Era dal giorno del mio Viaggio lungo il crinale del Monte Alto all'Alpe di Succiso, che mi ronzava in testa questo Gendarme della Nuda (o Tecchia di Rometo, come veniva chiamato una volta).
Allora avevo ammirato, di fronte e da lontano, le pareti rocciose del monte Scalocchio, del Gendarme e del crinale che culmina nel monte Nuda.
Zona interessante, mi ero detto, e mi ero preso un appunto mentale di andarci, prima o poi.
Ma il mio cassetto dei sogni è sempre assai pieno. Così l'occasione di fare la conoscenza con il Gendarme della Nuda, arriva dopo un intero anno e in una giornata con previsioni meteo discrete ma con molti dubbi di peggioramento nel pomeriggio.
Però a volte bisogna anche crederci. Complici una partenza a un orario incivile e il fatto che il confine della perturbazione è pressappoco all'altezza di Modena, pur essendo partito con un cielo coperto che invitava più alla cova nel letto che a mettere lo zaino in macchina e questa a sua volta in strada, arrivo a Cerreto Laghi con un bell'azzurro terso.
Sono perfettamente attrezzato per la battaglia che non devo sostenere: guscio, carburante di riserva, 2 litri di prezioso liquido trasparente, utensili di emergenza e infine imbrago, casco e set da ferrata omologato (...si vocifera che la salita al Gendarme sia attrezzata, meglio non farsi trovare impreparati).
Appesi fuori dallo zaino, una coppia di bastoncini da escursionismo che mi porto sempre appresso, anche quando arrampico. Li porto per i dolori alle ginocchia, ma non per usarli, che non li adopero mai e non so nemmeno come si aprono. Mi servono per non avere i dolori. Loro sono contenti, si fanno un viaggio a scrocco godendosi il panorama. E io sono anche più contento, che non mi fanno male le ginocchia.
L'approccio è fin da subito quello più semplice.
Voglio assolutamente salire dal sentiero 94 invece che dal "famoso" e comodo doppiozero GEA, che sarebbe invece il percorso "ufficiale" del crinale Tosco-Emiliano.
Sarà perchè è poco conosciuto, quindi probabilmente inerbato e difficile da seguire. Sarà perchè promette tratti belli ripidi, quindi faticoso. Oppure perchè privo di vie di fuga, quindi perfetto per un giorno con meteo incerto. O forse perchè aggiunge altri 200m di dislivello e 5Km di strada asfaltata da fare a piedi a un giro già abbastanza lungo di per sè.
Insomma, non so perchè, ma questo 94 mi attizza proprio tanto
Quindi lascio l'auto a Cerreto Laghi, ragionando che se c'è una parte divertente come una lunga discesa su una statale, è meglio farsela fuori subito, quando l'entusiasmo non è ancora stato eroso dalla stanchezza, piuttosto che dopo, quando non vedi l'ora di levarti gli scarponi e constatare con il tuo stesso naso quanto ti sei divertito nel corso della giornata.
Sono i vantaggi di chi gira da solo e con una sola auto, che se ne avessi avute due, di fare a piedi questo pezzo non mi sarebbe mai venuto in mente.
Ma ho detto da solo ? Ma no, che non sono solo. Son partito da pochi metri e già faccio conoscenza con il mio nuovo amico Lupo. Almeno, credo che si chiami così perchè appena l'ho visto ho subito esclamato "Lupo!" e lui mi ha risposto di si con la testa.
Che non si dica poi che il dokkodo gira da solo come un randagio. Io giro da solo con un randagio
Comunque 5Km di strada, seppure a piedi ma in compagnia di Lupo, purtroppo finiscono in fretta e arrivo al principio del sentiero 94, dove c'è persino un cartello.
Maledizione!
Il disappunto nel trovare il cartello, che avrei potuto anche continuare sulla statale per tutto il giorno, è solo in parte rallegrato da quanto trovo riportato su di esso: 3.50 al Monte la Nuda. Ma saranno 3h e 50 min o 3,50h (cioè 3 ore e mezza) ?
In ogni caso è tanto! La situazione meteo è ancora buona, ma vedo che gli eserciti nemici si stanno muovendo e convergono su Apuane e Alpe di Succiso. Temo che approfittino del bosco per celarsi e sorprendermi. Posso solo sperare che la battaglia non si scateni troppo presto.
Nonostante la presenza del cartello facesse temere il peggio, il primo pezzo di sentiero mantiene invece le premesse promesse: è ripido, inerbato e con rare indicazioni. Più avanti entro nel folto del bosco e la situazione peggiora: il sentiero non è più inerbato. Rimane solo ripido e con scarse indicazioni
E' così bello camminare nel bosco ascoltando solo il proprio respiro, l'occasionale verso di un cùculo e il rombo delle motociclette che passano sulla sottostante statale.
Purtroppo, salendo, i rumori del mondo civile si affievoliscono, e ti lasciano solo con i cùculi e con il tuo respiro. Così ti rendi conto che è sempre più affannoso.
Sarà per questo motivo che gli antichi montanari si sono costruiti qui la propria dacia, per non essere disturbati dai motociclisti e stare in pace con i cùculi. Peccato che negli anni la manutenzione abbia lasciato alquanto a desiderare. Ma è un problema solo quando piove e c'è qualcuno.
La salita nel bosco è lunga e piacevolmente ripida e dà la deliziosa impressione di non finire mai. Ogni tanto ci si affaccia su un canalone con vista su ripidi gialli e alberi stranamente pettinati in direzione del fondovalle. Ma chi sarà quell'ardito boscaiolo parrucchiere salito fin quassù per dare a questi vegetali forme così aerodinamiche? Mah, segreti della Montagna
A un ennesimo affaccio, constato con orrore che le truppe nemiche sono decisamente in anticipo sull'orario previsto e hanno già occupato la vetta dello Scalocchio. Lo scontro sarà inevitabile?
Pur essendo lungo come il tempo, alla fine il sentiero inspiegabilmente esce dal bosco. Siamo in prossimità della Tesa, una insignificante formazione rocciosa che nemmeno le truppe nemiche prendono in considerazione, mentre l'attestamento sullo Scalocchio sembra assumere forme definitive. Ma confido nell'opera del vento.
Ora si inizia ad affrontare la salita di crinale verso lo Scalocchio e la successiva traversata al di sopra dei canaloni toccati in precedenza. La traccia è splendidamente stretta, quasi invisibile e con piacevole e accentuata inclinazione laterale. Per contrastare l'effetto di allungamento della gamba posta a valle, sono costretto a percorrere metà traversata camminando all'indietro.