Nel regno del marmo (1a parte): Pizzo d'Uccello via normale
Inviato: 28/06/2016, 20:02
Quanto mi piacciono i Toscani!
Oh, intendo dire gli abitanti della regione Toscana, eh, e non i celebri sigari
Tutti quelli che conosco sono gente simpatica, aperta e con un grande senso dell'ospitalità. E poi hanno una parlata il cui accento già da solo ti mette il buonumore e ti strappa sempre un sorriso.
Anche per questi motivi era da un pò che fantasticavo di tornare in Toscana nel regno del marmo, in Alpi Apuane.
Mancava solo la combinazione giusta: l'invito di un Amico e un fine settimana con insolite previsioni di bel tempo. Fatto, quest'ultimo, che qui non si verifica così spesso, dato che in Apuane, con il mare così vicino, c'è un clima un pò "particolare".
Ma tant'è, a volte anche le combinazioni improbabili si verificano, e così eccomi ad attraversare il grazioso borgo di Minucciano e a imboccare la strada che si inoltra nel cuore del Parco Regionale delle Apuane e risale la val Serenaia, un nome un programma, fino all'omonimo rifugio.
Qui, appena scesi dalla macchina, ci si rende conto immediatamente di essere in un mondo a parte. Un mondo dove le forcelle si chiamano "foci" e l'erba "paleo", e del quale bisogna capirne le regole, per essere accettati prima di poter pretendere qualcosa.
Un mondo anche con tante contraddizioni.
Montagna, e di quella vera, ma a poche decine di chilometri dal mare, che è ben visibile da queste cime.
Zone selvagge e incontaminate a fianco di devastazioni totali compiute nelle cave di marmo.
Un mondo sicuramente stimolante, ma nel quale bisogna entrare in punta di piedi e con attenzione, perchè qua i sentieri non sono mai banali e riservano sempre qualche "sorpresina". D'altronde, se le Apuane si meritano il nome di "Alpi", un motivo ci sarà...
Il Pizzo d'Uccello è considerato il "Cervino" delle Apuane, per la sua forma slanciata e la sua verticale parete nord che precipita a valle con un dislivello di ottocento metri. Sono tante le vie alpinistiche che si sviluppano su questa parete, alcune con difficoltà di tutto rispetto.
La via normale, invece, presenta una salita con difficoltà contenuta, I grado con un paio di passaggi di II grado, uno dei quali persino evitabile. Inoltre è tutta indicata con segnavia bianco-rossi ed è difficile perdersi, quindi è un'ottima occasione per prendere confidenza con il regno del marmo.
Per la salita occorre raggiungere la Foce di Giovo, e partendo dalla val Serenaia ci sono diverse possibilità, ciascuna con le sue caratteristiche particolari.
Decido di passare per l'Orto di Donna, un rifugio aperto pochi anni fa recuperando un vecchio ricovero per cavatori, in modo da schivare le cave di marmo e farmi buona parte della salita all'interno del bosco e non sotto al sole cocente della marmifera e del successivo sentiero diretto.
La salita è agevole nel bosco, ma, come usuale da queste parti, ogni tanto qualche saltino di roccia vien fuori birichino per rendere meno monotono il percorso
Finalmente arrivo al rifugio, situato in posizione strategica e a conduzione integralmente femminile.
Dopo un meritato ristoro, inizio la traversata verso la Foce di Giovo sotto al monte Grondilice e la Cresta del Garnerone. L'obbiettivo è là in fondo, che mi aspetta in bella vista.
Il sentiero corre per la maggior parte sotto al bosco, ma anche qui, ogni tanto, c'è una paretina di roccia da superare, oppure una piccola traversata, giusto per mantenere sempre sveglia l'attenzione
Poco prima della Foce di Giovo, il sentiero esce del tutto dal bosco e... (...posso dirlo, Blitz ? Solo per questa volta, prometto... )
SBADADAM!
Improvvisamente mi trovo al cospetto del Monte Grondilice
e della Cresta del Garnerone in tutto il loro splendore. Mi par d'essere in Dolomiti, ma queste cime in realtà sono "solo" pressappoco a 1800 metri di quota.
