Nelle Dolomiti di Sesto, in particolare in agosto, le chiassose comitive dei turisti si sprecano.
Basta però allontanarsi di poco dalle direttrici classiche (leggasi Tre Cime di Lavaredo), per ridurre drasticamente la presenza umana.
Se poi si decidono mete in cui gli unici punti di appoggio sono i fondovalle, ecco che può capitare di passare ore ed ore senza incontrare nessuno, nonostante sia il ponte di Ferragosto.
Decido di giocarmi il bonus annuale della 2 gg il 16/8.
Il percorso l'avevo deciso qualche settimana prima, in vacanza in zona con la famiglia, durante una breve escursione al Rifugio Tre Scarperi nell'amena Val Campodidentro.
Parto con l'immancabile Cino dalla Val di Landro, qualche km dopo il lago andando verso Dobbiaco, in direzione Forcella del Lago per il Fosso Mesule.
Siamo a 1300 mt, sono le 9 di mattina ma fa caldo, almeno finchè il sentiero si inerpica ripidamente nel bosco.
Si risale il solco prima sulla sx e poi sulla sx, finche a 1800 mt circa si raggiunge il crinale scavalcandolo e passando quindi nel solco del Rigolo del Canile, pur mantenendosi notevolmente al di sopra del fondo
Dopo due ore e mezza di cammino arriviamo alla bellissima radura che racchiude l'altrettanto incantevole Lago Malga di Mezzo
La nostra valle è chiusa a sx dagli spalti della Cima Piatta Alta
mentre a dx si apre verso l'Alpe delle Pecore
Ora vediamo bene il percorso che porta alla Forcella del Lago
Risaliamo la pietraia/ghiaione con un buon sentiero e siamo alla Forcella del Lago: il panorama si apre al di sopra del Toal Erto
da cui scenderemo, verso gran parte delle cime più alte delle Dolomiti di Sesto.
Sosta pranzo e poi si parte verso la Cima Piatta Alta.
Nella salita mi accompagna una ragazza incrociata sulla Forcella (poi scoprirò - il mondo è veramente piccolo - che gioca a calcio a 5 a 300 mt da casa mia), mentre il Cino ci abbandona causa crampi e ci aspetta in Forcella.
La salita, segnalata con bolli biancorossi, inizia con una cengia parzialmente assicurata ed esposta in alcuni posti, poi risale un canale (1+ solido) ed infine prosegue facilmente su lastrioni e sfasciumi lungo il caratteristico crinale sommitale.
In un'ora dalla forcella siamo in vetta.
Già da qua il panorama è da sogno,
ma decidiamo di continuare verso la vicina vetta della Croda dei Baranci
Scendiamo per qualche decina di metri nella sella tra le due cime e poi risaliamo l'esile ed esposta cresta.
Alcuni passaggi ed un esile cengia sono assicurati, come pure il bel camino finale.
Qua l'orizzonte spazia a 360°!
Tre Cime
Cristallo
Croda Rossa d'Ampezzo
Cime Ganda
Rocca dei Baranci (l'anno prossimo spero)
qui con in primo piano le Cime Pra Brusà
La vicina Cima Piatta Alta con sullo sfondo ancora le Tre Cime
In basso, verso la Forcella dei Baranci, uno splendido laghetto, credo senza nome
Ritorniamo sui nostri passi a malincuore e dalla Forcella del Lago scendiamo verso il Toal Erto,
anche se lo sguardo continua a cercare nuovi scorci, verso la forcella delle Cime Piatte (sullo sfondo la Rocca dei Baranci)
o a ritroso verso la Forcella del Lago con a dx la Cima Piatta Alta, della quale si vede la via di salita per la cengia in leggere salita ed il sucessivo scuro canalone
Tralasciando deviazioni varie, scendiamo a pernottare nell'accogliente Rifugio Tre Scarperi.
L'indomani si riparte seguendo a ritroso l'itinerario del giorno precedente, ma solo per poco.
Dopo 15 minuti prendiamo il sentiero nr. 8, lungo la Val Pra Brusà
in direzione della Forcella dei Baranci
Anche da questa forcella gli scorci non sono niente male
Cime Ganda e Cima Nove di Dobbiaco
Scendiamo poi per la Val dei Baranci
che ci depositerà circa 1 km a nord di dove avevamo lasciato l'auto il giorno prima.
Nel complesso un bellissimo giro, in ambiente aspro e selvaggio: nel secondo giorno non abbiamo incontrato anima viva.
Inizialmente avevo pensato ad un giro un po' diverso, che prevedeva nel 1° giorno l'attraversamento in quota da Forcella del Lago a Forcella dei Baranci per il sentiero Casara ed il 2° giorno l'attraversamento sempre in quota da Forcella del Lago al Passo Grande dei Rondoi per il sentiero Dulfer, entrambi non segnalati (tracce ed ometti, vedi guida Beltrame).
I crampi di Cino, il già notevole dislivello fatto e su consiglio di alcuni escursionisti incontrati il 1° giorno (rischio notevole di caduta sassi, specie lungo l'attraversamento sotto le pareti delle Cime Bulla) mi hanno covinto a rinunciare ed a rimanere sui sentieri battuti.