Via Ferrata Romana Nesi Monte Lori segnalata da Maurizio Celli - 2015
La Romana Nesi è una ferrata realizzata nel 1992 dal CAI di Arezzo, che consente di raggiungere il Pratomagno. Quest'ultimo si estende da Firenze ad Arezzo, è caratterizzato da morbidi rilievi boscosi, e da ampie zone prative da cui il nome del gruppo (Grande Prato). PERCORSO STRADALE Uscita Valdarno dell’autostrada A1, nella tratta Firenze-Arezzo. Proseguire per Loro Ciuffenna e da qui verso la località Anciolina. Si continua fino ad incrociare, dopo pochissimo, la strada Panoramica del Pratomagno. Si gira a destra e, fatta qualche centinaia di metri, troviamo due spiazzi abbastanza piccoli, uno a destra e uno subito dopo a sinistra. Qui è possibile parcheggiare l’auto. Provenendo dal Casentino, in località Rassina si gira per Talla, poi per la frazione di Pontenano. Da qui si prosegue fino ad incrociare la Panoramica. All’incrocio a destra. Si oltrepassa, ignorandola, la deviazione per monte Lori e, poco dopo, si trovano i due slarghi in cui parcheggiare. Da Arezzo prendere per Castiglion Fibocchi e poi sempre per la Panoramica, fino ad arrivare ai parcheggi sopra citati. AVVICINAMENTO Dal parcheggio si prosegue a piedi lungo la Panoramica in direzione nord e, dopo appena duecento metri, troviamo sulla nostra destra la deviazione per un sentierino. Le indicazioni, una freccia rossa dipinta su un sasso e un’altra di legno attaccata ad un albero, non sono immediatamente visibili. Quindi è necessario prestare attenzione. Ci inerpichiamo per il sentiero attraverso il bosco lungo ripide serpentine fino ad un bivio. Teniamo la destra come indicato chiaramente da un cartello (a sinistra scende il sentiero di ritorno) e, sempre ripidamente e affrontando anche qualche passaggio che richiede l’uso delle mani, arriviamo all’attacco della via ferrata posto alla base di un roccione verticale. Altezza 1180mt. Molto bello il panorama sulle foreste del Pratomagno e la sottostante Valdarno. Circa 20-25 minuti dal parcheggio. LA FERRATALa via ferrata è costituita da una serie di gradoni attrezzati intervallati da pezzi di sentiero che collegano le varie pareti. Lo sviluppo di questa ferrata è molto particolare. Si tratta infatti di un percorso atletico, fine a se stesso, creato con finalità di allenamento. Infatti la via, nel proprio sviluppo, cerca proprio i passaggi più difficili e non esistono staffe o appoggi artificiali. Ogni singolo settore attrezzato comunque può essere facilmente aggirato passando per sentierini o roccette posti ai fianchi. Il primo tratto della via è costituito da una parete di una decina di metri subito molto selettiva. Si attacca verso sinistra salendo per un gradone abbastanza appigliato fino alla prima difficoltà, un balzo di due metri circa da salire facendo trazione sul cavo. Ci si trova quindi su un comodo pulpito dal quale si può studiare la successiva paretina costituita da una placca apparentemente liscia ma che presenta, alla metà del suo sviluppo, alcune rientranze utili per farci passare la punta degli scarponi. Si sale comunque sempre in trazione, fino ad arrivare ad un secondo più ampio terrazzo, oltre il quale un'altra placca abbastanza facile ci deposita al termine di questo primo tratto. Proseguiamo per sentiero fino ad arrivare al secondo punto attrezzato. Scavalchiamo una roccia assicurata e proseguiamo verso sinistra per una cengia fino ad arrivare, dopo pochi metri, ad una paretina leggermente strapiombate da affrontare sempre tirandosi sul cavo e sfruttando alcuni esili appoggi sulla sinistra. In questo passaggio può risultare difficoltoso il cambio del moschettone. Riprendiamo il sentiero e arriviamo al terzo tratto ferrato, probabilmente quello più difficile. Anche questo pezzo inizia con una cengia verso sinistra, al termine della quale si sviluppano in successione una placca apparentemente liscia ed uno spigolo. Entrambi incutono un certo timore. In realtà le difficoltà sono inferiori a quello che sembra. Il tratto più difficile è costituito dai primi due metri. Ci si deve tirare su di forza puntando i piedi su roccia liscia fino ad un indispensabile incavo sulla destra dove si può appoggiare la punta dello scarpone e, non senza difficoltà, si può affrontare