STAMPA
HOMEPAGE
RELAZIONE
Via
Ferrata
Hoachwool
Monte
Sole
2015
Questa Via ferrata
aperta nel 2014 si sviluppa lungo un antico sistema di
irrigazione che dalla Val Senales scende a Naturno
sfruttando una roggia lunga originariamente circa 10 km
chiamata dagli abitanti di Naturno in dialetto anche “Hoachwool”
(roggia alta) dalla quale prende il nome anche la nuova
ferrata. La roggia passava da Rattisio Vecchio in Val
Senales, a 850 m di altezza, e arrivava ai masi del Monte
Sole di Naturno. Questo impianto, costruito tra il 1830 e il
1833 attraverso le vertiginose pareti della gola alla foce
del Rio Senales, è considerata l’impresa più complessa nella
storia delle costruzioni di rogge della Val Venosta. Delle
canalette realizzate con assi di larice, in dialetto “Wieren”
o “Kahndln“, venivano posizionate, con l’aiuto di strumenti
da lavoro rudimentali, su tiranti di ferro calettati alla
parete verticale. Della manutenzione della Hoachwool si
occupavano due “Waaler“ (custodi della roggia), che dovevano
essere anche degli ottimi scalatori. Nel 1910 la parte più
pericolosa della roggia venne chiusa; oggi i visitatori
della ferrata possono vivere sulla propria pelle
l’incredibile impresa degli antichi custodi grazie alle
nuove canalette di larice disposte lungo il percorso.
PERCORSO STRADALE
Giunti a Naturno-Bz, principalmente
raggiungibile dalla Val Venosta percorrendo la superstrada
Bolzano-Merano od in alternativa dalla Valtellina, si
seguono le indicazioni per gli impianti di risalita
Compaccia -Unterstell- utilizzando così l'ampio parcheggio
sterrato che risulterà in comoda posizione al ritorno e dove
si trova un tabellone con utili indicazioni relative alla
sentieristica locale compreso il percorso della Via ferrata.
Siamo a quota 530mt ca.
AVVICINAMENTO
Seguendo la cartellonistica presente
lungo la sede stradale si oltrepassa da prima la stazione a
valle della Funivia e poi alternando alcuni tratti su
marciapiede ad altri su comodo sentiero si raggiunge in
circa 20' il parcheggio privato della "Bottega del
Contadino", in corrispondenza della deviazione stradale per
l'ingresso verso la val Senales. Dal parcheggio è evidente
il sentiero che porta in 100mt, costeggiando il torrente,
all'attacco della Via dove è anche possibile indossare
comodamente l'imbrago.
LA FERRATA
Si inizia aggirando uno spigolo
sfruttando la presenza di un tronchetto d'albero su roccia
piuttosto levigata cercando l'aderenza con gli scarponi e
notando subito le dimensioni del cavo metallico maggiorate
rispetto alla media generale dei percorsi attrezzati. In
breve ci si ritrova presso uno largo sulla riva del torrente
e si percorre il facile sentiero passando sotto una
imponente parete attrezzata per vie d'arrampicata
continuando nel bosco seguendo anche alcuni segnavia in
vernice giungendo rapidamente alla base di una placca
attrezzata leggermente inclinata ma molto levigata che
richiede da subito una certa trazione di braccia vista, in
pratica, la totale assenza di appigli se non alcune lievi
rientranze da sfruttare come appoggio per i piedi mentre la
presenza di una staffa nella parte alta ne agevola
fortunatamente l'uscita. Usciti dalla precedente placca ci
si ritrova nuovamente lungo sentiero boschivo stavolta
attrezzato con scorrimano metallico , si oltrepassa un
curioso tronco gradinato e si percorrono alcuni tratti a
strapiombo sul letto del torrente con alcuni brevi passaggi
più esposti , in vista del caratteristico ponte tibetano, ma
con sviluppo prevalentemente orizzontale raggiungendo così
la base di un secondo salto verticale anche questo come il
precedente non banale e povero d'appigli sicchè è nuovamente
richiesta una decisa trazione sul cavo pur essendoci
stavolta appoggi più marcati . Si guadagna in breve un
piccolo pulpito di sosta dal quale riparte un terzo salto
verticale assistiti in questo caso anche da una staffa
metallica ritrovandosi così presso la struttura portante del
lungo ponte . La traversata lungo il ponte pur non
richiedendo particolari doti tecniche necessita di passo
lento ma sicuro in quanto camminando su un unico cavo la
stabilità è precaria e notevole la componente adrenalinica
anche se in effetti la struttura e tensione dei cavi è
