Sentiero attrezzato del Cacciatore Cima Stanga segnalato da Gian Michele Gozzi (BO) - 2005 PERCORSO STRADALEDa Fiera di
Primiero-Tn si imbocca la SS.347 verso Passo
Cereda–Agordo;la si percorre per pochi chilometri fino ad un
tornante a destra sul cui esterno si stacca la strada
asfaltata che immette nella Val Canali (indicazioni);la si
percorre interamente fino alla località Cant del Gal
(1180mt),dove si abbandona la macchina
(attenzione:nell’agosto 2005 i parcheggi situati nelle
immediate vicinanze del Cant del Gal erano tutti a
pagamento;alcuni risultavano altresì riservati alla
clientela degli esercizi locali).
Dietro all’albergo-ristorante Ritonda si
imbocca uno stradello carrabile in salita (segnavia
n.709);si attraversa verso sinistra il ponte sul Rio
Pradidali e si prosegue per una stradina forestale che si fa
via via più ripida e sconnessa;dopo avere riattraversato il
torrente percorrendone direttamente il greto,si prosegue per
sentiero nel bosco e poi per mughi,fino a raggiungere un
bivio (cartelli segnaletici) in corrispondenza del
quale,trascurata la prosecuzione verso la Val Pradidali e
l’omonimo rifugio, si gira a sinistra e,rientrando
brevemente lungo il segnavia n.719,si raggiunge in pochi
minuti la località della Portela alla base dei pendii
detritici che scendono sotto le pareti del Sass Maor e dalla
Val Pradidali (cartelli segnaletici-1627mt-1.30h).In
alternativa,soprattutto in previsione del rientro, giunti
con l’auto al Cant del Gal si gira verso sinistra e si
imbocca uno stradello asfaltato in salita;lo si percorre
fino ad un punto in cui convergono alcuni stradelli
(asfaltati e non):si prosegue dritti per un brevissimo
tratto asfaltato in salita (divieto di accesso pochi metri
più avanti),parcheggiando la macchina sulla sinistra negli
spazi delimitati dalla segnaletica orizzontale (solo 4-5
posti auto;all’occorrenza altri spazi delimitati di
parcheggio lungo la strada);ci si trova in un punto
facilmente riconoscibile sulle cartine,a quota 1326mt.Da qui
si ritorna indietro lungo la strada asfaltata per qualche
decina di metri,per imboccare una strada forestale (segnavia
n.719) in leggera salita sulla sinistra; dopo qualche decina
di minuti di cammino lo stradello si trasforma in un comodo
sentiero e,dopo avere attraversato il bianco e caotico letto
asciutto di un torrente,si giunge in breve alla Portela
(cartelli segnaletici-1627mt-1.30h).Dalla Portela si imbocca
verso nord il sentiero del Cacciatore,che qui
inizia,seguendo il segnavia n.742;si segue il sentiero tra i
mughi sulla destra del torrente,che presto si attraversa
seguendo gli ometti di petre e,usciti dai mughi,si continua
per tornanti con pendenza che gradualmente aumenta,fino a
raggiungere la base della parete orientale del Sass Maor,quasi
alla sommità del cono di ghiaie e detriti che si sono
seguiti in salita(1900mt-30'-2.00h).
L’attacco è logico ed evidente:si imbocca
una cengia in salita verso sinistra,subito
attrezzata con cavo metallico;la cengia assume quasi subito
e per alcune decine di metri una conformazione a soffitto,ed
in un breve tratto è necessario procedere carponi per
superare un passaggio piuttosto basso;superato questa
strettoia,si raggiunge in breve un ballatoio in
corrispondenza di una paretina verticale sulla quale sono
poste due targhe in memoria di Giancarlo Biasin,accademico
del CAI qui caduto inspiegabilmente il 3 agosto 1964
rientrando a valle dopo l’apertura,insieme al compagno
Samuele Scalet,di un difficilissimo ed ormai classico
itinerario sulla parete est del Sass Maor (si veda anche la
Ferrata Giancarlo Biasin alla Cengia di
Pertica–Monti Lessini).Si prosegue salendo sempre per lunghe
e facili cenge con pendenza piuttosto regolari,che talvolta
tendono un po’ a restringersi e a tratti raccordate da brevi
sequenze di stretti tornanti su ghiaie,da traversate
pressochè in quota e da qualche rampa di roccette abbastanza
ripide che richiedono un po’ più di impegno tecnico.Dopo un
tratto per tracce di sentiero in salita,si aggira verso
destra uno sperone roccioso (attenzione,fondo detritico
molto instabile) per entrare nel profondo canalone del Boal
dei Pissotti,il cui fondo viene raggiunto per mezzo di una
lunga cengia erbosa larga ma in piena esposizione sulla
verticale parete rocciosa;raggiunto
il fondo del canale tra Sass maor e Cima della
Stanga,lo si attraversa per una zona di massi disposti
caoticamente ma abbastanza stabili,quindi si risale sul
versante opposto lungo tracce di sentiero prive di corda
metallica,fino a ritrovarsi,girando bruscamente verso
destra,su di un pulpito erboso alla base di un diedrino
roccioso abbastanza verticale:lo
si risale in bella spaccata e sfruttando l’ottima roccia ben
appigliata per circa 15 metri (punto più difficile della
salita),cercando di non affidarsi troppo alla corda
metallica che risulta molto lasca.Si sbuca quindi in una
zona di prati che si risalgono per evidenti tracce di
sentiero,insinuandosi verso un valloncello;alcuni salti e
canalini rocciosi si superano sulla destra con facile
arrampicata,in alcuni punti ancora aiutata dalle ultime
corde metalliche;preceduto da altri pendii erbosi,un
ultimo tratto di canalini un po’ instabili seguito da alcuni
tornanti su ghiaie consente di raggiungere il crinale che si
affaccia alla Val Cismon e che congiunge il Cimerlo alla
Cima della Stanga,in corrispondenza di una sella proprio
sotto la Cima della Stanga ed a poche decine di metri della
cresta nordovest del Cimerlo (cartelli
segnaletici-2420mt-3.10-5.10h).
