Saluto l'Amico che mi ha dato ospitalità (ciao Duccio, grazie per la bella serata trascorsa a parlare di Montagna e di "bei" tempi) e mi accingo ad affrontare la meta che mi sono dato per questa mia seconda giornata nel regno del marmo: il monte Pisanino per la via normale.
Il monte Pisanino è chiamato il Re delle Apuane, difatti è la cima più alta di tutto il gruppo ed è anche decisamente imponente, quindi merita appieno il suo titolo.
La via normale che ne raggiunge la cima è un percorso "non ufficiale" indicato da qualche semplice segno blu, ed è una delle salite escursionistiche più interessanti che si possano fare da queste parti.
L'attacco parte poco al di sotto della Foce di Cardeto, che chiude la val Serenaia.
Per descrivere il luogo ho una sola parola: selvaggio. Proprio sopra di me si eleva l'aspra cresta che conduce in cima al monte Cavallo, mentre dall'altra parte della foce precipitano le rocciose pareti degli Zucchi.
Per raggiungere l'attacco proveniendo dalla val Serenaia, occorre attraversare la Foce di Cardeto e scendere dalla parte opposta per circa un centinaio di metri sul sentiero "ufficiale", fino a un masso, sulla sinistra scendendo, con la scritta "Pisanino" in vernice blu.
Già da qui si può intuire la bella e lunga traversata in costa al versante sud degli Zucchi di Cardeto, che porterà fin sotto alla parte terminale del Pisanino.
C'è poco più che una traccia, in diversi punti completamente invasa dal paleo, segno della bassa frequentazione di questo itinerario.
Ogni tanto si affronta con semplice arrampicata una fascia rocciosa o si attraversa una stretta cengia esposta (ma la traversata è tutta stretta ed esposta ).
Non è tecnicamente difficile, in qualche punto si riesce persino a mettere un piede a fianco all'altro ma occorre continuamente prestare la massima attenzione.
Non ci vuole molta fantasia per immaginare le conseguenze di una scivolata e la vera difficoltà di questa traversata risiede proprio in questo: tanta concentrazione dal primo all'ultimo passo, perchè non c'è margine per sbagliarne nemmeno uno.