Tralascio il sentiero che porta alla grande cengia e risalgo a cercarmi il giusto canale; lo trovo presto, e con esso vecchi bolli rossi. Risalgo veramente a fatica, mi aiuto piuttosto con le rocce; poi il sentiero scarta a lato, si fa interessante e dopo un paio di saltini non difficili sono all'angusta forcella. Di là credevo di dover temere delle difficoltà maggiori, ed invece la traccia mi conduce docile alla croce di vetta.
- Dall'alto il Cadin di Montanèl e poi il Cadore tutto
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Ridiscendo tranquillo per la via di salita e a metà ghiaione vado ad imboccar la cengia. La grande bancata ghiaiosa è comoda, un piccolo franamento non impensierisce; anche in ultimo si espone ma con pochi passi si è fuori senza problemi. Guadagno la seconda forcella e di là grande nuvolaglia... Riuscirò a scendere? Per il momento risalgo su a destra, per gli ennesimi sfasciumi, e vado a cogliere il pluriquotato Crodon di Scodavacca, aggirandomi curioso sulla sommità.
- Le torri nei pressi del Crodon di Scodavacca
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Ridiscendo infine, e colto un bello squarcio di sereno mi arrischio. Ma in relatà anche la discesa a Sud è segnata e la traccia riconoscibile. Senza grandi difficoltà approdo ai placidi prati.
- Sull'ampio cadin ai piedi delle cime appena salite
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Mi attardo, e ne vale ben la pena! Un rumore quasi d'aliante, forte!, mi coglie di sorpresa e mi regala la visione di due grosse aquile in picchiata. Si allontanano veloci riprendendo quota. Quand'è ora riprendo il sentiero che si addentra nel mare di mughi, precipita, cala nelle ghiaie ancora e poi nel bosco. Sbuca come di soppiatto, anonimo, nel largo sentiero per Forcella Scodavacca. Per questo divallo: al rifugio, alla birra, ai funghi e poi via...