A distanza di solo una settimana, eccomi ancora in Carega con l'intenzione di visitare un'altra parte a me poco nota di questo bel gruppo e salirne la cima più alta.
Benchè queste siano le Montagne più vicine come distanza da casa (eccezion fatta per l'Appennino, ovviamente) non le ho mai frequentate in modo molto assiduo, ma solo occasionalmente.
In particolare non ero mai stato su Cima Carega.
Ma finché la gamba va, c'è il modo di rimediare. E così eccomi in auto diretto alla volta della valle dell'Agno, in una mattinata piuttosto nebbiosa in pianura ma con la giornata che si prospetta ideale in Montagna, e con in testa un programma fitto fitto.
Partenza da Campogrosso, salita per la Val di Pissavacca fino a Cima Carega, traversata verso l'Obante con eventuale salita a Cima Mosca e rientro a Campogrosso attraverso le Guglie del Fumante percorrendo parte del sentiero "alpinistico" percorso la settimana scorsa ma in senso opposto.
Questo autunno sembra più una coda d'estate, ma le ore di luce si stanno comunque rapidamente riducendo e quindi la partenza presto è d'obbligo. Nonostante ciò, a Campogrosso ci sono già diverse auto parcheggiate e mi sa che, vista la giornata, la zona è destinata a riempirsi parecchio.
Imbocco la strada (chiusa alle auto) che scende in Vallarsa e la prima foto è per il gruppo del Fumante, a cui fanno splendida cornice gli infiniti colori dell'autunno.
La strada scende con piacevole pendenza ed è anche altrettanto piacevolmente deserta. L'orario mattiniero aiuta, ma ho idea che questa zona non sia fra quelle più battute del gruppo.
Si scende per circa 3Km perdendo un 200m di dislivello, quando, in corrispondenza di un ponte, un cartello indica il bivio per la Val di Pissa Vacca.
Ora si abbandona la strada e inizia quello che noi "malati" di Montagna chiamiamo "divertimento" ma che le persone "normali" definiscono in tutt'altro modo...
Si sale seguendo il greto di un torrente, ma lo si abbandona presto per inoltrarsi all'interno del bosco.
La pendenza è notevole e senza soluzione di continuità, e mi metto subito in difesa. Se tutto il dislivello viene superato in modo così ripido, devo dosare bene le energie e salire con molta, molta calma senza bruciarmi subito tutte le riserve.
Oltre il bosco si rientra sul greto del torrente, sempre piuttosto ripido, in un bell'ambiente isolato e selvaggio.
Ambiente di vajo, anche se non così stretto come altri della zona.
Ogni tanto ci si para davanti qualche salto di roccia, da superare con brevi arrampicate divertenti e mai troppo impegnative.
La pendenza, sempre elevata e costante, inizia finalmente a diminuire in corrispondenza della Conca del Cherlong. Un ambiente, questo, superbo, dove è d'obbligo fermarsi qualche attimo per riposare e per godere della vista del Pasubio, proprio di fronte a noi, addobbato anch'esso della propria veste autunnale.
Meglio approfittare, dicevo, di questa occasione per fare qualche foto e prender fiato, perché più avanti la situazione tende decisamente a peggiorare
Ci aspetta infatti una ripida quanto scomoda risalita dell'instabile ghiaione che scende dalle cime che contornano la conca. Una bella ravanata, due passi avanti e uno indietro, stando attenti a non smuovere il materiale più grosso.
L'ambiente qui è davvero maestoso. La traccia che attraversa il ghiaione in orizzontale e quel forcellino là di fronte fanno venire idee strane...