Quanti di voi conoscono il monte Zugna ?
Se c'è qualche Roveretano, probabilmente lui lo conosce, perchè si trova proprio sopra casa sua, spartiacque fra la Vallarsa e la val d'Adige.
Io, invece, fino a una settimana fa ne ignoravo del tutto l'esistenza, finchè i miei amici di Trento con i quali avevo appena finito di arrampicare me ne hanno parlato.
"Stefano, lo sapevi che sopra Rovereto c'è un monte, il Monte Zugna, pieno di trincee della prima guerra mondiale? Nel tempo sono state completamente ricoperte dalla vegetazione, ma recenti interventi di recupero le hanno strappate all'oblio e rese visitabili. Ora sono inserite in un percorso storico assai interessante."
"Inoltre c'è una mulattiera non segnalata e ancora quasi sconosciuta. Si trova sul versante della val d'Adige e collegava lo Zugna con la mulattiera di Passo Buole. Ci si arriva tramite un sentiero non tanto facile da scoprire, e percorrerla, a causa di alcune frane, non è nemmeno così banale."
"Potremmo anche accompagnarti, ma sappiamo quanto ti piace fare queste cose in solitaria e siamo sicuri che saprai trovarla anche da solo".
Riconosco una sfida, quando me la propongono.
E allora decido di documentarmi, scoprendo che al monte Zugna ci si può arrivare in auto da Rovereto o dalla Vallarsa, e che c'è una strada asfaltata che sale fino a un rifugio, il rifugio Malga Zugna, situato circa duecento metri sotto alla cima.
Così mi organizzo per fare "qualcosa di verticale" in zona il sabato, per poi dormire al rifugio e andare in esplorazione il giorno dopo.
Già la salita in auto a Malga Zugna al tramonto mi regala una vista spettacolare della val d'Adige immersa nella nebbia.
Mare di nebbia
Il rifugio dovrebbe essere un buon punto di partenza per la mia esplorazione, ora si tratta di decidere che direzione prendere.
La strada militare che porta alla vetta è fin troppo evidente, ma c'è anche un sentiero segnato che scende dietro al rifugio verso il fondovalle.
Questo va proprio nella direzione che volevo, quindi decido di imboccarlo e inizio a scendere nel bosco.
Dopo un pò, seminascosta dagli alberi, intravedo quella che potrebbe essere una strada militare che si stacca dal sentiero segnato e scende decisa nel fitto del bosco. Provo a seguirla, e mano a mano che procedo, la massicciata diviene sempre più evidente e aumenta la consapevolezza di essere nella direzione giusta.
Strada militare
La strada si incassa in una trincea nel fitto del bosco. Qua il tempo sembra essersi fermato e ci si aspetterebbe persino di veder apparire qualche soldato con moschetto e tutto.
Poi, senza preavviso, sbuca sul versante del monte. L'orizzonte finalmente si apre e la vista può spaziare sulla val d'Adige fino alla pianura immersa nella foschia.
Val d'Adige
Beh, credo proprio di averla trovata la mulattiera di cui mi hanno parlato i miei amici, e ora mi accingo a percorrerla.
Il tracciato è evidente, protetto com'è da muretti a secco.
Ora tutto è invaso dalla vegetazione e qua e là la strada è interrotta da qualche frana, ma resta sempre un'opera notevole, considerata l'epoca in cui è stata realizzata.
Sono completamente solo. Sarà l'isolamento, il senso di abbandono che trasmette questo luogo o il pensiero alla ragione per cui queste opere vennero realizzate, ma tutto ciò mi mette parecchia malinconia. Non posso fare a meno di immaginare i soldati, qui, con l'equipaggamento di allora, intenti a trasportare viveri, armi, munizioni, feriti, lungo questa mulattiera, senza sosta, estate o inverno, mentre intorno a loro infuriavano i combattimenti.
La mulattiera dimenticata
mulattiera.jpg
Dagli strani percorsi della memoria affiora una canzone alla quale non pensavo da oltre quarant'anni, e che scandirà i miei passi per tutto il resto della la giornata. Una canzone che ben riassume i sentimenti suscitati da questi luoghi: "La riva bianca la riva nera".
"Signor Capitano si fermi qui
sono tanto stanco mi fermo sì
attento sparano si butti giù
sto attento ma riparati anche tu.
Dimmi un po’ soldato di dove sei
sono di un paese vicino a lei
però sul fiume passa la frontiera
la riva bianca la riva nera"
Ogni tanto si incontra qualche ricovero realizzato scavando la roccia o ammassando pietre. Dentro uno di questi è cresciuto un abete.
Ricovero