Avevo promesso che ve ne avrei parlato di questo percorso, prima o poi.
E dato che io cerco sempre di mantenere le promesse e che su questo sentiero cerco di tornarci almeno una volta all'anno, eccovi qua, implacabilmente la direttissima per il Corno alle Scale, conosciuta anche come "sentiero G.Ruffo", percorsa giusto giusto la scorsa domenica.
Questa, a mio parere, è una fra le salite più belle che si possono fare sul "mio" amato Corno. Ne risale il versante più selvaggio e incontaminato attraverso uno dei pochi sentieri attrezzati della zona.
Ma è anche uno dei percorsi più faticosi, perchè fra le caratteristiche di questo sentiero c'è che la pendenza aumenta mano a mano che lo si risale e il fatto che non molla mai dall'inizio alla fine.
Il dislivello tutto sommato non è proibitivo: si va dagli 800m scarsi di Pianaccio ai 1900m abbondanti di Punta Giorgina. Ma il fatto è che il sentiero va su dritto per dritto seguendo la linea di massima pendenza, rendendo difficoltosi i recuperi e affannosa la salita.
Quindi le energie vanno ben dosate fin da subito, e il passo deve farsi umile, che qui anche camminatori allenati corrono il rischio di restare a secco sul più bello.
Sarà anche per questo motivo che, con tutte le volte che ci son venuto, qui non ho mai incontrato nessuno...
Come al solito, lascio l'auto a Pianaccio e raggiungo a piedi il rifugio Segavecchia lungo la strada asfaltata. Questa frazione potrebbe a prima vista sembrare noiosa, e difatti molti la saltano preferendo raggiungere il rifugio direttamente in auto.
Io invece la trovo molto rilassante e preparatoria, utile per scaldare i muscoli in vista di quanto verrà dopo.
Ma comunque lo si raggiunga, il rifugio Segavecchia rappresenta l'ultimo baluardo di presenza umana in questa valle. Dopo di questo ci sono solo boschi, prati d'alta quota e rocce.
Poco oltre il rifugio si trova la deviazione per il sentiero Ruffo, con annessa tabella CAI che ammonisce sul carattere alpinistico ed EEA del sentiero.
Più avanti, c'è subito una "frazione attrezzata" con il guado di un torrente che, visto l'inverno parecchio nevoso, risulta ben carico d'acqua.
Si passerà a monte o a valle del cavo ?
Superato il guado, cercando possibilmente di restare asciutti , ci si inoltra all'interno del bosco che ricopre il selvaggio versante est del Corno alle Scale.
La traccia è buona, ma il bosco è fitto e il senso di isolamento trasmesso da questo luogo è totale.
Conosco bene questo itinerario e so che ad un certo punto si attraversa un canalone, ma proprio qui c'è una sorpresa che mi attende.
Un impressionante fronte di frana, alto una quindicina di metri, ha completamente invaso il canalone per tutta la sua larghezza. Una massa compatta di neve, terra, rocce e tronchi d'albero ha irrimediabilmente spazzato via il sentiero e cambiato totalmente la faccia a questo luogo.
E adesso?
Per fortuna ricordo bene il tracciato, e, anche se i punti di riferimento non ci sono più, riesco ugualmente a ricongiungermi con la traccia dall'altra parte del canalone e posso così continuare nella salita.
Più oltre il sentiero torna ad affacciarsi sul canale, consentendo di osservare dall'alto il percorso della frana/valanga e di farsi un'idea della forza della Natura, che, quando vuol passare da qualche parte, ci passa!
La salita continua nel bosco e, come già detto, si impenna sempre più man mano che si guadagna quota, ma, raggiunti circa i 1600m, gli alberi cedono improvvisamente il posto ai prati d'alta quota.
Ora l'occhio può vagare liberamente sui crinali, sulle dorsali, sulle vette che ci circondano, lungo i canaloni ove ancora indugia la neve...
E inevitabilmente l'occhio vaga anche sul prosieguo del percorso: una ripida dorsale erbosa che approccia una fascia di rocce e, oltre queste, la cima.
Mancano ancora circa 300m per la vetta, e questi sono anche i più ripidi.
Non che quelli fatti in precedenza non lo fossero, eh. Basta girarsi un attimo indietro...