Qui giunge al termine,provenendo da
sinistra,il sentiero Dino Buzzati,che può costituire
un’alternativa di discesa;si ritiene consigliabile
eventualmente di percorrere il concatenamento in senso
opposto (salendo per il Buzzati e scendendo per il
Cacciatore);per rientrare a valle si imbocca quindi in
salita verso destra la prosecuzione del sentiero del
Cacciatore,risalendo il pendio erboso per ripidi tornanti ed
attraversando qualche facile tratto di roccette fino a
raggiungere il Passo della Stanga (2530mt-20'-5.30h),pochi
metri sotto l’omonima e facilmente raggiungibile cima;da
qui,per facile sentiero e ghiaie,si giunge in breve al
rifugio del Velo (2358mt-30'-6.00h);da qui si inizia a
scendere per il sentiero n.713-721 e,poco dopo,si imbocca la
diramazione verso sinistra per il sentiero attrezzato
Camillo Depaoli (segnavia n.734),che con alcuni brevi e
divertenti tratti attrezzati concentrati all’inizio
(attrezzatura da ferrata consigliata) e lunghi traversi
sotto le pareti occidentali del Cimerlo,conduce ai Prati
Fosne e,in breve,al punto di partenza (1326mt-3.00h-9.00h). Si tratta di un itinerario
sicuramente già noto alle popolazioni locali in tempi
remoti,successivamente riscoperto ed attrezzato a scopo
escursionistico/alpinistico,soprattutto per facilitare il
rientro delle cordate impegnate sulle pareti del Sass Maor.Dal
punto di vista tecnico,a parte un breve
passaggio,l’itinerario non presenta soverchie difficoltà,ma
occorre valutare attentamente il notevole impegno richiesto
dall’elevato dislivello e l’impatto psicologico determinato
da alcuni tratti,sia pure facili,in forte esposizione e su
fondo non sempre molto stabile;proprio per questo si
suggerisce di indossare il materiale da ferrata,caschetto
incluso,per tutta la durata dell’itinerario.L’ambiente è
sicuramente grandioso,in particolare nell’attraversamento
del Boal dei Pissotti,ed è dominato per buona parte dello
sviluppo dalle sovrastanti ripide pareti del versante
orientale del Sass Maor,sulle quali si snodano importanti e
difficili vie di roccia tracciate da assi come Solleder,Manolo,Castiglioni,Koller,Biasin,con
prime ripetizioni solitarie ed invernali di Casarotto e
Giordani.Il percorso è logico ed evidente,ed è accuratamente
segnalato con tracce di vernice (rossa o bianco-rossa) ed
ometti di pietre.Nell’agosto 2005 le condizioni della
attrezzature erano generalmente buone;lungo le cengie la
corda metallica appariva quasi dappertutto sostituita da non
molto tempo,ben tensionata e senza sfilacciamenti sulle
estremità,mentre lasciava un po’ a desiderare (vecchia ed un
po’ troppo lasca) nel tratto chiave lungo il diedrino di 15
metri;in prossimità del Boal dei Pissotti la traversata di
alcuni tratti franosi ed esposti è agevolata da tronchi
orizzontali e manufatti in legno che sostengono i detriti,ma
per un tratto di 7-8 metri tali attrezzature avevano
ceduto,rendendo il passaggio abbastanza delicato (comunque
con ottima fune metallica di sicurezza). |