Dopo 10 giorni di maltempo pressocché continuo posso finalmente chiudere il conto in sospeso con la dorsale dei Solaròli, sul Monte Grappa: una lunga cresta lungo cui i nostri Soldati hanno scritto pagine tragicamente epiche durante l' ultimo anno della Grande Guerra.
Avendo già fatto l' arroccamento nel giro precedente, riparto proprio da dove avevo cambiato giro, ovvero Pian de la Bala, dove l' arroccamento di Val del Lastego sbuca sulla Strada Generale Giardino.
Arrivato al comodo parcheggio mi preparo e mi avvio lungo la comoda strada di servizio di Malga Val Vecchia: che dire, la giornata promette bene!
La strada sale piacevole tra i pascoli, e subito incontra i ruderi di Casone Val di Melín
proseguo trotterellando tranquillo tra il verde, l' ambiente è estremamente rilassante
intanto mi godo il panorama sui due dirimpettai: Boccaór e Meatte
Arrivo cosí a Malga Val Vecchia, non piú monticata ma che apre le domeniche come rifugio, e da qua mi collego al sentiero 151 per Cima Grappa
La musica da qua cambia: il sentiero infatti si infila nel bosco e inizia subito a pestare ripido!
Quando ne esco arriva la brutta sorpresa: il cielo terso di neanche un' ora prima ha lasciato il posto a nuvoloni che si rincorrono
Quando arrivo a Cima Grappa il Sacrario è già avvolto...
Bon, facciamo buon viso a cattivo gioco, e mi consolo alla Casa "Armata del Grappa" con una fetta di sacher, che ci sta sempre
Qua noto con piacere che una scuola ha portato i bambini a visitare il sacrario e le trincèe, con la guida dei volontari dell' ANA: bravi!
Bon, arriva il momento di mettersi in marcia: prendo il sentiero 156 con destinazione Valderòa, l' estrema propaggine di questa dorsale insanguinata.
Inizialmente il sentiero non segue la linea di cresta, occupata da quella che durante la Guerra Fredda era l' area di comando e controllo di "Gelo", il 64° Gruppo Intercettori Teleguidati dell' Aeronautica Militare (per chi fosse interessato all' argomento suggerisco una visita a Passo Coe, Folgaria, dove l' area di lancio di "Tuono", il 66° Gruppo I.T., è stata trasformata in museo ( http://www.basetuono.it ) ed i cui curatori hanno recentemente pubblicato il libro "Cieli Fiammeggianti" ( http://www.itineraprogetti.com/home/84-cieli-fiammeggianti-9788888542720.html traduzione del comando di prontezza "blazing skies"), segue invece una carrareccia di guerra che aggira a mezza costa la parte sommitale
A destra il panorama si spinge verso Val delle Mure, Boccaòr, Meatte e avanti fino a Cima della Mandria
Davanti invece, aggirato lo "sperone", si manifesta tutta la dorsale che andrò a percorrere
Il sentiero in breve arriva a toccare la linea di cresta: da qua procede dritto lungo la linea
La strada invece tiene la sinistra e poi scende dolcemente verso la Val delle Bocchette
Qua inizio anche ad incrociare le prime trincèe: diventerenno una presenza costante lungo tutta la cresta
Arrivo cosí al bivio di Croce dei Lèbi, bivio molto importante perché da qua si possono costruire gli itinerari piú svariati sia in cresta, sia verso Val delle Mure, sia verso Val delle Bocchette.
Sempre dritto, adesso il sentiero sta leggermente basso in versante Mure
Per poi tornare in cresta all' altezza della Malga Valpore di Cima, monticata a pecore e capre che... quest' anno sono in ritardo!
Dal lato opposto invece le mucche di Malga Mure sono state le prime ad arrivare, e stanno pascolando allegramente sui pascoli ai piedi delle Meatte
Chiudo gli occhi un momento, mi lascio coccolare dal loro concerto...
Quasi cent' anni fa, chi si trovava qua non poteva permettersi di chiudere un occhio, se li chiudevi era per sempre, e la musica d' accompagnamento era costituita dallo schiocco delle pallottole sopra la testa, il rumore dei proietti d' artiglieria che sembrava "rumore di ferraglie rotolanti", esplosioni, urla, pianti, bestemmie, preghiere, ordini...
