Non si può andare a lavorare tutto il giorno sapendo di pagare così la pensione a due come voi. Che Scandalo!
Quando sono stato io sulla Baba Grande non ho trovato nè difficoltà alpinistiche nè bolli.
Più che altro, diciamo, mi ha accolto una fauna ostile.
E' l'autunno del lontano 2017 quando, stufo di leggere cazzate su un noto forum di montagna, salgo a bordo di una Panda di cortesia e mi spingo ai confini della civiltà, in una remota valle detta Resia.
Attento a non fare fuori anche l'auto di cortesia, parcheggio il bolide qualche tornante più sotto della Malga Coot.
Muovendo timidamente un passo dopo l'altro, arrivo nei pressi della malga, ormai chiusa.
Il silenzio e la desolazione di certi posti sono tra gli aspetti per me più gratificanti di un'escursione compiuta in solitaria.
A condire il silenzio, di tanto in tanto, intervengono il fruscio del vento ed il verso caratteristico di qualche animale, perlopiù volatili.
Dico perlopiù perchè il silenzio viene a tratti interrotto dal grido di dolore di una mucca, che pare in difficoltà. Alle mie spalle avanzano tre uomini, forse i malgari, che si dirigono fuori dal sentiero in direzione dell'animale presumibilmente ferito. Se da un lato non si può fare a meno di sentire le urla strazianti della povera bestia, dall'altro si fa spazio un verso differente, dal tono molto più cupo e minaccioso. Non sembra essere quello di un animale in difficoltà, anzi.
L'ho visto solo in televisione e forse allo zoo, ma mai allo stato brado.
Eppure il verso è quello.
Non può essere una mucca.
Non lo vedo ma lo sento abbastanza vicino da preoccuparmi seriamente.
Tutta la poesia di poco fa all'improvviso svanisce.
"Questo qui è proprio un cazzo di orso!" penso tra me.
In queste zone del Friuli, al confine con la Slovenia, si aggirano non di rado degli orsi.
Pochi ma costanti sono ogni anno gli avvistamenti della gente, locale o meno, che frequenta luoghi come la Val Resia, la Val Bruna o la Val Saisera. Un esemplare è stato avvistato perfino nella più occidentale Val Tramontina.
Sono sufficienti due minuti di ricerca sul web per trovare conferma.
Riporto un articolo di giornale fra i vari, dove si parla di un orso bruno colto da una fototrappola proprio qui in Val Resia.
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udin ... refresh_cePaura eh? Allora provate a pensare come mi sono sentito io, da solo e con l'orso affamato alle calcagna.
Uscito di buon passo dal bosco che si trova sopra la malga, mi fermo per un paio di minuti davanti ad una casera, da dove si scorge il canale di risalita al bivacco Costantini e la Baba Grande che con la sua propaggine lo sovrasta.
Poco sotto la casera, da una spalla erbosa che ospita un rudere, riesco a vedere i malgari che, fra una bestemmia e l'altra, provano ad aiutare l'animale ferito.
Tornato sui miei passi, inizio a risalire il canale che porta al bivacco ma vengo continuamente disturbato nell'animo dal ruglio dell'orso.
Proseguo e tra me penso "Vabbè dai, vuoi mica che mi venga dietro fino in cima?"
A metà del canale, però, mi sorgono altri dubbi "E quando poi dovrò ridiscendere? Troverò ancora l'orso? Dove sarà andato nel frattempo?". Paranoie.
Almeno ora so che si trova nel bosco e, volendo, posso tornarmene indietro.
Allora, ormai che parlo da solo a voce alta, esclamo "Fanculo alla Baba Grande!" Mi giro e torno indietro a gambe levate.
All'altezza della casera, cartina alla mano, valuto la possibilità di aggirare l'orso, ma niente da fare: non ci sono sentieri alternativi che mi riporterebbero in tempi utili alla macchina.
Allora ripercorro il sentiero dell'andata fino alle porte della selva oscura di dantesca memoria, ma il ruglio, anzichè diminuire, aumenta sempre di più.
"Cazzo! Gli sto andando dritto tra le fauci mi sa". Il fatto di essere soli, poi, non aiuta psicologicamente. Adesso a farmi compagnia c'è la paura di morire sbranato.
Mi guardo attorno alla ricerca di qualcosa che assomigli ad un'arma e trovo un bel sasso. Se mi si avvicina glielo tiro in testa e scappo.
Invece che entrare nel bosco, noto alla mia destra dei tronchi di legno ammassati in parte al sentiero e, dietro di essi, la traccia lasciata verosimilmente dal fuoristrada di qualche boscaiolo.
Ciò significa che seguendo questa pista arriverò prima o dopo alla strada asfaltata.
Con il cuore in gola e il sasso nella mano, mi faccio strada nel bosco e mi giro ad ogni piè sospinto per vedere se l'orso mi insegue.
Vi giuro che certe situazioni sono davvero pericolose: un ateo come me rischia addirittura di trovare la fede in Dio e di iniziare a pregare.
Quando la traccia finalmente mi conduce sulla strada asfaltata, non vi dico che gioia ho provato nel rivedere la Panda di cortesia...Non mi sono tolto neanche gli scarponi, sono montato in macchina e via veloce come un aereo da caccia.
Quando l'ho raccontata, questa storia ha fatto ridere tutti.
Spero di aver strappato un sorriso anche a due orsi brontoloni come voi due.
"Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò" (L. Cherubini)