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Via Ferrata De Franco Silvano

Monte Resegone

2014

 

La ferrata, attrezzata unicamente con catena moschettonabile, risale i pilastrini sud-est della Punta Cermenati (vetta -  1875mt).

PERCORSO STRADALE

A Lecco, all'interno del tunnel per la Valsassina, prendere l'uscita per i Piani d'Erna, e risalire per tornanti sino alla stazione di partenza della funivia (parcheggio).

AVVICINAMENTO

Dal parcheggio della funivia, due possibilità di avvicinamento:

1- al Resegone per il sentiero n.1 incrociando poi, nel bosco, il sentiero n.5 che arriva dai Piani d'Erna. Da qui si procede come al punto 2.

2- salire ai Piani d’Erna con la funivia ed attraversare fino al sentiero n.1 con il sentiero n.5 che inizia in località Bocca d’Erna (25'). Seguire il sentiero n.1 per il rifugio Azzoni finché, superato il Passo della Zibretta (caratteristica cengia a lastroni con cavo corrimano), si entra nel versante del Canalone di Val Negra, in vista del rifugio (2.45h circa dal parcheggio - 1.15h circa dai Piani d’Erna). Poco dopo,sulla sinistra si stacca un sentierino -attenzione perchè la deviazione non è così evidente- che conduce ad una visibile palina segnaletica posta pochi metri più in alto a sinistra (località “Om de Sass” a quota 1750mt circa). Dalla palina è visibile l’attacco della ferrata Silvano De Franco (cartello indicatore segnato con cerchio nella foto).

Alla segnaletica, si abbandona il sentiero che sale al rifugio, e si devìa a sinistra scendendo lievemente in direzione del vicino attacco.

LA FERRATA

L'attacco non presenta particolari difficoltà in quanto si tratta di risalire un piccolo salto roccioso e raggiungere alcune facili roccette superiori e ad un breve e successivo traverso erboso. Si inizia a salire sfruttando gli ottimi appoggi naturali presenti in divertente progressione guadagnando così l'apice di questo primo troncone attrezzato, pur con continuità di catena, rappresentato da una brevissima traccia di sentiero che funge da trasferimento verso il secondo troncone. Si parte con una certa trazione sulla catena in quanto carente l'appoggio per i piedi e ci si porta rapidamente alla base di un breve diedro che a sua volta conduce verso una placca attrezzata anche con l'unica staffa metallica presente ma la presenza di una sporgenza rocciosa obbliga ad un certo sforzo per raggiungerla. Si "sbuca" nei pressi di un pulpito erboso dal quale è possibile vedere il successivo torrione da affrontare, torrione raggiungibile discendendo il versante opposto del pulpito, sempre assicurato, e risalendo successivamente un ripido sentiero del nuovo tratto attrezzato. Anche in questo caso l'attacco richiede una certa trazione sul cavo mentre nei metri successivi i migliori appoggi ridimensionano lo sforzo e così, lentamente, si guadagnano metri in direzione di una cengia la cui presenza è sicuramente opportuna per riposarsi prima di una nuova risalita verticale. Il proseguo della Via, che si presentava piuttosto verticale, in effetti richiede da subito un certo sforzo perché come spesso capita all'inizio dei vari tronconi si sente la mancanza di una staffa che agevolerebbe lo "slancio" iniziale ma ovviamente chi ha costruito tale percorso attrezzato ha ritenuto di voler mantenere un certo grado di difficoltà o quantomeno impegno utilizzando molto raramente dispositivi metallici eccetto naturalmente la catena di sicurezza. Questo tratto comunque è piuttosto breve ed in pochi passaggi si perviene presso un ulteriore punto di sosta dal quale un gradone roccioso stavolta agevola la partenza e così facendo si inizia la risalita di un bel spigolo piuttosto gradinato che permette finalmente così un minor utilizzo della catena, se non per sicurezza, ed una progressione più rilassata fino al raggiungimento di alcuni gradoni finali che non destano particolari difficoltà tecniche  ed un breve sentierino finale. Quest'ultimo permette il trasferimento ad un pilastrino attrezzato che rappresenta in pratica l'ultimo ostacolo prima del raggiungimento della cresta finale dove poi si troveranno solo alcuni innocui saliscendi. Si parte allora superando il primo "salto", poi in appoggio su terreno erboso fino ad un secondo "salto" racchiuso tra un grosso masso e la parete uscendo così sulla cresta finale con belle viste, a sinistra, sulle gialle pareti strapiombanti del Dente, della Punta Manzoni e della Punta Stoppani che delimitano a nord il canalone Comera. Si risale un tratto erboso con catena che ha funzione di scorrimano, si prosegue lungo comodo sentiero, si incontrano alcune facili roccette, un successivo breve tratto di sentiero, un suggestivo passaggio che aggira uno spigolo e finalmente si giunge alla croce di vetta - Punta Cermenati- e sottostante rifugio Azzoni - 1860mt.

DISCESA

Si ridiscende dalle spalle del rifugio Azzoni, verso il Canalone di Val Nigra, seguendo la via normale. Attenzione, soprattutto in caso di scarsa visibilità, a non lasciarsi ingannare dai segni di passaggio: il canalone non deve essere percorso sino al suo termine (condurrebbe infatti al rifugio Alpinisti Monzesi ben lontano dal punto di partenza), ma abbandonato dopo poco, seguendo i segnavia, uscendone verso la sponda destra orografica. Si percorre il sentiero sino ai Piani d´Erna se si opta per la discesa in funivia, oppure si devia a sinistra (sentiero n. 1) verso il Rifugio Stoppani (sempre seguendo le numerosi indicazioni) se si desidera scendere sino al parcheggio a valle.

CONSIDERAZIONI

Da sottolineare che, rispetto a quanto descritto in molte relazioni e nonostante la relativa brevità, la Via ferrata De Franco Silvano non è assolutamente da sottovalutare in quanto presenti alcuni passaggi difficili che richiedono una certa trazione sulla catena. Un’alternativa d’attacco è quella di raggiungere prima il Passo del Fò (1284mt; 30' dai Piani d’Erna o 1,30h dalla stazione inferiore della funivia) e scalare poi la bastionata rocciosa che sostiene il Pian Serrada per il sentiero attrezzato del caminetto “Buco della Carlotta” o per la Ferrata del Centenario.