il cambio moschettone. Si prosegue stando sulla destra del cavo sfruttando alcune sporgenze della roccia, fino a ritornare sulla sinistra dello stesso passando per una esile cengia (appena pochi ma provvidenziali centimetri). Si aggira quindi la base dello spigolo facendo leva su alcune asperità della roccia e si affronta quest’ultimo, all’inizio usando qualche appiglio e, alla fine, facendo l’ennesima trazione. Al termine un’altra breve cengia ci porta alla base di un piccolo diedro da affrontare sempre in aderenza. Dopo un altro breve tratto di sentiero, e un singolare passaggio all’interno di una fenditura di un sasso, si arriva al quarto punto cablato, un diedro di pochi metri da salire sempre sfruttando bene il cavo fino al cambio moschettone, oltrepassato il quale si trovano alcuni appoggi più comodi. Dopo un altro pezzo di sentiero si giunge al successivo tratto assicurato, ovvero un grosso sasso per salire il quale è necessario ancora forzare le braccia. Per chi non se la sentisse c’è un agevole passaggio di primo grado proprio alla destra dello stesso. Da qui in avanti le difficoltà scendono. Si prosegue sempre attraverso il bosco arrivando al successivo gradone ferrato, costituito da una roccia più frastagliata, che si sale prima verso sinistra e poi verso destra e dove gli appoggi per i piedi non mancano. Dopo un altro breve pezzo di sentiero arriviamo verso la parte finale del percorso. Affrontiamo quindi un diedro che si sviluppa in verticale (alla base di questo si trova il libro di via). Qui gli appoggi per i piedi ci sono ma, nella parte centrale, è necessario ancora tirare con le braccia. Svoltiamo verso sinistra e giungiamo al tratto forse più bello della via, uno spigolo affilato abbastanza esposto da salire in divertente arrampicata. Alla nostra destra e alla nostra sinistra possiamo vedere i vari climber che si cimentano sulle vicine palestre di roccia. Un altro piccolo spigolo, un esposto salto su roccia e un’ultima breve e facile paretina ci depositano, finalmente, al termine della via ferrata. Circa un’ora dall’inizio, se non si trova fila. DISCESA Dalla fine della ferrata proseguiamo verso destra in leggera salita. Il sentiero n.00 poi vira verso sinistra, fino ad un crocicchio di cartelli. A destra si può proseguire attraverso il Poggio Massarecci-1548mt fino alla Croce del Pratomagno (punto più alto dell’intero massiccio - 1591mt). Verso sinistra invece percorriamo il sentiero di discesa in direzione Anciolina. Ad un successivo bivio seguiamo le indicazioni per il parcheggio. Scendiamo quindi abbastanza ripidamente per il bosco facendo attenzione ai segnali non sempre evidenti. Attraverso alcune radure è possibile vedere i gradoni lungo i quali si sviluppa la ferrata appena percorsa. Arriviamo quindi al sentiero dell’andata. Ripercorriamo quest’ultimo in discesa fino alla Panoramica e al parcheggio. Circa 30 minuti dalla fine della ferrata. CONSIDERAZIONI Lo sviluppo della Via cerca volutamente le difficoltà lungo rocce e sassi che, diversamente, sarebbero facilmente aggirabili e, in alcuni casi, anche comodamente arrampicabili salendo pochi metri a destra o a sinistra dei cavi d’acciaio. Per questo motivo il percorso farà sicuramente storcere il naso a chi volesse andare alla ricerca di un tracciato logico che sfrutti le debolezze naturali della roccia. Piacerà invece di più a chi cerca una ferrata atletica. La via ferrata è nota in zona per il suo carattere “didattico”. Viene infatti utilizzata, oltre che come percorso di allenamento, anche come uscita pratica da diversi corsi delle sezioni CAI dell’Italia centrale. Per questo motivo la via è molto frequentata e si corre il rischio di fare la fila nei vari passaggi. La difficoltà ambientale è minima, così come il dislivello. L’esposizione, tranne in qualche punto, è quasi assente. Le difficoltà tecniche invece di alcuni passaggi, seppur piuttosto brevi, sono abbastanza elevate, specie nei primi tratti che però risultano tutti aggirabili. Da ricordare la totale assenza di staffe e appoggi artificiali per i piedi. Per questo motivo è decisamente da sconsigliare ai principianti. Vista la bassa quota e l’esposizione è percorribile quasi tutto l’anno. In estate può fare molto caldo. |