sicuramente di ottimo livello. Giunti sul lato opposto del
torrente , in corrispondenza della vecchia strada per la val
Senales, ci si trova di fronte a quel che, per continuità e
sviluppo, potrebbe essere considerato il vero attacco della
Via - 620mt. Si nota da subito la particolarità della roccia
in quanto si presenta come lastroni e placche levigate e si
inizia così la salita in trazione sul cavo anche se la
roccia piuttosto frastagliata offre qualche appoggio per i
piedi se non altro in aderenza . Dopo una decina di metri si
esce su un piccolo terrazzo erboso dal quale parte una
placca inclinata più affannosa che impegnativa tecnicamente
arrivando in una zona dove la roccia lascia inizialmente
spazio ala vegetazione ed un lungo sentiero semi boschivo
porta ad una lunga traversata attrezzata in parete dalla
quale si può ammirare il castello Juval . Inizia quindi la
traversata dove nonostante la facilità del tratto è
consigliato rimanere rigorosamente assicurati visto che una
scivolata risulterebbe comunque fatale e dopo alcuni minuti,
aggirato un spigolo, si trova una breve cengia dalla quale
si "stacca" un salto roccioso di 4-5mt, non particolarmente
impegnativo ma sicuramente neppure banale. Su fondo
inclinato misto terriccio-roccia si risale un po'
affannosamente piegati letteralmente in avanti incontrando
una importante segnalazione dove si precisa che il tratto
più impegnativo della Via deve ancora essere incontrato e
quindi valutare bene se proseguire anche se in effetti però
qui non esiste una Via di fuga ma eventualmente in caso di
ripensamento è necessario ripercorrere a ritroso il percorso
fino alla sede stradale sottostante. Risalito l'intero piano
inclinato ci si trova alla base del tratto forse più
caratteristico della Via dove sono ancora presenti i resti
dell'antica roggia -Waal- per il trasporto a valle
dell'acqua e nello stesso tempo in uno dei tratti più
esposti. Qui le placche sono incredibilmente levigate
risultando così indispensabile la presenza di una scaletta a
fune ed un staffa per raggiungere un terrazzo erboso dal
quale inizia un lungo ed spostissimo traverso che ricalca
parzialmente il vecchio percorso della roggia . Si traversa
quindi utilizzando inizialmente nuove staffe ed i vecchi
pioli metallici poi nella seconda parte vi è anche la
presenza delle canaline in legno che vengono utilizzate ora
come passerelle terminando su una lunga cengia inclinata .
La lunga cengia termina nella vegetazione dove è
eventualmente possibile riposare prima di un insidioso salto
verticale ed iniziando così il superamento di una lunga
serie di gradoni rocciosi dove è necessario e possibile
utilizzare la spinta sugli appoggi per i piedi evitando così
un continuo sforzo delle braccia. Il tratto appena risalito
non è molto interessante dal punto di vista tecnico ma
comunque permette di guadagnare rapidamente quota fino ad
una nuova cengetta con il cavo metallico che devia
nettamente in verticale e rappresenta l'inizio della
sezione, forse tecnicamente più impegnativa della salita se
non altro perché qui qualcuno potrebbe giungere con le
braccia affaticate dalle 2.00h circa di ferrata fin qui
percorsa. Si affronta quindi la placca verticale fino ad un
piccolo terrazzo detritico, si aggira con attenzione uno
spigolo affilato e ci si ritrova a superare da prima un
traverso piuttosto esposto in aderenza in quanto roccia
particolarmente levigata che nella parte terminale obliqua
in salita e tramite una successione di 2 staffe indirizza
lungo una linea di salita particolarmente esposta e
verticale. Eccetto la sostenute esposizione e verticalità,
il tratto si presenta poi meno difficoltoso del previsto per
la presenza di alcune sporgenza per i piedi e lentamente si
guadagna l'uscita presso la zona di sosta "Sattele" con la
presenza di alcune panche in legno e la visuale verso il
pinnacolo roccioso denominato "Donna dello Steger". Si
prosegue ora lungo comodo sentiero di trasferimeno a tratti
assicurato con scorrimano , si risalgono alcuni gradoni , si
supera un insidioso salto verticale, si traversa in obliquo
a destra superando alcune roccette non difficili ma che,
vista la costante scarsità di appigli, obbligano ad una
sostenuta trazione sul cavo fino alla base di una serie di