Oggi, a cent' anni di distanza, questo monte e le sue valli sono tornati alla loro vocazione pascoliva, ed è dolce chiudere gli occhi ed abbandonarsi allo scampanellio delle mucche... chiudi gli occhi, ti rilassi e ti lasci andare, godendoti ogni secondo perché sai che quando tornerai a casa saranno clacson, sirene, frenate, accelerate...
Bon, è ora di ripartire, mi guardo un attimo alle spalle, mmm Cima Grappa completamente coperta, bon bon...
Mi rimetto in marcia lungo la trincea
Questo è il panorama che vedevano gli Alpini sporgendosi
Adesso il sentiero si abbassa nuovamente
fino ad arrivare al Monte Casonèt, con la caratteristica croce
Da qua proseguo puntando al Col dell' Orso
questo tratto è molto leggero, ed è reso ancora piú piacevole dal continuo scampanellio che sale dalle malghe della Val delle Mure: ci sono proprio sopra!
Raggiungo anche questa cima, da dove in breve si può raggiungere il Bivacco Scopel
mentre dal versante opposto si può tagliare verso Malga Salaròl
Mi rimetto in marcia lungo la dorsale
e raggiungo la prima croce del Monte Salaròl
Da qua proseguo sostanzialmente in falsopiano
fino a raggiungere la seconda croce, dedicata ai battaglioni "Aosta", "Levanna" e "Val Toce" del 4° Reggimento Alpini
Resta adesso l' estrema propaggine della dorsale: il Valderoa.
Scendo quindi verso la sella che lo separa dal Salarol
Da qua si ha una bella visuale sulla dorsale del Fontanasecca, altra tomba di eroi
Comincio la salita al Valderoa, l' ultima prima della lunga discesa verso Val delle Mure, e subito incontro la lapide a ricordo dell' eroica resistenza dei battaglioni "Feltre", "Val Cismon" e "Monte Pavione", i tre battaglioni feltrini del 7° Reggimento Alpini, i cui uomini qua combattevano vedendo i loro paesi, a fondo valle, occupati dal nemico.
Salendo questa estrema propaggine, gli ingressi dei ricoveri si sprecano, ce ne sono in continuazione
La cima è disseminata di croci e lapidi, non potrebbe essere diversamente data l' intensità delle battaglie che qui si sono svolte
tra tutte, desta la mia attenzione quella dedicata a Guido Corsi, cui è dedicato un bellissimo rifugio sullo Jof Fuart.
Bon è il momento di rimettersi in marcia, abbandonando gli scenari bellici per scenari piú bucolici: torno dunque alla sella, da dove prendo il sentiero 157 per Val delle Mure
dopo una breve discesa, il sentiero si tiene piacevolmente a mezza costa
con vista sulla dorsale del Medata
Arrivo cosí a Casera Solaròl, che prima avevo visto dall' alto
In teoria, come Casera Valpore di Cima, dovrebbe essere monticata a pecore e capre, ma anche qua mi sa che sono in ritardo... strano però, pensavo di trovare il gregge che avevo incontrato a Casone Boccaòr l' altra volta...
Da qua il sentiero segue brevemente la strada di servizio
e mi regala il piacevole incontro con una femmina di cervo
poi va ad infilarsi giú ripido nel bosco
e quando ne esce si è completamente proiettati in un altro mondo: pascoli, boschi, e un meraviglioso concerto di scampanellíi delle varie mandrie che pascolano qua in zona, credo siano almeno 3: un pardaiso in terra
coccolato da queste visioni e da questo accompagnamento musicale, vado a coccolare anche la pancia che reclama!
mi fermo cosí a Malga Cason del Sol, dove mi godo una pasta al ragu (ragu che alla fine mi guardava implorandomi di tirarlo su col pane) e un bel piatto di affettati e formaggi: SUPER
Mentre mangio faccio due parole con la malgara, che mi racconta gli avvistamenti piú o meno regolari in zona: dai falchi, all' aquila che ha recentemente nidificato, alla volpe che con sfacciataggine estrema è arrivata a fregarle le galline in pieno giorno...
