STAMPA
HOMEPAGE
RELAZIONE
Via
Ferrata Amalia
Jôf Montasio
segnalata da
Lucia Zilli - 2013
Il Jôf di Montasio è la seconda cima per
altezza delle Alpi Giulie dopo il Monte Tricorno (situato in
Slovenia), di cui costituisce il contraltare italiano, e la seconda
cima più elevata del Friuli-Venezia Giulia dopo il Coglians. La Via
Amalia,ex Via dei Cacciatori Italiani,attraversa, passando per la
vetta, il Montasio da nord a sud.PERCORSO
STRADALE
In auto si sale da Dogna-Ud (statale per
Tarvisio, dopo Chiusaforte) si seguono le indicazioni per la Val
Dogna e il rifugio Greco percorrendo la strada per 18km, in parte
asfaltata,fino ad arrivare a Sella di Sampdogna.
AVVICINAMENTO
Dalla Sella Sampdogna ci si inoltra per una
carrareccia (ben segnalata) e dopo 10 minuti si arriva al rifugio
F.lli Greco-1395mt. Da quest'ultimo si prosegue lungo sentiero
611,all’inizio in falso piano, poi proseguendo per una lunga discesa
ed aggirato il costone si risale brevemente la Fossa Carnizza. Da
qui si continua, ancora in falso piano superando il corso asciutto
del rivolo alla base della fossa e ritrovandosi,quindi, i 200mt di
dislivello fino al bivacco nei brevi e ripidi tornanti che,
risalendo una spalletta, accedono ad un pianoro immerso tra fitti
mughi. In breve si arriva al bivacco Stuparich,piccolo, ma piuttosto
accogliente. Superato il bivacco si procede verso l’attacco della
Via risalendo un sentiero tra mughi e rocce bianche arrotondate.
Gradualmente si raggiungono le prime ghiaie sotto l’imponente
muraglione che s’innalza verso le bastionate rocciose a nord del
Montasio.
LA FERRATA
L'attacco della via attrezzata si trova
"nascosto" dietro una spalla arrotondata. Le attrezzature,che sono
state rinnovate nel 2007,termineranno però presto per lasciar posto
a facili passaggi di arrampicata in libera. Il primo tratto
attrezzato è di riscaldamento, non ci sono difficoltà rilevanti, il
percorso si presenta ben appigliato su roccette facili. Si procede
con la stessa tranquillità anche un po’ più avanti quando la roccia
si fa più ripida, sfruttando delle fessure ben attrezzate che
salgono a gradoni lungo la parete. Dopo un breve tratto più
verticale con traverso l'ingresso in un primo intaglio e seguendo a
destra sormontiamo un tratto verticale che immette in un secondo
grande intaglio nella parete nel quale si entra e ci si abbassa
leggermente per uscirne dalla parte opposta. A breve si trova il
tratto più impegnativo pur con difficoltà contenute e più
precisamente una fessura verticale attrezzata con dei pioli che
risalgono la parete per una decina di metri e con un "po’ di
braccia" si guadagna la parte alta del passaggio. La Via
prosegue,facile, risalendo dei gradoni di roccia che fiancheggiano
un canalone abbastanza ripido fino ad una forcella erbosa può essere
consigliabile effettuare una prima sosta. La via attrezzata in
pratica finisce qui, su di un pendio erboso che domina la grande
conca del ghiacciaio a sinistra e le pareti discontinue che scendono
dalla Cresta dei Draghi a destra. Ripreso il cammino, si punta un
ampio canalone di rocce bianche e arrotondate , dove si alternano
tratti di sentiero a roccette dove ci si aiuta con le mani. Si trova
ancora qualche spezzone di cavo piuttosto usurato dove conviene
testarne la tenuta prima di farci affidamento. Si sale ancora, un
po’ a destra, poi a sinistra, seguendo i segni bianco/rossi e ometti
di pietra fino a raggiungere un ghiaione pensile su cui è adagiato
un largo nevaio il cui attraversamento varia naturalmente di anno in
anno. Ancora un ripido prato verde che aggira un costone esposto
verso la Val Saisera. Aggirato il costone ci si ritrova sotto un
ripido pendìo misto di rocce ed erba da risalire direttamente verso
la sua sommità con l'ausilio, peraltro non indispensabile di uno
spezzone di cavo. Si prosegue fino alla cresta, ovvero la parte
iniziale della “schiena” del drago di J. Kugy (la Cresta dei
draghi). La cresta è stretta ed esposta. Più avanti ci si trova a
scendere per un circo erboso molto inclinato ed esposto , per poi
risalire dalla parte opposta nelle stesse condizioni; mantenere la
concentrazione su questo sentiero insidioso ed esposto è d'obbligo,
con il fondo composto d’erba, terriccio umido e la stanchezza che si
fa sentire, uno scivolone sul pendìo potrebbe essere fatale. Si
attraversa il lato ovest del Montasio immersi in un ambiente
fantastico e severo, roccia scura sopra, ghiaie e baratri sotto.
Dopo aver attraversato un piccolo tratto di parte con difficoltà di
I e II° grado, ci si trova sulla “Grande Cengia”, una stradina che
aggira le pareti del Montasio fino alla Forca dei Disteis.
Attraversata la Forca, in pochi minuti si giunge al bivacco
Suringar-2430mt. Dal bivacco, si prosegue verso la vetta attraverso
il canalone Findenegg, con facili passaggi e gradoni di roccia.
Verso la fine una strozzatura di II° grado e in seguito un’altra
breve paretina sempre attorno a quella difficoltà costituiscono i
punti chiave dell’itinerario. Quindi si risalgono gli ultimi
sfasciumi fino ad uscire sulla stupenda cresta ovest del Montasio
dove una vista mozzafiato si apre piano in ogni direzione. Si
“cavalca” letteralmente la cresta fino ad arrivare alla vetta-Croce
e piccola campana.
DISCESA
Dalla vetta si inizia a scendere lungo
l'interminabile e noiosa via normale al rifugio di Brazzà. Si
percorre senza difficoltà di rilievo una larga e panoramica cresta,
in discesa alla Forca Verde-2587mt,poi giù a destra si superano erti
pendii e qualche facile salto attrezzato giungendo alla lunga ed
aerea Scala Pipan-60mt. Finita quest'ultima si continua a scendere
fino alla Forca dei Disteis -2241mt- e da qui,tramite sentiero od
eventualmente una deviazione/scorciatoia lungo un ripido ghiaione,si
giunge al rifugio G. di Brazzà-1660mt e successivamente ai Piani di
Montasio-1500mt. Possibilità di trovare ristoro presso la
Malga-Agriturismo "Montasio". Il ritorno termina alle Casere Parte
di Mezzo,in direzione di Sella Nevea,a circa 40' dal
rifugio,dove,secondo questo tipo di traversata,è necessario aver
provveduto ad una seconda auto.
CONSIDERAZIONI
La grandiosità del percorso e il suo notevole
sviluppo nonché la tipologia della progressione in alcuni tratti non
attrezzati,ne fanno una via alpinistica di tutto rispetto. Volendo
si può dormire all'accogliente bivacco Stuparich,per partire la
mattina freschi. Dopo il bivacco Suringar,in caso di necessità,si
può evitare la salita alla vetta "tagliando" per la grande cengia ed
arrivare in breve ai piani del Montasio. Come già citato nella
relazione,l'attraversamento dal rifugio Greco al rifugio di Brazzà
richiede necessariamente l'utilizzo di due distinti mezzi di
trasporto.
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