"Stupenda elevazione lontana da tutto e da tutti. Si adagia pacificamente, libera da ferraglia di ogni genere, tra profonde valli.
Un largo mantello verde la copre a S, un breve facile pendio roccioso la collega a N con l´erbosa Forcella degli Erbàndoi."
Così recita l'introduzione alla via normale al Talvena su vienormali.it
Libera anche da segni e bolli rossi, aggiungo io. E non potevo certamente farmi mancare una cima così...
E allora eccomi ancora una volta a parcheggiare l'auto al Pian della Fopa e a risalire la splendida val Prampèr, laterale della Val di Zoldo.
Ci sono altre vie per raggungere il Talvena e quella dal Pian della Fopa forse non è la più breve, ma dovrebbe essere quella con il minor dislivello, che comunque rimane importante.
Son partito presto, che servono molte ore di luce per compiere questo giro. Sopra di me occhieggiano gli Spiz di Mezzodì. Il sole sta per baciarli, mentre il fondovalle, rorido di rugiada, è ancora profondamente addormentato.
E' bello camminare così, di buon'ora, quando in giro non c'è ancora nessuno. E' come se la Montagna fosse tutta per noi, solo per noi, in totale tranquillità.
Mi immergo totalmente in questo Mondo, mentre risalgo i ripidi tornanti che portano prima ai prati di Pian de Palui e poi a Malga Prampèr.
Qui i gestori sono già in piena attività. La vita di malga inizia molto presto al mattino... e ricordiamocene la prossima volta che ci destiamo di malavoglia per andare al lavoro.
Oltrepasso la malga e inizio la salita verso il Prà della Vedova e il rifugio Sommariva. La vista di qualche occasionale schianto, mi porta a ripensare a quanto avvenuto in questi luoghi poco meno di un anno fa. La val Prampèr, tuttavia, è stata toccata solo marginalmente da quell'evento, e anche se qualche ferita è ancora visibile, il sentiero è percorribile senza troppi problemi.
Poco prima di arrivare al rifugio, occorre prendere a destra il sentiero per la Portèla del Piazedèl, varco di accesso a quel mondo remoto rappresentato dai pianori dei Piazediài, dalle cime di Zità e, infine, dal Talvena.
Il sentiero traversa a lungo sotto le propaggini delle Balanzole, salendo in modo costante e regolare. Mi allontano sempre più dalla vista familiare della Casera di Pramperet il cui tetto non cigola più perchè oramai sfondato, approcciando il vallone alla base della lunga dorsale delle Cima di Zità.
Un ultimo ripido strappo e metto piede sulla Portèla. Ora con lo sguardo si può abbracciare un panorama notevole, che però non comprende il Talvena, ancora celato alla vista dalla dorsale del Barancion.
La strada è ancora lunga...
Caratteristiche di questo luogo sono ampie placconate di roccia levigate dall'acqua, che lasciano in breve il posto ai ghiaioni che scendono dalle Cime di Zità.
Si sale ancora e, superata una dorsale, finalmente ecco apparire la poderosa mole del Talvena! Non sembra neanche tanto lontano, ma in realtà ci separa da esso una stretta quanto profonda vallata. Per raggiungerlo occorre aggirare completamente la Cima di Zità Sud, quindi bisogna salire ancora alla forcella che separa la cima sud dalle altre due (Nord e Centrale).
Come una ragazza maliziosa che gioca con l'innamorato, il Talvena ci si cela nuovamente alla vista, mentre fanno bella mostra di sè le tre Cime di Zità. Tre sorelle interessanti: la Sud può essere salita facilmente dalla forcella, mentre le altre due si presentano più articolate. Ottimo spunto per una eventuale prossima volta.
Superata la forcella, inizia la discesa dalla parte opposta con l'obbiettivo di raggiungere la Forcella degli Erbàndoi, base di partenza per la vetta del Talvena.
So che si deve attraversare il ripido ghiaione che scende dalla Cima di Zità Sud, ma, ovviamente, "cicco" la traccia, praticamente invisibile nonostante un ometto al bordo del sentiero principale.
Più in basso, fortunatamemte, mi viene in soccorso un'altra coppia di ometti. La segnalazione mi pare inequivocabile, benchè vi sia solo l'idea di una traccia, per cui mi avventuro in traversata. Ci vuole un pò di occhio e anche di fantasia per procedere, ma ad un certo punto mi ricongiungo con una traccia ben più netta che proviene in discesa dalle parti della forcella. La percorrerò al ritorno, rendendomi conto del punto in cui ho commesso l'errore.