placche estremamente levigate ma attrezzate in modo tale da
limitare parzialmente lo sforzo sulla braccia. Prima placca
richiede una certa trazione iniziale poi una staffa ne
facilità il superamento; seconda placca richiede sforzo e
tecnica iniziale poi offre una serie di staffe che
facilitano notevolmente ed in particolare fra questa e la
successiva si trova, dietro una scala metallica il libro
delle firme . Terza placca, la si supera grazie all'ausilio
della scala metallica ed una serie di staffe trovando poi ,
in uscita, un piano inclinato da risalire fino ad una serie,
stavolta, di brevi salti verticali che terminano con una
levigatissima placca molto appoggiata che prelude all'inizio
di un lungo trasferimento verticale . La parte iniziale vede
la gradita presenza di alcune staffe poi alcune "lame" e
fessure si superano "tirando" sul cavo vista la mancanza di
appigli stando però sempre attenti a spingere con le gambe
là dove i piedi trovano invece discreti appoggi e lentamente
si guadagna la parte superiore della parete fra terriccio ed
arbusti . Pur non mancando ormai molto non si è ancora al
termine ma può essere il caso di riprendere energie in
previsione dell'ultima sezione più affannosa che tecnica.
Riprendendo la salita ci si trova ad affrontare un lungo
tratto "sporco" misto tra roccia ed arbusti arrivando un pò
affannosamente presso una placca triangolare che si affronta
obliquando a sinistra in discreta aderenza e che aggirando
uno spigolo affilato rimanda ad una traccia di sentiero su
fondo irregolare con scorrimano costantemente presente e
lentamente senza rilevanti difficoltà accompagna alla base
dell'ultimo salto verticale . Un ultimo sforzo per superare
questa placca levigata e verticale con 3 staffe centrali ed
una fessura superiore che agevolano la risalita di questi
4-5 metri che tuttavia, così come la media generale del
percorso, richiede comunque un'ultima trazione sul cavo e
dopo pochi metri lungo facili roccette si raggiunge il
sentiero sommitale coincidente con il termine della Via -
1120mt. E' un peccato che un percorso lungo ed articolato
come questo non abbia come traguardo finale una bella vetta
panoramica.
DISCESA
Seguendo il recinto del pascolo
sommitale "Höfler", il sentiero porta in breve, dopo un
cancello della recinzione, ad un incrocio con il sentiero n.
10 presso il quale ci sono due possibilità:
1-
salire verso la stazione a monte della funivia (Naturno - Unterstell)
tramite sentiero per circa 20' e dove è possibile trovare un punto
di ristoro e sfruttando poi una comoda discesa con la funivia
stessa.
2-
oppure passando dal “Schwalbennest”, fino alla
stazione a valle -segnavia n.10- seguendo per circa 50' le varie
indicazioni che si incontrano lungo il percorso a tratti panoramico.
CONSIDERAZIONI
Questo percorso attrezzato è piuttosto
interessante sia dal punto di vista storico in quanto è possibile
"toccare" con mano quello che era il vecchio ed astuto sistema di
trasporto a valle delle acque per irrigazione, sia dal punto di vista atletico in
quanto offre una alternanza e diversità di passaggi che molte altre
Vie ferrate ben più blasonate non hanno. Nello stesso tempo però le
caratteristiche della roccia sempre particolarmente levigata e
prevalentemente priva di appigli offre ben poche possibilità di
arrampicata e quindi l'utilizzo del cavo come mezzo di trazione è
praticamente costante. A tal proposito è assolutamente consigliato di
avanzare utilizzando fin da subito gli appoggi per i piedi che ci
sono che se ben sfruttati risparmiano molta fatica alle braccia.
Da notare che il ponte Tibetano ha una notevole componente
adrenalinica non da tutti gradita; a seguito di ciò si trovano
escursionisti che iniziano la Via arrivando all'uscita del ponte
tramite la vecchia strada per la val Senales e che parte pochi metri
prima del parcheggio alla "Bottega del Contadino" evitando così i
primi passaggi attrezzati lungo il torrente ed il ponte Tibetano. La
strada in questione è però abbandonata e priva di manutenzione tanto
più che all'inizio si trovano transenne con divieto di passaggio
anche pedonale quindi chi opta per questa scelta lo fa a proprio
rischio e pericolo.
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