da Campioncino » 09/01/2016, 23:37
Calma ragazzi.
Approposito di omo...
" Ome vardèle là la Rèina de lis Crodères! Sorpresi e timorosi, i pastori vedono splendere sulla testa suprema di Tanna il diadema azzurro, il più grande tedoro, il più grande mistero delle Marmarole. E Tanna si avanza lentamente sul ghiaccio e dice ai pastori: Si, io sono Tanna, la Regina dei Crodères. Lo sono di nuovo, adesso, e porto di nuovo la corona azzurra, perchè il mio destino si è compiuto. Ma voi fuggite, la morte v'aspetta se restate quassù. Tanna ritorna al suo popolo: tutte le forse della montagna, che furon tenute a freno per il vostro bene, vengono rimesse in libertá; tutti i miei antichi divieti, che servivano a proteggervi, sono ora revocate sotto le valanghe che piomberanno giù da ogni cima, la regina delle montagne vuol seppellire il suo dolore e il suo amore. E appena Tanna ha finito di parlare, si ode scendere dall' alto un rumore sordo, come d'un tuono lontano. I pastori, atterriti, scappano alla rinfusa, trascinando con sè le pecore. Il fragore si fa più forte, i ghiacciai si spaccano con tremendi scricchiolii, le valanghe cominciano a cadere. Da innumerevoli porticine, che si aprono nelle roccie, i Crodères escono a rendere omaggio alla regina. I corpi di Marcòra e Salvanèl vengono messi in due casse d'oro e portati nel palazzo del Cornòn di Fròpa; la Regina li accompagna solennemente con tutta la corte e i personaggi del regno. Fuori intanto rotolano valanghe e precipitano enormi sassi, e tutte le immense Marmaròle, dai culmini alle radici, son fumanti di un polverio di neve e di ghiaccio frantumato.
Tanna è tornata per sempre al suo popolo. Soltanto, per aver un ultima volta seguito l'impulso del suo cuore di donna, per aver avvertito i pastori del pericolo che li minacciava, ogni anno deve avere un giorno di dolore; e questo è per le Mararòle il giorno di calma. Dal mattino fino a sera, Tanna siede nel palazzo di ghiaccio, fra le due casse d'oro, e pensa ai tempi andati e piange il suo amore tradito e la sua felicità perduta. Ma alla fine di quel giorno, ella diventa di nuovo la superba regina delle montagne sovrana assoluta del suo regno selvaggio, bella, gelida e maestosa, insensibile al dolore e all'amore, come tutti i Crodères."
I Monti Pallidi leggende delle Dolomiti di Carlo Felice.