Oh, intendo dire gli abitanti della regione Toscana, eh, e non i celebri sigari
Tutti quelli che conosco sono gente simpatica, aperta e con un grande senso dell'ospitalità. E poi hanno una parlata il cui accento già da solo ti mette il buonumore e ti strappa sempre un sorriso.
Anche per questi motivi era da un pò che fantasticavo di tornare in Toscana nel regno del marmo, in Alpi Apuane.
Mancava solo la combinazione giusta: l'invito di un Amico e un fine settimana con insolite previsioni di bel tempo. Fatto, quest'ultimo, che qui non si verifica così spesso, dato che in Apuane, con il mare così vicino, c'è un clima un pò "particolare".
Ma tant'è, a volte anche le combinazioni improbabili si verificano, e così eccomi ad attraversare il grazioso borgo di Minucciano e a imboccare la strada che si inoltra nel cuore del Parco Regionale delle Apuane e risale la val Serenaia, un nome un programma, fino all'omonimo rifugio.
Qui, appena scesi dalla macchina, ci si rende conto immediatamente di essere in un mondo a parte. Un mondo dove le forcelle si chiamano "foci" e l'erba "paleo", e del quale bisogna capirne le regole, per essere accettati prima di poter pretendere qualcosa.
Un mondo anche con tante contraddizioni.
Montagna, e di quella vera, ma a poche decine di chilometri dal mare, che è ben visibile da queste cime.
Zone selvagge e incontaminate a fianco di devastazioni totali compiute nelle cave di marmo.
Un mondo sicuramente stimolante, ma nel quale bisogna entrare in punta di piedi e con attenzione, perchè qua i sentieri non sono mai banali e riservano sempre qualche "sorpresina". D'altronde, se le Apuane si meritano il nome di "Alpi", un motivo ci sarà...
Il Pizzo d'Uccello è considerato il "Cervino" delle Apuane, per la sua forma slanciata e la sua verticale parete nord che precipita a valle con un dislivello di ottocento metri. Sono tante le vie alpinistiche che si sviluppano su questa parete, alcune con difficoltà di tutto rispetto.
La via normale, invece, presenta una salita con difficoltà contenuta, I grado con un paio di passaggi di II grado, uno dei quali persino evitabile. Inoltre è tutta indicata con segnavia bianco-rossi ed è difficile perdersi, quindi è un'ottima occasione per prendere confidenza con il regno del marmo.
Per la salita occorre raggiungere la Foce di Giovo, e partendo dalla val Serenaia ci sono diverse possibilità, ciascuna con le sue caratteristiche particolari.
Decido di passare per l'Orto di Donna, un rifugio aperto pochi anni fa recuperando un vecchio ricovero per cavatori, in modo da schivare le cave di marmo e farmi buona parte della salita all'interno del bosco e non sotto al sole cocente della marmifera e del successivo sentiero diretto.
La salita è agevole nel bosco, ma, come usuale da queste parti, ogni tanto qualche saltino di roccia vien fuori birichino per rendere meno monotono il percorso
Finalmente arrivo al rifugio, situato in posizione strategica e a conduzione integralmente femminile.
Dopo un meritato ristoro, inizio la traversata verso la Foce di Giovo sotto al monte Grondilice e la Cresta del Garnerone. L'obbiettivo è là in fondo, che mi aspetta in bella vista.
Il sentiero corre per la maggior parte sotto al bosco, ma anche qui, ogni tanto, c'è una paretina di roccia da superare, oppure una piccola traversata, giusto per mantenere sempre sveglia l'attenzione
Poco prima della Foce di Giovo, il sentiero esce del tutto dal bosco e... (...posso dirlo, Blitz ? Solo per questa volta, prometto... )
SBADADAM!
Improvvisamente mi trovo al cospetto del Monte Grondilice
e della Cresta del Garnerone in tutto il loro splendore. Mi par d'essere in Dolomiti, ma queste cime in realtà sono "solo" pressappoco a 1800 metri di quota.