Cima Ombretta, 22/07/2015
Inviato: 24/07/2015, 22:23
l'altro ieri avevo una giornata libera, pertanto ho deciso di scappare dall'afa della pianura e farmi un giretto in quota... il più in quota possibile... la scelta è caduta su cima ombretta, destinazione semplice dove per un motivo o per l'altro non ero mai stato… sveglia alle 5:00, tanto con questo caldo non si dorme , e via veloci verso malga ciapela… mi incammino e dopo 5 minuti “oops, il portafogli”… ... sveglia pippo, torna giù alla macchina, controlla di non aver dimenticato altro (la testa, tipo ) e riparti… dopo pochi metri lungo la carrareccia, imbocco la “scorciatoia” che sale ripida, ma effettivamente veloce, in mezzo al bosco e ben presto cominciano ad aprirsi i primi scorci sulle pareti del piz serauta…
salendo ancora un po’, supero l’impianto dell’enel e in breve mi ricongiungo al sentiero principale… pochi metri e raggiungo l’imbocco della val ombretta, dove la regina è già ben sveglia e intenta a sorvegliare il suo regno…
quando raggiungo malga ombretta, il malgaro sembra quasi sorpreso di veder passare escursionisti così di buon’ora…
lo saluto e proseguo spedito verso il rifugio falier, ma in realtà non riesco a non fermarmi ogni pochi passi per ammirare ciò che mi circonda (e mi sovrasta) e godermi il silenzio della valle ancora sonnecchiosa…
anche al rifugio l’atmosfera è quella di un lento risveglio… due caprette dormicchiano sul prato mentre i gestori fanno colazione nei tavolini all’aperto…
scambio due parole sui miei programmi, dopodiché saluto e mi rimetto in marcia lungo il sentiero 610… appena alzo lo sguardo, però, scorgo un “pesce” che, beffardo e inafferrabile, mi osserva prima di andare a nascondersi dietro le prime nuvolette della giornata…
la mia mente allora corre veloce a igor koller e soprattutto a jindrich sustr che, indossando scarpe da calcio senza tacchetti, a 17 anni compì una delle imprese più incredibili dell’alpinismo dolomitico e non solo… per poi scomparire nel nulla o quasi, diventando anch’egli mito come la via tracciata sulla parete d’argento… proprio mentre penso a tutto ciò, mi imbatto in un enorme antro e non posso non chiedermi quanti alpinisti squattrinati abbiano trascorso la notte qui prima di avventurarsi lungo le placche e gli strapiombi della marmolada…
riprendo a salire, con il caldo africano che comincia a farsi sentire anche qui… per fortuna il sentiero non è faticoso e i pensieri, vagando tra le pieghe della montagna, evitano di concentrarsi sulla calura di questo torrido luglio…
a risvegliarmi dai miei sogni ad occhi aperti ci pensano proprio le voci di gente impegnata in parete… allora mi fermo per dissetarmi un po’ e mi accorgo di essere giusto di fronte ai rognosissimi camini della via vinatzer… altro che scarpe da calcio, il formidabile gardenese aprì gran parte di questa via scalzo… che fenomeno…
e allora ripenso a quanto tempo è passato da quel giorno d’agosto in cui risalimmo la val rosalia sotto un cielo stellato, illuminati dalla luna piena, per andare a ripercorrere le orme di batista e castiglioni…
pensando ai bei tempi andati il tempo vola, e con esso il sentiero sotto i piedi… senza quasi accorgermene sono ormai in vista di passo ombretta…
e, quando il sentiero svolta, mi ritrovo sotto punta penia… ... incredibile come percorrere questa valle, così come la val civetta, sia un po’ come entrare in un cinema con uno schermo gigante in cui si proietta un film sulla storia dell’alpinismo… che tipa dev’essere stata questa beatrice tomasson…
arrivati al passo, una croce fatta di vecchi reperti e filo spinato ci ricorda che queste montagne non sono stato teatro solo di grandi imprese ma anche di altrettanto grandi follie…
purtroppo il cielo in lontananza si sta già rannuvolando parecchio… occorre darsi una mossa… raggiungo il bivacco dal bianco, mangio un boccone al volo e mi rimetto subito in marcia…
