzia allora la traversata con una esposizione ancora contenuta su fondo misto terriccio , poi ci si cala leggermente trovando una piccola cengia ed ora invece in sostenuta esposizione si aggira uno spigolo ritrovandovi, oltre, una lunga cengia con roccia piuttosto frastagliata e buoni appoggi per i piedi eccetto un brevissimo passaggio in aderenza in corrispondenza della targa metallica ove è incisa la denominazione di questo tratto ovvero "Cengia Terlago" . La traversata prosegue ancora per qualche decina di metri , qualche passaggio piuttosto esposto ma senza particolari difficoltà , mentre più in basso continuano a far bella mostra di sè la Valle dei Laghi parallelamente alla Val d'Adige . Dopo una discesa iniziale ed il successivo lungo traverso eccoci ora al primo dei 2 ponti sospesi presenti . Poche roccette permettono di calarsi all'attacco del ponte, piuttosto breve e con funi tese , caratterizzato da pedaline metalliche per i piedi , mentre in uscita si è agevolati dalla presenza di alcune cambre metalliche . Un breve e semplice tratto in orizzontale conduce alla base di uno sperone roccioso con roccia particolarmente levigata ma con la presenza di alcuni utilissimi appoggi naturali per i piedi dal quale si esce rapidamente presso un pulpito panoramico "Dos de la Merenda" . In ripartenza dopo una eventuale sosta è necessario scegliere se superare il secondo ponte , molto simile al primo forse poco più lungo , oppure evitarlo ridiscendendo parzialmente il lato opposto dello sperone roccioso appena salito, tramite alcune facili roccette fino ad un selletta da dove si risale su terreno franoso ricongiungendosi così con chi eventualmente ha percorso invece il ponte . Qualunque sia stata la scelta fra le 2 alternative si ritorna ora ad un unico percorso dove lungo un semplice sentiero si trova il libro di Via benchè quest'ultima non sia ancora affatto giunta alla fine. Un ultimo sguardo al ponte con la sottostante selletta e ci si porta alla base del lungo spigolo finale estremamente arioso e sicuramente bello dal punto di vista estetico. La base è piuttosto larga ed oltre ai vari appoggi della roccia anche un maniglione metallico ne agevola la partenza ; si sale utilizzando anche alcuni appigli di roccia fino ad una fascia erbosa dalla quale lo spigolo prosegue diventando progressivamente più affilato. Una serie di staffe metalliche ne semplifica notevolmente la salita , una targa ricorda che siamo lungo lo "Spigolo del Vento" , si continua trovando un alternzanza di staffe avendo comunque possibilità di sostare presso alcuni comodi pulpiti panoramici fino alla parte sommitale dove con alcuni gradoni rocciosi lo spigolo "piega" diminuendo la verticalità terminando presso il "Trono dell'Aquila" che coincide anche con la fine della Via ferrata.
RITORNO
Quella che generalmente è una discesa in questo caso è un ritorno in salita. Pochi passi ed una segnaletica indica la doppia possibilità di ritorno verso la vetta della Paganella e quindi agli impianti di risalita. A destra, un pò più lungo, il sentiero botanico che entra nella vegetazione mentre a sinistra il sentiero più diretto che passando per il grande tabellone incontrato all'attacco della ferrata prosegue poi per ripidi prati raggiungendo rapidamente la stazione a monte in circa 20'. Arrivando così alla stazione a monte degli impianti si evidenzia la possibilità di percorrere in un altra occasione direttamente la sola Via ferrata senza percorrere prima il sentiero attrezzato delle Aquile comunque breve ed interessante.
CONSIDERAZIONI
Una ferrata piuttosto originale come caratteristiche di sviluppo in quanto composta fondamentalmente da una lunga discesa iniziale poi un lunghissimo traverso centrale ed una risalita nettamente verticale finale. L'avviso, presso il cartellone iniziale, di percorrere la Via obbligatoriamente nel senso indicato ovvero antiorario deve essere assolutamente rispettato in quanto sarebbe davvero problematico un incrocio di gruppi escursionistici in alcuni tratti del lungo traverso. Inoltre anche lo spigolo finale potrebbe creare fastidi se percorso invece in discesa. Il percorso consigliato è comprensivo del breve sentiero attrezzato "delle Aquile" ma, nonostante al momento non sia presente l'indicazione, è possibile, scesi dall'ultimo impianto di risalita, scendere immediatamente a sinistra per gli evidenti prati e raggiungere in pochi minuti l'attacco della sola Via ferrata.
Commenti
Da alpinista (ancora giovane nello spirito) devo dire che avevo perso questa evoluzione della ferrata da percorso attrezzato per andare da A a B dove il cavo era di aiuto e sicurezza a puro divertimento fisico dove sul cavo ti devi tirare su, e vabbe' stile moderno. Ho notato con sorpresa (mancavo dai monti +10 anni) che adesso si usano imbraghi bassi anche in ferrata - pericolosissimo, quello e' male, chi arrampica a forza di volare in falesia sa tenersi dritto se cade, chi fa ferrate no.
Simpatico anche il "battito d'ali"(mi pare si chiami) una bella pendolata per passare dalla linea principale ad un'altra,che poi si ricongiungono (p.s.il moschetto presente nel pendolo è bloccato forse dall'ossido quindi bisogna averne uno proprio)
peccato anche non aver provato la scala a chiocciola visto che era completamente intasata comunque esperienza positiva.
Nota finale: ferrata molto varia ed esposta, il tempo di percorrenza è molto dipendente dal numero di persone che si incontrano sul percorso.
Successivamente durante i traversi vi sono alcuni brevissimi tratti che richiedono un impegno di braccia. E' particolarmente esposta e sottolineo particolarmente, quindi da evitare per chi soffre di questo problema. Molto suggestivi i due ponti tibetani. Nel tratto finale in cui si risale vi sono due varianti, una variante con scala elicoidale molto alta (che i cartelli definiscono "estrema"), e una tradizionale battezzata "Spigolo del Vento". Noi abbiamo percorso la seconda.
Fermandosi a fare diverse foto abbiamo impiegato 2h40'. Da un punto di vista paesaggistico una delle più belle che abbiamo fatto.
Nota per la variante estrema finale: le scale elicoidali (da acropark!), con calma, si fanno ma costano molta fatica di gambe, braccia e testa e all'uscita c'è un passaggio verticale veramente brutto... valutate bene le forze che avete, potrebbe non valere la pena fare questa deviazione.
In definitiva meglio di quello che mi aspettassi completandola con questa variante. Da fare sicuramente!
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