E' la terza volta che provo ad inserire la salita verso il Rifugio Ai Caduti dell'Adamello in un giro ad anello, ed è stata la volta buona. 3 anni fa sono salito dal lato del sentiero attrezzato Matarot (arrivati al rifugio ma ridiscesi in giornata dalla stessa parte). L'anno scorso siamo saliti dal rifugio Mandrone ma causa tempi lunghi ci siamo girati una volta messo piede sul ghiacciaio e siamo ritornati dalla stessa. Quest'anno ci riproviamo, ma dormendo al rifugio. La famiglia è al mare, quindi prendo l'occasione per organizzare questo bel giro. Partenza da malga Bedole, in val Genova, salita fino al rifugio Mandrone, Laghetti e via verso il ghiacciaio e il rifugio alle Lobbie per cena e nanna. L'idea nel secondo giorno era di fare qualcosa lì in zona prima di scendere, purtroppo le previsioni del tempo sono peggiorate prevedendo pioggia nel primo pomeriggio quindi abbiamo optato per una sveglia ritardata e un rientro tranquillo, dal sentiero Matarot
L' inizio dell'avventura è al parcheggio di malga Bedole, in cima alla val Genova
Raggiunto in 10 minuti il rifugio Bedole (circa 1.650 m) si prende il sentiero che sale verso il rifugio Mandrone
Dal sentiero si riesce sempre a scorgere i 2 ghiacciai, a sinistra quello delle Lobbie e a destra quello del Mandrone, con le relative cascate dovute al disgelo
Una volta giunti nei pressi del rifugio una visita al centro studi glaciologici è d'obbligo e molto interessante. Vicino c'è anche una vecchia caserma distrutta dai bombardamenti nella prima guerra mondiale
Passato il rifugio il sentiero scende verso una bellissima zona di laghetti e passerelle sull'acqua
Il sentiero ricomincia a salire, e a circa 2500 m di quota si inizia a "pestolare" sulla neve, fino ad arrivare...
Alla vedretta della Lobbia, il passo che dà l'accesso al ghiacciaio. Lo spettacolo che ci si apre davanti è spettacolare, e anche se non è la prima volta che lo vediamo restiamo a bocca aperta. E' anche la prima volta che lo attraversiamo completamente, quindi c'è anche un po' di inquietudine, dovuta anche a sporadici rumori dovuti al movimento del ghiaccio (lontani rumori, per fortuna)
Una bella traccia da seguire c'è, inforchiamo i ramponi, picozza in mano e via
La neve è abbastanza compatta e si vede ogni tanto il ghiaccio riaffiorare, molto diverso dall'anno prima, dove di neve non c'era nessuna traccia e si camminava su ghiaccio vivo...
La giornata continua ad ingrigirsi, per fortuna tende a stare nella zona tra la val Genova e la Presanella (completamente coperta da nubi scure). Sentiamo tuoni in lontananza... è meglio affrettarsi!
Nella neve non è però facile camminare veloci, tiene abbastanza bene ma ci sono alcuni punti dove "sfonda" fino al ginocchio
Il sollievo nel vedere un piccola "punta" del rifugio è veramente tanto. Ma non è ancora finita, c'è una gran bella salita da fare, tutta nella neve
Ok guardare sempre avanti, ma anche un occhio indietro verso la strada che abbiamo fatto non è affatto male! Peccato che il temporale si avvici, sentiamo i tuoi sopra di noi e penso che avere una picozza in mano non sia affatto una buona idea. Ultimo sforzo e alle 15.00 del pomeriggio riusciamo a mettere piede nel rifugio, riuscendo a prendere solo di striscio una grandinata
E' tempo di relax, di un buon tè caldo e dell'accoglienza del rifugista Romano (di nome, non di fatto) e di tutto il suo staff. Verso sera il tempo migliora e lascia intravedere la bellezza e la magia del posto in cui ci troviamo:
Cresta Croce
Cima Adamello, coperta di nubi con il Pian di Neve al di sotto
E uno dei tramonti più belli che abbia mai visto. Si chiude così la prima giornata, ovviamente dopo una buona cena e un paio di grappini della casa.
Il risveglio ci ha trovati un po' provati dalla "tirata" del giorno prima, e viste le previsioni avverse ci prepariamo, con molta calma, a ripartire verso la val Genova, attraverso il sentiero attrezzato Matarot
Solo a casa mi accorto che purtroppo ho involontariamente cambiato un'impostazione della macchina fotografica, quindi tutte le foto fatte la domenica erano decisamente sovraesposte, il che vuol dire, in un ambiente innevato e completamente bianco, inguardabili. Dopo un po' di Photoshop ne sono riuscito a salvare solo un paio, che vi "propongo"
Il rifugio, visto dall'altare di Giovanni Paolo II
A partire dal rifugio fino all'attacco della ferrata non si smette di "pestare" nella neve.
Quasi arrivati all'attacco della ferrate, che abbiamo percorso con imbrago e kit, dato che il porfido bagnato è scivolosissimo e rischiare una caduta adesso non ha senso.
La cascata, che porterà acqua, e noi, fino al rifugio Bedole. Prima su sassi e zone di frana poi su boschi e una tranquilla camminata, fino alla macchina.