L’Appennino a modo mio: sulle più alte cime tra Genova, Piacenza e Parma
Sabato con un amico sono andato ad esplorare uno degli angoli più frequentati (si fa per dire...) dell’Appennino Ligure.
L’idea è di affrontare tre delle più alte cime dell’Appennino Ligure:
il Monte Maggiorasca, la cima più alta dell’Appennino Ligure, nonché la più alta della Provincia di Genova (1804 m, sì lo so per voi alpini, se non siamo oltre i 3000 m non vale, ma per me sì! Tiè! ), “abbellita” da “fantastici” ripetitori e dalla statua della Madonna di Guadalupa;
il Monte Bue, praticamente l’anticima della Maggiorasca, la più alta cima della Provincia di Piacenza e punto d’incontro tra le tre province di Parma, Piacenza e Genova, “abbellita” dalle infrastrutture degli impianti sciistici di Santo Stefano d’Aveto (uno che costituisce l’arrivo della vecchia seggiovia è ormai fatiscente e potrebbero rimuoverlo: sul lato Emiliano siamo sempre in un SIC!);
il Monte Nero, bellissima cima, questa senza alcuna fantastica costruzione, costellato di pini mughi. Fantastico!
Tutte le cime sono costituite da Ofioliti, o Pietre Verdi, le famose pietre-serpente dure e resistenti che emergono sopra il mare di argille e marne dell’Appennino Ligure e che sono sgattaiolate sopra le montagne dal fondale dell’antico oceano da cui provenivano. Inoltre i rilievi sono interessati da laghi e forme glaciali risalenti all’ultima glaciazione (circa 18.000 anni fa).
Siamo pronti? Dai, si parte!
La partenza prescelta per il giro è il Passo dello Zovallo, alla vertiginosa quota di 1409 m, tra le Province di Parma (Val Ceno) e Piacenza (Val Nure). Per raggiungerlo dalla provincia di Milano, andiamo a Piacenza e affrontiamo l’eterna Valle del Nure (passando da Bettola per salutare Bersani).
Come scrivevo nell’introduzione il versante Emiliano del nostro percorso è nel Sito d’Importanza Comunitaria del Monte Nero, Maggiorasca e Ciapa Liscia, quindi non è proprio un postaccio, anzi è pieno di cose interessanti ...
Dal passo ci muoviamo verso sud-ovest e prendiamo il sentiero 001 che ci porta al Lago Nero (i sentieri sulle creste principali dell’Appennino, per quel poco che ho potuto vedere, sono ben segnalati, diversamente dai percorsi sui contrafforti secondari ...), un bel sentiero nel bosco con faggi, mughi etc ...
Prima di giungere al Lago Nero passiamo la località Le Buche, ove vi erano dei laghetti glaciali, ormai completamente colmati e trasformati in torbiera.
E finalmente giungiamo al Lago Nero, un lago di circo glaciale sbarrato da una morena. Beh, il lago è effettivamente nero (o meglio, scuro), sarà perché le rocce del substrato (basalti) sono scure ...
Un gruppo di escursionisti si diverte in riva al lago, mentre noi proseguiamo lungo il sentiero 011 nel bosco fino alla Fontana Gelata, con tratti in leggera discesa e un po’ di panorama sulle colline della Val Nure (anche se molte sono ben oltre i 1000 m). qualche nuvola vediamo sopra di noi, ma ben presto se ne andrà ...
Quindi saliamo decisamente a sinistra per il sentiero 007. Questa valletta è ricca d’acqua: ofioliti = substrato impermeabile in questo caso ci sta!
In zona alcuni piccoli rilievi sono ben spittati per qualche piacevole arrampicata in falesia nel bosco ...
Proseguiamo ripidamente e giungiamo al Bivacco Sacchi, una costruzione in lamiera di fronte a curiosi picchi ofiolitici: per la cronaca ci sono 7 posti, è bello ombreggiato e ha un bel tavolino in fronte. Vedremo se tornarci un’altra volta per altri percorsi e pernottare qui .
Un cartello sulla destra indica l’attacco della ferrata Mazzocchi, andiamo a vederla!
In 5’ nel bosco raggiungiamo l’attacco: il cavo della ferrata è proprio “genovese”, ovvero molto sottile, meglio risparmiare con la ferraglia! .
Torniamo al bivacco e saliamo ripidamente nel bosco per sentiero e in poco giungiamo al termine della ferrata (è proprio breve, cmq la prossima volta devo farla!). e quindi siamo fuori dal bosco ad un passo dal Monte Bue, costellato dalle costruzioni di cui ho accennato nell’introduzione. Qua incontriamo addirittura una coppia ...
In cima c’è un po’ di vento e ci ripariamo dietro il gabbiotto di arrivo della seggiovia moderna e pranziamo. Quindi proseguiamo per la pista da sci in discesa e quindi risaliamo per sentiero alla Maggiorasca, che raggiungiamo in circa 15’.
O meglio raggiungiamo prima l’anticima della Maggiorasca con la statua della Madonna, protesa sul versante Genovese, dove sostiamo per ammirare il panorama. Riconosciamo Santo Stefano d’Aveto sotto di noi, il Monte Penna e il Monte Tomarlo.
Prima di scendere raggiungiamo la cima vera, dove c’è il ripetitore, e sia ha un panorama sul versante emiliano, con in prima vista Monte Nero e Ragola.
Torniamo quindi al Monte Bue e poco sotto svoltiamo a destra per il sentiero 001 che ci porta su una selletta, da dove si sale per il sentiero 003 verso il Monte Nero. Qui il sentiero è considerato EE ed è infatti costellato di massi con ha un breve tratto attrezzato. Percorre una cresta molto panoramica sul Lago Nero sulla sinistra e sul Prato Grande di Monte Nero (probabilmente una torbiera) sulla destra ed è costellato di pini mughi.
Sulla cima solo una croce e quindi un bel panorama su tutte o quasi le montagne piacentine (penso di vedere il Penice) e parmensi occidentali. Questo è un percorso selvaggio che merita decisamente! Addirittura incontriamo un’altra persona!
Discendiamo nel bosco lungo la cresta nord del Monte Nero e arriviamo quindi al Passo dello Zovallo.
Nonostante al parcheggio ci siamo un po’ di macchine, di persone in giro ne abbiamo viste ben poche.
Le selvagge montagne appenniniche a mio parere meritano sicuramente.
Ho finito!
A presto qualche foto
Ciao e alla prossima
Boris