Via Ferrata Gemmi Daubenhorn segnalata da Stefano Borrelli & Mattia Nieddu - 2012
Situato sopra la città di Leukerbad, il Daubenhorn è una montagna delle Alpi Bernesi nota per avere la più lunga via ferrata della Svizzera. Costruita nella sua parete sud-est,tale percorso attrezzato ne permette l'accesso alla vetta. PERCORSO STRADALE L'accesso più comodo dall'Italia (più precisamente dalla zona est quindi Milano) , è il passo del Sempione, raggiungibile da Milano mediante la A26 e la SS 33 fino a Tesquera e, subito dopo, Iselle, dove c'è la dogana Italiana. Da Iselle la strada sale fino ai 2005 metri del passo del Sempione: da qui si inizia a scendere verso Brig, si continua verso Losanna e Sion, si passa per Visp e per Susten e, subito dopo, c'è il paese di Leuk. Per finire si lascia la provinciale e si sale sulla destra in direzione di Leukerbad. Arrivando invece dalle zone di Torino, si dovrà affrontare il traforo del Gran San Bernardo, e conseguentemente seguire la direzione opposta, prima Sion e poi verso Briga (si troverà a Leuk la cartellonistica). AVVICINAMENTO Dalla cittadina di
LA FERRATANello spiazzo ci si può già imbragare e seguendo i bolli gialli, per traccia di sentiero, si percorre una lunga cengia esposta a tratti attrezzata con cavo corrimano. Le difficoltà in questo tratto richiedono solo passo sicuro, finchè non si arriva ad uno spigolo con all'apice un piccolo larice, dove si presenta il primo passaggio difficile (40' dall'attacco). Subito dopo le difficoltà si abbassano e si comincia la progressione in verticale su scalinato e poi per placca verticale servita da tondini, si obliqua a destra e poi a sinistra per diedro e scalinato in 20' si arriva al secondo passaggio difficile: una paretina leggermente strapiombante. Da qui, si prosegue su rocce scalinate facili, si aggira uno spigolo e si arriva ad un primo punto panoramico su cui prendere fiato (10'). Ci si avvicina alla parete e si traversa a sinistra fino a raggiungere la prima scala della ferrata a cui ne seguiranno parecchie. Fatta la scala si percorre una cengia verso sinistra e poi per traverso fino alla lunga scala seguente, con pulpiti di sosta. Dopo aver fatto un bel traverso servito di tondini per appoggi, si arriva alle scale vicino alle quali ci troviamo il grande tabellone raffigurante la Bandiera Svizzera. Salite le due lunghe scale si arriva al pianoro dove troviamo: libro di via; cassetta contribuzioni e l'unica via d'uscita dalla ferrata (dall'attacco 1.30h). Chi volesse può interrompere la via in questo punto tenendo conto delle difficoltà maggiori e la lunghezza del proseguo. Sia chi voglia scendere che chi voglia proseguire per la cima, deve seguire i bolli gialli che portano vicino alla parete e, per cengia verso sinistra in pochi minuti al bivio su o giù. Si sale ora per placche poggiate non difficili, via via più ripide fino a spostarsi verso destra raggiungendo la parete che si fiancheggia sulla sinistra per una quindicina di metri. Arrivati all'angolo si traversa a sinistra portandosi a una scala che, nei primi metri ci butterà un pò in fuori. Si prosegue in verticale, obliquando leggermente a sinistra, su parete con tondini per appoggi e appigli, passando per un diedro dove troveremo un singolo passaggio difficile. Fatto il diedro si comincia a spostarsi obliquamente verso destra portandosi verso il punto più bello della ferrata (a mio parere): una forra racchiusa dalle rocce che riserva alcune sorprese. All'imbocco della forra si sale zig-zagando senza particolari difficoltà fino ad inoltrarsi all'interno della stessa. All'interno si procede con traverso, su roccia levigata dall'acqua, fino ad arrivare a un bivio "facile-difficile", noi abbiamo percorso il "difficile" salendo in obliquo verso l'alto su rocce lisce e con l'ausilio di staffe si procede con alcuni passaggi strapiombanti di difficile interpretazione, collegandosi al ponticello con traversi di legno dove conviene riposarsi e concentrarsi un attimo prima di affrontare il punto più duro di tutta la ferrata. Si attraversa il corto ponticello, ora con determinazione si sale con l'aiuto del cavo e delle staffe una paretina aggettante dove gli appoggi sono illusori e si è costretti a procedere di "forza bruta", per una decina di metri, spostandosi leggermente a sinistra. Si arriva così, tirando un sospiro di sollievo, a un altro ponticello, dove le difficoltà si abbattono, si attraversa il corto ponte e, con traverso sotto un tettino, ci si porta alla parete di fronte. La si sale, obliquando verso sinistra, con cavo e tondini come appoggi, fino a uscire di nuovo alla luce del