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Via Ferrata Brigata Tridentina

2005

 

PERCORSO STRADALE

Dal passo Gardena si scende in direzione Colfosco (1615mt) e dopo alcuni tornanti,proprio alla destra di uno di essi,si trova l'ingresso di una cava di ghiaia il cui piazzale (1950mt) funziona da parcheggio per le auto inoltre una chiara insegna richiama la ferrata della Brigata Tridentina.

AVVICINAMENTO

Ci si dirige verso est ovvero a sinistra guardando le pareti del Sella inizialmente su sentiero pianeggiante e ghiaioso poi,in avvicinamento alla parete,tra mughi si raggiungono le prime attrezzature (15') che rappresentano un primo attacco della via anche se probabilmente non ancora quello ufficiale.

LA FERRATA

Alcuni metri di cavo portano orizzontalmente ad una serie di gradini verticali,si traversa a sinistra in avvicinamento ad una gola da risalire con cautela in quanto umida e talvolta scivolosa anche se non particolarmente esposta su roccia molto inclinata inizialmente utilizzando solo il cavo come scorrimano poi nel tratto terminale tramite una nuova serie di comode staffe metalliche.Eccoci al termine del primo tratto attrezzato  dove si incrocia alla destra il sentiero proveniente da passo Gardena mentre proseguendo verso sud-est (sx) si cammina lungo il terrazzo inferiore del Sella con lievi e brevi saliscendi,passando in una strettoia delimitata alla destra dalla parete della Torre Brunico,fino al secondo vero attacco della via (2075mt-40').In gradinata obliqua a sinistra passiamo sulla targa commemorativa della ferrata,nonostante la roccia sia sempre ben appigliata vi sono presenti alcuni appoggi metallici o là dove il passaggio avviene su tratto levigato sono state inserite nella roccia i classici gradini metallici rendendo elementare la progressione.In questa prima metà del percorso la ferrata non risulta esposta,si prosegue sempre in buon appoggio iniziando così una bella crestina panoramica sovrastati dalla cima della Torre Exner mentre alle nostre spalle la visuale si apre sull'alta val Badia.In questo tratto la via,nel suo sviluppo,tende a portarsi alla sinistra della parete ovvero a costeggiare il lato destro della cascata di Rio Pisciadù che nasce dall'omonimo laghetto presente a pochi passi dal rifugio,si risale ora con alcuni tratti di maggior verticalità pur non oltrepassando mai un certo grado di difficoltà anzi in alcuni passaggi vi è la possibilità di divertirsi progredendo in arrampicata e man mano che si guadagna quota aumenta l'esposizione,la visuale si apre e si ritrovano continuamente attrezzature come gradini e pioli in salita verticale fino ad una comoda cengia ottima come luogo di sosta.Si prosegue in direzione della gola di Rio Pisciadù con passaggi ariosi ed abbastanza verticali anche se in breve la via ritorna a pendenze più lievi fino,addirittura,a proseguire camminando mentre inizia la sensazione di non trovarsi lontani dal pianoro sommitale ed in effetti siamo ben oltre la metà della Tridentina ma il tratto finale è il più impegnativo quindi meglio sempre proseguire senza fretta.Siamo ormai nelle vicinanze del traverso raggiungibile dopo aver superato il tratto più esposto ma entrambi i passaggi non comportano particolari difficoltà tecniche sia per la roccia ancora ben appigliata che per la presenza di alcuni infissi metallici che agevolano parecchio la progressione (vedi traverso),inoltre giunti al termine del traverso troviamo l'unica possibilità di poter abbandonare la ferrata proseguendo,come indicato,a sinistra lungo la traccia di sentiero che sale in ripido pendìo fino al pianoro sommitale del rifugio,in effetti questo era il vecchio tracciato utilizzato per raggiungere il rifugio prima che venisse costruito il tratto di ferrata che risale in parte in direzione della Torre Exner.Il facile sentiero è consigliabile a chi,giunto fin qui con grande dispendio di energie,non se la sente di affrontare l'ultimo tratto della Tridentina che risulta essere sicuramente il più difficile contrariamente alla maggior parte delle ferrate dove si privilegia inserire i passaggi più impegnativi vicini all'attacco.Al bivio si sale in verticale con un certo impegno anche se in breve si raggiunge una prima serie di gradini metallici poi una seconda più breve che ci porta ad una strettoia nella roccia dove è interessante cercare gli appigli giusti per avanzare senza dover necessariamente  trainarsi di peso con il cavo.Traversiamo a destra con l'ausilio di alcuni appoggi artificiali e raggiungiamo una prima scala che ci apre la visuale sul rifugio Cavazza sovrastato dal Sass da Lec;a sinistra una nuova serie di gradini ci riporta in verticale e dopo alcune roccette si aggira una sporgenza e ci si ritrova di fronte il ponte che permette di superare l'abisso racchiuso tra la Torre Exner ed il tratto di parete verticale del massiccio che,dopo il superamento del ponte,rappresenta l'ultimo passaggio attrezzato della via.Tecnicamente quest'ultimo breve tratto (pochi metri) verticale non offre particolari difficoltà anche se in effetti la sua vista,di fronte,da parte di chi si trova ancora al di là del ponte può dare un effetto diverso.Eccoci al termine della "Tridentina" (2450mt) e non resta che percorrere per circa 15' il sentiero che porta al rifugio Franco Cavazza al Pisciadù (2585mt) ed il vicino laghetto a circa 3.00h dal parcheggio.

DISCESA

La discesa avviene,cosi come indicato dalla segnaletica,per la Val Setus inizialmente per gradoni di roccia attrezzati poi superando un lungo e ripido canalone tramite sentiero a tornanti che ad inizio stagione può essere ancora a tratti innevato e quindi pericoloso.A quota 2200mt si incontra la deviazione a sinistra per il passo Gardena mentre proseguendo in discesa per il canalone cosparso di massi si raggiune direttamente il parcheggio delle auto dopo circa 1.30h.

CONSIDERAZIONI

Nel caso si fosse interessati alla facile salita della cima Pisciadù è necessario scendere in direzione del vicinissimo laghetto del Pisciadù ed iniziare il cammino lungo il sentiero di congiunzione con il lontano rifugio Boè costeggiando inizialmente la gialla parete del massiccio.In leggera salita si traversa lungo il ghiaione fino ad un bivio,con entrambe le 2 direzioni indicanti rifugio Boè,dove è preferibile proseguire a sinistra in quanto nell'altra direzione ci si ricongiunge comunque dopo pochi metri attrezzati con il primo sentiero ma il cavo non sembra attualmente essere in buone condizioni.Qui,deviando a sinistra,la salita è abbastanza ripida e su terreno franoso ma in breve si giunge nella conca detritica di Val Tita a quota 2810mt dove la segnaletica indica in salita a destra per il rifugio Boè mentre a sinistra la traccia,ben individuata da una serie di ometti e bolli rossi,risale inizialmente per detriti poi facili gradoni (attenzione in quanto questo tratto esposto non è attrezzato) fino alla vicina cima del Pisciadù (2985mt) in circa 1.45h dal omonimo rifugio.Il ritorno avviene per la via di salita.La Tridentina rappresenta una delle più conosciute vie ferrate dell'arco Dolomitico quindi è caratterizzata spesso nel periodo estivo dal sovraffollamento.Ingiustamente viene troppo spesso giudicata di difficoltà tecniche maggiori rispetto a quelle reali.