Racconta con molta emozione in particolare l' incontro con l' aquila, un giorno che ha cercato di portarle via un tacchino... si avete capito bene, un tacchino!
Lei era allo stesso tempo impaurita ed ammaliata dallo splendore e dalla grandezza del rapace...
La posizione di questa malga si presta enormemente al relax: leggermente appartata, fuori dalla provinciale, si sta da dio, e io me la godo prolungando la sosta ben oltre il dovuto!
Arriva il momento di ripartire: caffè, grappa e sigaretta d' ordinanza e sono in marcia.
Loro mi salutano schierate, io non posso che ricambiare
Mentre proseguo lungo la strada incontro un' altra mandria, con un gruppetto che se ne sta beato proprio in mezzo
E qua entra in gioco LUI.
Il suo padrone si fida ciecamente di lui, sa che può starsene beatamente steso all' ombra di un albero leggendosi un libro.
Lui non ha bisogno di parole, ce l' ha nel DNA da generazioni, è un guardiano puro, ha quell' istinto che ha trasformato tutto in un automatismo...
Due sguardi: il primo verso di me, il secondo verso il suo padrone
Due abbai, e loro celeri si spostano dalla strada
Poi un altro sguardo - soddisfatto - verso il suo padrone, senza cercare complimenti, non ne ha bisogno, sa già di essere il migliore
Meravigliato da tanta esemplare bravura, mi rimetto in marcia, e raggiungo la provinciale
Supero la Malga Mure, le cui mucche adesso si sono spostate lungo la valle
In teoria, poco dopo la malga, dovrei prendere un sentierino di cresta che porta a Malga Archesón: nel punto dove si dovrebbe staccare dalla strada però c' è solo un vecchio paletto senza indicazioni né tanto meno traccia di sentiero...
In lontananza sento tuonare, non mi pare il caso di avventurarmi in improbabili ricerche, proverò a percorrerlo a ritroso un' altra volta, intanto seguo la strada fino alla vecchia Malga Vedetta.
Sto risalendo la Valle Archesón lungo la strada, quando sento un altro concerto di scampanellíi dall' altro versante della valle: queste come ci sono finite la??
Senza fare foto, ma tirando dritto con i tuoni incombenti (che fortunatamente si riveleranno un fuoco di paglia) arrivo al bivio di Malga Vedetta, dove prendo il sentiero 152 che mi riporterà al parcheggio
Do uno sguardo verso Cima della Mandria, verso di la sembrerebbe tenere, speriamo...
Il sentiero qua segue una delle tante strade militari, questa però non è un arroccamento, ma un collegamento in quota tra i tre arroccamenti che salgono da San Liberale, e procede quindi a mezza costa sempre tenendosi in falsopiano
Supero il bivio col sentiero 153, l' arroccamento che sale per le Meatte
e qua arriva la sorpresa: un camoscio è cosí intento a pascolare che non si acorge del mio arrivo
quando se ne accorge mi guarda tra il curioso e lo stupito, poi se ne parte di corsa giú per il prato.
Intanto sono arrivato alla sella del Boccaór, dove la volta scorsa sono andato su per le trincèe delle Meatte: questa volta resto sulla strada
Sotto di me, in basso, l' arroccamento delle Meatte
sopra, il ponte sospeso della ferrata "Sass Brusai", che alcuni anni fa ha rimpiazzato il vecchio ponte tibetano
La strada prosegue ardita lungo il fianco del monte
e in fondo, dall' altro lato della valle, si vede l' arroccamento di Val del lastego, quello dove mi son bruciato anche non vi dico che peli l' altra volta
ultima galleria!
ed eccomi di ritorno a Pian de la Bala, con uno scenario "leggermente" diverso da quello dell' arrivo stamattina...
Il giro è finito, giro lunghetto ma semplice, e che soprattutto permette di coniugare il lato storico, con le trincèe e le postazioni lungo tutta la dorsale, con la soddisfazione gastronomica di tutte le malghe che si trovano in Val delle Mure.
C' è un solo problema: rischio seriamente che i chili che perdo camminando siano molti di meno di quelli che butto su con tutte le tappe in malga!!!