Finalmente riesco a fare la prima uscita della stagione e, dopo aver scartato i Monti del Sole in attesa di info su un paio di sentieri, mi rivolgo alla zona degli Spiz di Mezzodi', con un itinerario relativamente basso (sotto i 2200) visto l' inverno prospero di neve...
Ma cominciamo.
Arrivo a Forno di Zoldo e mi avvio sul sentiero 531 in direzione Casera Col Marsang, inizialmente costeggiando con saliscendi il corso del torrente Mae' fino all' altezza del Lago di Pontesei
La foto non rende ma la Civetta e' ancora in veste invernale
Avanti per il bosco, si comincia a salire
a un certo punto mi giro e spunta la mole possente del Pelmo che domina su tutto
cammina cammina, arrivo alla Casera Col Marsang dove faccio qualche minuto di sosta
c'e' un varco tra gli alberi, e si apre una spettacolare veduta su Bosconero e Rocchette, spaziale!!!!
Poco dopo la casera ecco il bivio: prendo il sentiero 532 e inizio a risalire il bosco, a volte lungo canali ripidi ma miacevoli, fino a sbucare nella zona di Col Pelos (e gia' il nome e' un programma )
Finalmente esco dal bosco e passo ai mughi, ambiente a me piu' congeniale
Il panorama resta su Bosconero e Rocchette, non che la cosa mi dispiaccia eh
arrivo presso la cresta del Col Pelos ed il panorama inizia a cambiare...
davanti a me si spalanca l' ingresso del magico mondo degli Spiz di Mezzodi'
E' qualcosa di favoloso, e pensa che e' solo l' inizio, l' antipasto!
e a farmi aumentare l' acquolina, dietro di me spunta in tutta la sua interezza il Pelmo
e spuntano pure i suoi dirimpettai, Sorapiss e Antelao!
Il paesaggio qui e' da urlo e mi fa passare la fatica
All' altezza di Forcella di Col Pelos prendo il sentiero 533 in direzione La Porta: il bivio non e' segnalato di modo che l' ignaro turista non vada a prendere il 533 per errore, in compenso chi lo prende volutamente, qualche metro dopo trova la conferma di essere sulla strada giusta con una scritta su una roccia: 533 - La Porta.
Questo fatto mi insospettisce ma vado avanti, sto posto ha un' attrazione magnetica per me
Il sentiero non e' il massimo come fondo ma ci sta', poi co sto paesaggio passa tutto
arrivo alla base del canale finale verso la testata della Val de Doa: bene adesso ho capito perche' il bivio non era segnalato: il posto e' bellissimo, ma la schifo-merda-sbifido-marcio-frano-pestilenza del terreno gli e' direttamente proporzionale... viene descritto come un ghiaione, ma ormai il ghiaione e' tutto a valle e qua resta solo il marcio: un mix di ghiaino putrescente che frana solo a guardarlo, nei punti piu' rognosi non puoi neanche appoggiarti che ti frana sotto le mani, mentre salgo penso che non augurero' neanche al mio peggior nemico di farlo in discesa...
Minchia non so cosa mi aspetta...
per di piu' spesso perdo pure i segnavia perche' o sono finiti di sotto con le frane (che a occhio qua frana un giorno si e quello dopo pure) o perche' la salita piu' "consona" non c'entra na mazza con quanto indicato da loro perche' nel frattempo e' venuto giu' di tutto...
amen, la direzione e' quella, si vede una traccia piu' in su, punto a quella e tra porchi e saracche vado su...
Finalmente arrivo di sopra e il panorama mi ripaga delle 2 ore eretiche
anche l' attraversamento di questo nevaietto risulta facile dopo quella bestialita'...
anche se poi costeggiarlo per scendere il canale... n'altro round di ghiaio-fango-marciume...
torno a camminare su terreno umano e lo spettacolo ancora una volta fa dimenticare tutto, e' inebriante
Ultimo canale da risalire per la forcella, questa volta pero' la salita e' piacevole
Piu' salgo piu' mi ubriaco di panorami
e arrivo a trovarmi di fronte il trio delle meraviglie:
Pelmo, Sorapiss, Antelao; non faccio salti di gioia solo per non finire di sotto
L' euforia pero' si smorza presto: a Forcella La Porta trovo il canale di discesa sommerso di neve
Da su non si capisce quanto in basso arrivi la neve ma non mi ispira niente ma niente di buono: fa un caldo becco, rischierei di far partire una slavina e di trovarmi a fondovalle con 2 metri di neve sopra la testa...
SI TORNA INDIETRO, facendomi in discesa quel sentiero che non volevo augurare neanche al mio peggior nemico.