Sentiero Attrezzato della Cengia Veronesi
segnalato da Paolo Corengia - 2010
PERCORSO STRADALERaggiungere passo Falzarego -2117mt- da Cortina d'Ampezzo-Bl,Arabba-Bl o dall'Alta Badia. AVVICINAMENTO Due le principali possibilità di avvicinamento:1- Avvicinamento da forcella Lagazuoi (comodo, bello, ma impegnativo).
Dal Passo Falzarego (2116mt) al rifugio Lagazuoi
(2753mt-anche tramite funivia) .Dal rifugio si scende nel vallone fino a forcella Lagazuoi.
Dalla forcella si prende una traccia ripida
2- Avvicinamento da forcella Travenazes, facile ma noioso e faticosetto. Dal rifugio Lagazuoi si scende nel vallone fino a forcella Lagazuoi. Si prosegue sino a forcella Travenanzes. Si gira a sinistra contornando per sentiero le ripide le ghiaie orientali (lato Tofane) del monte Lagazuoi Grande sino a forcella Gasser Depot (cartelli 2633mt). Si valica la forcella e si sale sulla sinistra. In prossimità della sella (a sinistra) si prosegue a destra per il canalone ghiaioso che scende da selletta Fanes. Lo si segue per un pezzo. Quando cominciano ad intravedersi le ghiaie rosse si può scorgere sulla sinistra una serie di ometti su di una cengia inclinata. Si imbocca la cengia e si è sulla prima grande cengia che fascia questo versante della cima Fanis sud (ometti sia sulla destra che sulla sinistra) tempo circa 15-20 minuti dal bivio per il bivacco sulla sella. LA FERRATAArrivati sulla cengia la si segue verso sinistra per ometti. La cengia, facile (se ne intravede lo sviluppa nel terzo inferiore) ,è assicurata con cavi. Questa parte è in comune con la via ferrata Tomaselli, che in questo punto è poco difficile. Arrivati ad un salto verticale si ignora la cengia che prosegue (sbarramento in legno) e sulla destra si segue il cavo che verticalmente porta ad una seconda cengia una ventina di metri sopra la precedente. A questo punto la ferrata Tomaselli prosegue a destra, noi a sinistra. Un segno sbiadito rosso (difficilmente individuabile) indica la via Veronesi con freccia (quota circa 2720mt). Un ometto, che abbiamo ingrossato, conferma l'indicazione. Si segue quindi la cengia nel suo sviluppo, attrezzata sino ad un canalino franoso (assicurato) che scende di qualche metro. Si risale dall'altra parte, si segue un canale ghiaioso e si merita una selletta con omett A questo punto si saluta il traffico e si comincia a volare. Si entra nell'anfiteatro ghiaioso , sempre seguendo l'evidente cengia. In pochi minuti si è all'ingresso di una grotta (10-15' dall'attacco quota circa 2780mt). La grotta (pila perché fa una brusca curva!) trafora per un centinaio di metri il monte e sbuca su di una cengia che verso destra conduce con tranquillità (cavo) e dopo aver disceso un caminetto inclinato sulle ghiaie settentrionali della visibile selletta Fanis. Tornati all'anfiteatro si prosegue la cengia sulla destra in lieve salita. Si supera una splendida quinta attrezzata che pare sospesa nel vuoto. La cengia con modestissimi saliscendi va quindi seguita fedelmente (e con attenzione) godendosi uno dei momenti più belli in assoluto. Nei punti più delicati (che sono in due-tre) è comunque ottimamente attrezzata. Si arriva in un quarantina di minuti (20' dalla grotta), su di una sella tra (quota circa 2800mt) Cima Scotoni e Cima Fanis di Mezzo preceduta da un grosso ometto, proprio sopra il Gran Portale dei Fanes (visto dal Lagazuoi fa impressione). Dalla sella che altro non è che un lungo spallone roccioso che collega la cima di Fanes di mezzo con al cima Scotoni (e che ho battezzato sella Scotoni) due possibilità di discesa. DISCESAAnche per la discesa due principali possibilità:
CONSIDERAZIONI Dal rifugio Lagazuoi si può vedere già bene lo sviluppo del percorso nei due terzi superiori della parete. La via è facile, evitando il primo pezzo della Tomaselli a Cima Fanis sud. Richiede però fermezza di piede ed assenza di vertigini. Il sentiero è ben tracciato e reso sicuro da cordini nei punti più scabrosi. Questo però non vuol dire che va affrontato con leggerezza, l’esposizione è notevole, anche se la cengia è larga. Uno scivolone avrebbe conseguenze gravissime. Da evitare con ghiaccio e neve.Sconsiglio di salire alla selletta Fanis (2830mt) per poi scendere per il Ciadin di Fanes un tempo occupato da un nevaio, ora da un franoso e ripido ghiaione. Comunque arrivando voltando a sinistra e cercando di perdere meno quota (sono sufficienti una cinquantina di metri per individuare un sentiero non segnalato ma con ometti) si arriva verso la base della parete sulla dove segni rossi portano a una fessura obliqua con ottimo cavo che permette di salire su una cengia stabile e attrezzata. In breve si arriva all'ingresso della galleria (un poco più bassa di selletta Fanis) che fora da parte e parte la cresta di Fanes. Usciti dalla galleria si è al grosso catino pensile (40-45' dalla selletta). Qui si gira a destra. Ci si perde la parte iniziale!.Consiglio questa soluzione in concatenamento con la Tomaselli. Infatti scendendo alla selletta Fanes è relativamente immediato l’accesso all’alta via. |