Via Ferrata del CanalonePunta della Disperazione
segnalata da
Luca Calvi -
2008
Da Fiera di Primiero salire (abbondanti segnalazioni) verso
il Passo Cereda.Dopo qualche chilometro entrare in Val
Canali e,passando per il Parco di Villa Welsperg,raggiungere
la località Cant del Gal (presente,oltre all’omonimo
Ristorante-Albergo,a poca distanza,la nota Baita Ritonda).Proseguire
per una strada ora più stretta ma sempre asfaltata che,dopo
un paio di chilometri,porta al parcheggio (non immenso)
sottostante la Malga Canali (1302mt).
AVVICINAMENTO
Per evidente
sentiero-carrozzabile LA FERRATA
Saliti
in libera i primi due metri (II grado UIAA),si raggiunge la
prima corda che,seguendo un percorso a zig-zag a destra del
filo dello spigolo,permette di alzarsi su roccia magnifica,
appigliatissima,con difficoltà di circa III° grado.Una placchetta un po’ più povera di appigli evidenti è
stata ulteriormente attrezzata con un paio di fittoni,
dopodiché ci si porta sul filo dello spigolo,con difficoltà
costanti di III e qualche passaggio di III° + sempre
ottimamente assicurati da un cavo teso a regola d’arte ed in
costante superba esposizione.Spostatisi nuovamente
di un paio di metri a destra del filo si supera agevolmente
con una traversatine delicata uno strapiombetto per trovarsi
sul filo dello spigolo,per poi spostarsi sulla destra e
quindi tornare sul filo dello spigolo con una traversatine a
sinistra di un paio di metri,molto delicata,espostissima,che
può richiedere un discreto sforzo agli avambracci.Dopo questa traversatine,resta da superare un piccolo
strapiombino attrezzato con alcune (poche) staffe,per
portarsi definitivamente in totale esposizione sul filo
dello spigolo a raggiungere, troppo presto,i cavi che da
sinistra salgono dal canalone.Termina qui la breve
ma divertente ferratina del Canalone,dopo circa 50mt di
dislivello ed uno sviluppo di non più di 60mt.Dall’incontro
con i vetusti cavi del sentiero attrezzato del Canalone, per
raggiungere la sommità di Punta della Disperazione
basterà seguire i cavi stessi ed i segnavia e,in non più di
20 minuti,ci si troverà sulla sommità della stessa. DISCESAa) al termine della Ferrata del Canalone prendere direttamente a sinistra i cavi che scendono in direzione Nord verso il canalone detritico.Un tratto caratteristico è rappresentato dalla traversata di una paretina un po’ liscia attrezzata, oltre che col cavo,con un una trave di legno che sostituisce il tronco d’albero che per lunghi anni aveva fatto da “ponticello sospeso” per chi usava questo sentiero attrezzato dopo aver salito una delle innumerevoli vie del Timillero sulla Punta della Disperazione.Dopo la traversata,i cavi portano in discesa lungo il canalone,piuttosto ghiaioso e in alcuni punti infido (prestare attenzione alle scivolate e a non far cadere sassi).In pochi minuti si giunge,dopo aver arrampicato in discesa alcune roccette di I° e II° grado, esattamente al punto di partenza sotto lo spigolo Ovest.
b) raggiunta la Punta della Disperazione seguendo i cavi del
sentiero attrezzato,ci si cala (segnavia evidenti) sul
sentiero n.720 che scende dalla Forcella delle Mughe e,senza alcuna difficoltà,in meno di mezz’ora al
rifugio Treviso.
Dal
rifugio Treviso Canali o per lo stesso percorso dell’andata
(45'),oppure per sentiero in quota che porta al Campigol de
l’Oltro (1700mt) e da qui in discesa lungo il Troi dei
Todesch di nuovo al parcheggio (circa 1.15h).
Percorso breve ma tecnico, adatto a chi ama salire in
ferrata utilizzando gli strumenti dell’arrampicata su
roccia. Nonostante la brevità,va sottolineata la costante
estrema esposizione e la necessità dei rudimenti della
progressione in roccia onde evitare di dover salire
esclusivamente a forza di braccia che,nonostante la brevità
sottolineata e ripetuta della via,si troverebbero ad essere
sollecitate fuori misura con conseguente aumento dei
pericoli per i salitori. Nota: la Punta della
Disperazione venne così chiamata dai primi fruitori che,a
causa del maltempo,non poterono trovare di meglio da fare
nei paraggi.Storie degli albori dell’alpinismo,di quando si
parlava di alpinismo eroico e gli esploratori inglesi
facevano a gara per scrivere libri e relazioni sulla
meraviglia delle Dolomiti.Un pezzo di storia è anche
rappresentato dal rifugio Treviso,eretto dalla sezione di
Dresda del Club Alpino Tedesco e poi passato alla SAT che lo
diede alla sezione di Treviso del CAI.La Punta della
Disperazione presenta una serie di pareti molto
arrampicabili e gettonatissime dagli scalatori,tant’è che è
stata e viene considerata ancor oggi una sorta di palestra
di roccia del rifugio Treviso,gestito a lungo dalla guida
alpina Renzo Timillero,chiamato il “Ghigno”.Il Timillero
aprì in Val Canali e sulle Pale (ma non solo)
svariate vie,tra le quali buona parte di quelle
presenti sulla Punta della Disperazione.Figura unica ed
irripetibile di gestore,il Ghigno era in grado di
memorizzare chi passava dal Rifugio anche solo per un attimo
e,quando non li vedeva scendere per tempo, era il primo ad
andare a vedere se c’era bisogno di una mano…Rifugista
attento,guida scrupolosa,il Timillero fu anche tra i primi a
comprendere la portata turistica della presenza di una
ferrata vicina al rifugio,per la quale sacrificò-non senza
polemiche-una sua via,peraltro molto amata e gettonata dai
rocciatori
che a
frotte hanno affollato ed affollano sempre le montagne della
Val Canali.Renzo Timillero,una ventina d’anni fa,in seguito
ad un banalissimo incidente,rimasto paralizzato su una sedia
a rotelle,decise autonomamente di abbandonare questa
vita,lasciando un ricordo indelebile di un modo che non
esiste più di essere professionisti della montagna in
generazioni di alpinisti ed escursionisti che nel Ghigno
avevano un punto di riferimento fisso.Anche per questo
motivo non sarebbe male se la Ferrata del Canalone venisse
rinominata,secondo l’usanza peraltro in voga tra gli
aficionados della Val Canali, come “Ferrata del
Ghigno”,migliore,a nostro avviso,di un troppo asciutto “Via
ferrata Renzo Timillero”,che pure non stonerebbe e che
potrebbe essere un piccolo contributo alla memoria di un
Grande della Val Canali,delle Pale di San Martino e della
Montagna.
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