poco oltre il bivacco si incontra un brevissimo tratto attrezzato, utile più che altro in discesa come corrimano, superato il quale ci si ritrova a risalire un ghiaione piuttosto faticoso… sarà che il dislivello fin qui accumulato comincia a farsi sentire sulle mie gambe poco allenate, sarà anche il caldo, ma quando arrivo in cresta ho il fiatone… ... nel frattempo noto anche un escursionista che mi precede… scoprirò in vetta che si tratta di un ragazzo di bergamo partito da alba…
lungo la cresta mi imbatto in una postazione da cecchino da cui si gode di una visuale pittoresca sul col ombert, la val san nicolò e, più in fondo, il catinaccio…
non mi resta ora che percorrere l’ultimo tratto della piacevolmente aerea cresta per raggiungere la sommità della cima ombretta est…
eccoci qua… siamo comodamente seduti nelle ultime file della sala, da qui (oltre a pomiciare con la nostra ragazza) possiamo goderci il grande schermo in tutta la sua ampiezza e cogliere tutti i dettagli e le sfumature della pellicola…
c’è da dire che in questo cinema è parecchio affascinante anche l’uscita sul retro, vale a dire la cresta che collega cima ombretta con il sasso vernale…
proprio quella cresta è l’oggetto del mio breve colloquio con il gestore del rif. falier… sapevo che era percorribile, ma non ero riuscito a trovare alcuna informazione in giro… ... il rifugista mi ha confermato la fattibilità del percorso, ma senza darmi troppi dettagli… pertanto, dopo qualche minuto di osservazione e meditazione, decido che non è giornata per avventure complicate… ... sarà per un’altra volta… saluto il bergamasco, intento a magnificare e immortalare tutti i panorami che gli si paravano davanti, e mi avvio a ritroso lungo la cresta per poi calarmi in ciò che resta della vedretta del vernale…
dal centro della vedretta rivolgo un veloce sguardo alla cima ombretta ovest, altro percorso complicato per cui oggi non è giornata…
giunto al limitare del circo glaciale mi imbatto nella breve ma verticale ferrata del vernale, semplice ma divertente…
rimesso piede sulle ghiaie basali, mi godo l’incredibile paesaggio lunare verso il passo delle cirelle e il palon de jigolé…
un po’ meno entusiasmante è la vista del ghiaione che devo risalire per arrivare a passo ombrettola, da dove parte la via normale per il sasso vernale…
sono quasi arrivato al passo quando dietro di me sento il rumore che nessun escursionista vorrebbe mai sentire… tuoni… mi volto tra mille imprecazioni e non posso che prendere atto dell’amara realtà… il temporale sta arrivando più in fretta di quanto avessi previsto…
evidentemente oggi non è destino che io salga anche sul sasso vernale… ... scambio due parole con una signora che sta aspettando il marito, salito appunto in cima, dopodiché rivolgo un ultimo sguardo malinconico verso il percorso di salita e mi tuffo velocemente lungo i ghiaioni del valon de ombretola…
un ultimo saluto a cima ombretola, con l’omonimo passo e la forcella del bachet, la cui risalita lascio volentieri al blitz… ... scorgo anche un bel branco di camosci, ma troppo lontani per fotografarli con il telefonino...
poi giù di corsa fin dove le rocce lasciano il posto agli alti pascoli…
sono già in vista del rifugio… dài che ce la faccio a mettere le gambe sotto a un tavolo senza bagnarmi…
non resta che frasi strada in un breve tratto in cui la vegetazione ha assunto connotati cambogiani , e superare a salti una delle tante cascatelle che alimentano il ru s’cialon…
e finalmente mi ritrovo di nuovo al rifugio falier… mentre mi mangio un buon minestrone, alla faccia dell’anticiclone africano, racconto al gestore di aver rinunciato alla cresta… ma solo temporaneamente… e insieme diamo un’occhiata all’unica cordata presente sulla sud, alle prese tanto con la via quanto con il temporale che in quel momento è proprio sopra punta serauta… per fortuna sono quasi fuori…
si è fatto tardi, la strada per padova è ancora lunga… a malincuore saluto e mi avvio verso valle sotto un’innocua e rinfrescante pioggerellina… in lontananza il pelmo è ancora illuminato dal sole…
prima di infilarmi nel bosco, mi giro un’ultima volta a salutare le cime che mi hanno fatto compagnia, bagnate dal temporale… che abbiano trovato anche loro un po’ di refrigerio?
