Ho già scritto che a volte mi vengono delle "idee improbabili" ?
Sono idee che si materializzano nel cervello all'improvviso e che vengono subito riconosciute come assurde. Ma, altrettanto rapidamente, queste mettono radici diventando una sorta di chiodo fisso e a quel punto io conosco solo un modo per togliersele dalla testa...
L'altro giorno pensavo con una punta di malinconia ai tempi della mia giovinezza, quando, per affrontare le dure salite alpine, mi allenavo in Appennino compiendo pazze traversate.
Eccone una sul mio diario: Giugno 1975 - crinale da Lizzano in Belvedere (640m) a Punta Sofia (1939m) passando per Monte Pizzo (1194m), Monte Grande (1531m) e La Nuda (1827m). Fatta di corsa!
"Fatta di corsa!" ???
Fra i punti di partenza e di arrivo c'è un dislivello di 1300m, ma, come tutti i crinali che si rispettino, anche questo crinale "un poco scende e un poco sale" .
In questo caso lo "scende" e le conseguenti risalite valgono ulteriori 500m, portando il totale a 1800m, metro più metro meno
Ed ecco arrivare l'idea assurda: rifare la medesima cosa dopo più di quarant'anni. Una pazzia, ovvio, ma... ...zacchete! Appena finito di formulare il pensiero e l'idea mi si è già inesorabilmente insediata nella zucca.
Ora mi tocca andarci, ma qualche concessione allo "stoppino quasi esaurito" bisogna pure che la faccia . Quindi stavolta non andrò di corsa, ma con passo lento e regolare, che alla mia età 1800m di salita si fanno dare del Voi.
Comunque sia, pazzo a sufficienza, o no ?
Così eccomi qua a Lizzano, in una mattina che doveva essere di sole e invece è tutto coperto, tanto che per arrivare qua ho pure preso la pioggia! E con buona pace delle previsioni meteo.
Ma quando si fa una mattana, bisogna farla fino in fondo. E allora decido di "crederci" e vado su a dispetto dei nuvoloni. Se il sole ne avrà voglia verrà fuori, io devo togliermi il chiodo.
Mi aspettano 4 cime e 3 balzi con altrettanti tratti cosiddetti "alpinistici": il balzi dell'Angelo Perduto, i balzi del Fabuino e i "famosi" balzi dell'Ora.
E allora via sul sentiero 125 in una zona che non visito da tanti, tanti anni ma che ricordo ancora abbastanza bene. I pendii boschivi sopra l'alta valle del Silla sono fra i luoghi più suggestivi e selvaggi della zona e questo sentiero vi si addentra in profondità.
La salita è subito decisa, con pendenze importanti mentre si traversa a sinistra in direzione di Pianaccio. Giunti a un certo punto, in corrispondenza della cresta che scende dal Monte Pizzo, c'è il primo checkpoint. Qua il sentiero si divide e si inizia a percorrere la dorsale che porterà, attraverso i balzi dell'Angelo Perduto, fin sulla vetta del Monte Pizzo.
Mano a mano che si sale, la cresta diventa sempre più stretta e dalle brume, in mezzo alla vegetazione, iniziano a comparire i primi affioramenti rocciosi. Ci sarebbero anche dei bei panorami sulla valle del Silla, ma le nuvole basse ancora me li precludono alla vista.
Ed eccoli qua, i balzi dell'Angelo Perduto. Ma quant'è evocativo questo toponimo! Sono tanti, in Appennino, i nomi dati dalla fantasia popolare a luoghi che da sempre hanno stimolato la curiosità degli abitanti locali. Questo dell'"Angelo Perduto" lascia intendere a chissà quali epiche battaglie fra il bene e il male avranno visto gli antichi svolgersi a cavallo di questo crinale.
Tratti ripidi di sentiero alternati a fasce rocciose a blocchi di arenaria con passaggi di I grado giustificano pienamente la connotazione "EE - alpinistico" di questo tratto.
La cresta dei "balzi" porta direttamente in vetta al Monte Pizzo, il secondo checkpoint della giornata. Qui il panorama si apre verso il resto del percorso: il Monte Grande, la Nuda e laggiù in fondo Punta Sofia. Di strada da fare ce n'è ancora ma almeno la copertura nuvolosa se n'è andata e a lasciato il posto a un cielo sereno e terso.
La vetta del Monte Pizzo, purtroppo, è abbastanza antropizzata, fra la stazione a monte della seggiovia (ormai dismessa da decenni ma mai smantellata), un "adventure park" zeppo di scalette e ponti tibetani stesi fra gli alberi e, unica presenza accettabile fra tutte, una piccola chiesetta in sasso con tanto di campanile.
C'è persino la strada per raggiungere la vetta, tutto un altro mondo rispetto al versante appena salito, ma basta proseguire sul 125 verso il Monte Grande per ritornare subito a godere di quel senso di isolamento che è ciò che vado cercando quando mi rifugio in Montagna.
Ora il sentiero scende a raggiungere la Bocca delle Tese, posta sul fondo dell'insellatura fra il Monte Pizzo e il Monte Grande.