sole. Ora salendo una scala e poi su tondini si sale per un diedro-camino portandosi definitivamente fuori dalla forra. Per rocce scalinate e poi con un bel traverso su cengia rocciosa ci si porta al seguente tratto verticale. Qui troviamo un altro passaggio difficile su cui dovremmo bilanciare bene gli equilibri per non compromettere la forza delle braccia. Con alcuni metri in obliquo, si arriva all'ennesima scala. Da qui, per un tratto, la progressione è abbastanza noiosa, anche per il fatto che la stanchezza comincia a farsi sentire. Si sale verso l'alto alternando scale e obliqui su roccette con cavo, zig-zagando per circa 25', fino ad una crestina dalla quale si vedrà la cima in lontananza. Qui vi è un'altra variante: facile, si procede seguendo i bolli verso l'alto; Variante Konst, si traversa verso destra lungo una cengia che porta all'imbocco di una galleria. Si entra, (consigliato l'utilizzo di frontalino) camminando su passerelle-grate di ferro, per una ventina di metri sbucando nel vuoto. Qui si affronta un traverso, di una decina di metri verso sinistra,dove, sotto i piedi, regna il nulla. In alcuni punti ci si deve abbassare in quanto abbiamo la roccia sopra la testa e i piedi devono restare in aderenza. Fatto il traverso si sale in verticale, inizialmente espostissimo ma poi si abbatte, arrivando a un pulpito dove il panorama si apre grandiosamente. Per un attimo ci si illude che sia finita ma, bisogna stringere i denti ancora un po'. Per cresta, si riprende la marcia seguendo le segnalazioni presenti, scavalcando alcuni salti di roccia, sempre attrezzati, alternati a traccia di sentiero, passando di fianco ad alcune antenne fino a raggiungere la parete di una pala rocciosa. Ora, con lungo traverso, leggermente in discesa, ci si porta alla base dell'ultima, lunga e più impegnativa scala della ferrata. La scala, inizia appoggiata ma verso metà prosegue leggermente strapiombante, costringendoci ad un ultimo sforzo di braccia prima di arrivare al suo culmine. Alcuni metri in obliquo verso sinistra e si arriva alla cresta finale dove troveremo il libro di via. Si procede ora verso destra e, per traccia, verso la vetta in alcuni minuti si raggiunge la croce del Daubenhorn (2941mt; 2.30h dalla via di fuga; 4.00h dall'attacco-spiazzo). Dalla cima e dal percorso si possono vedere chiaramente tra i tanti: Monte Rosa; Cervino; Monte Bianco. DISCESAIl primo tratto di discesa è su traccia non segnata, solo qualche ometto che ci indica la direzione giusta da prendere. Si arriva al bordo del ghiacciaio e guardando dalla parte opposta vedremo degli ometti, questo sta a significare che dobbiamo attraversarlo. La pendenza del ghiacciaio non è elevata, lo possiamo attraversare quasi in piano. Una volta passati dall'altra parte cominceremo a vedere dei segnavia bianco-rossi e seguendoli ci porteranno con ripida discesa verso N nell'anfiteatro glaciale sottostante. Sempre seguendo i segni si costeggia sulla destra il torrente fino ad arrivare al Gemmipass (1.30h) dove si sceglierà se scendere con la funivia oppure con scalinata prima e sentiero sterrato poi, a Leukerbad (1.00h). CONSIDERAZIONISicuramente la ferrata va affrontata con tempo buono, perchè trovarsi sulle pareti con la pioggia non è certamente simpatico. Anche affrontarla dopo piogge e sbalzi di temperatura, con conseguenti formazioni di ghiaccio, non è consigliabile. Le condizioni dell'intera escursione possono essere fortemente diverse in base al periodo in cui la si percorre, per esempio, nella discesa, noi non abbiamo trovato neve ne sul sentiero ne sul ghiacciaio, che si presentava scoperto e di conseguenza l'utilizzo di ramponi è consigliato, non erano presenti crepacci a parte uno longitudinale creato dallo scorrere dell'acqua, evitabile facilmente spostandosi in basso dove lo stesso si chiude. Non è adatta a persone fuori forma o che si impressionano del vuoto. C'è una fonte d'acqua nel lungo traverso prima che la ferrata porti in verticale, poi più nulla fin sotto il ghiacciaio dove lo scioglimento dello stesso la produce. L'ultimo viaggio della funivia è alle 18, ma informarsi preventivamente. L'attrezzatura è ben tenuta, il cavo è tenuto lasco per cui lascia libertà di movimento nella progressione. Gli ancoraggi sono molto distanti,ciò comporta minor sicurezza nel malaugurato caso di una caduta. Si deve tenere una distanza di almeno due ancoraggi da una persona all'altra, per non disturbare la progressione altrui perchè spesso tirando il cavo si muove anche quello dell'ancoraggio che precede. I tempi indicati sono di percorrenza effettivi e per persone piuttosto allenate. |