salendo ancora un po’, supero l’impianto dell’enel e in breve mi ricongiungo al sentiero principale… pochi metri e raggiungo l’imbocco della val ombretta, dove la regina è già ben sveglia e intenta a sorvegliare il suo regno…
quando raggiungo malga ombretta, il malgaro sembra quasi sorpreso di veder passare escursionisti così di buon’ora…
lo saluto e proseguo spedito verso il rifugio falier, ma in realtà non riesco a non fermarmi ogni pochi passi per ammirare ciò che mi circonda (e mi sovrasta) e godermi il silenzio della valle ancora sonnecchiosa…
anche al rifugio l’atmosfera è quella di un lento risveglio… due caprette dormicchiano sul prato mentre i gestori fanno colazione nei tavolini all’aperto…
scambio due parole sui miei programmi, dopodiché saluto e mi rimetto in marcia lungo il sentiero 610… appena alzo lo sguardo, però, scorgo un “pesce” che, beffardo e inafferrabile, mi osserva prima di andare a nascondersi dietro le prime nuvolette della giornata…
la mia mente allora corre veloce a igor koller e soprattutto a jindrich sustr che, indossando scarpe da calcio senza tacchetti, a 17 anni compì una delle imprese più incredibili dell’alpinismo dolomitico e non solo… per poi scomparire nel nulla o quasi, diventando anch’egli mito come la via tracciata sulla parete d’argento… proprio mentre penso a tutto ciò, mi imbatto in un enorme antro e non posso non chiedermi quanti alpinisti squattrinati abbiano trascorso la notte qui prima di avventurarsi lungo le placche e gli strapiombi della marmolada…
riprendo a salire, con il caldo africano che comincia a farsi sentire anche qui… per fortuna il sentiero non è faticoso e i pensieri, vagando tra le pieghe della montagna, evitano di concentrarsi sulla calura di questo torrido luglio…
a risvegliarmi dai miei sogni ad occhi aperti ci pensano proprio le voci di gente impegnata in parete… allora mi fermo per dissetarmi un po’ e mi accorgo di essere giusto di fronte ai rognosissimi camini della via vinatzer… altro che scarpe da calcio, il formidabile gardenese aprì gran parte di questa via scalzo… che fenomeno…
e allora ripenso a quanto tempo è passato da quel giorno d’agosto in cui risalimmo la val rosalia sotto un cielo stellato, illuminati dalla luna piena, per andare a ripercorrere le orme di batista e castiglioni…
pensando ai bei tempi andati il tempo vola, e con esso il sentiero sotto i piedi… senza quasi accorgermene sono ormai in vista di passo ombretta…
e, quando il sentiero svolta, mi ritrovo sotto punta penia… ... incredibile come percorrere questa valle, così come la val civetta, sia un po’ come entrare in un cinema con uno schermo gigante in cui si proietta un film sulla storia dell’alpinismo… che tipa dev’essere stata questa beatrice tomasson…
arrivati al passo, una croce fatta di vecchi reperti e filo spinato ci ricorda che queste montagne non sono stato teatro solo di grandi imprese ma anche di altrettanto grandi follie…
purtroppo il cielo in lontananza si sta già rannuvolando parecchio… occorre darsi una mossa… raggiungo il bivacco dal bianco, mangio un boccone al volo e mi rimetto subito in marcia…
poco oltre il bivacco si incontra un brevissimo tratto attrezzato, utile più che altro in discesa come corrimano, superato il quale ci si ritrova a risalire un ghiaione piuttosto faticoso… sarà che il dislivello fin qui accumulato comincia a farsi sentire sulle mie gambe poco allenate, sarà anche il caldo, ma quando arrivo in cresta ho il fiatone… ... nel frattempo noto anche un escursionista che mi precede… scoprirò in vetta che si tratta di un ragazzo di bergamo partito da alba…
lungo la cresta mi imbatto in una postazione da cecchino da cui si gode di una visuale pittoresca sul col ombert, la val san nicolò e, più in fondo, il catinaccio…
non mi resta ora che percorrere l’ultimo tratto della piacevolmente aerea cresta per raggiungere la sommità della cima ombretta est…
eccoci qua… siamo comodamente seduti nelle ultime file della sala, da qui (oltre a pomiciare con la nostra ragazza) possiamo goderci il grande schermo in tutta la sua ampiezza e cogliere tutti i dettagli e le sfumature della pellicola…
c’è da dire che in questo cinema è parecchio affascinante anche l’uscita sul retro, vale a dire la cresta che collega cima ombretta con il sasso vernale…
proprio quella cresta è l’oggetto del mio breve colloquio con il gestore del rif. falier… sapevo che era percorribile, ma non ero riuscito a trovare alcuna informazione in giro… ... il rifugista mi ha confermato la fattibilità del percorso, ma senza darmi troppi dettagli… pertanto, dopo qualche minuto di osservazione e meditazione, decido che non è giornata per avventure complicate… ... sarà per un’altra volta… saluto il bergamasco, intento a magnificare e immortalare tutti i panorami che gli si paravano davanti, e mi avvio a ritroso lungo la cresta per poi calarmi in ciò che resta della vedretta del vernale…
dal centro della vedretta rivolgo un veloce sguardo alla cima ombretta ovest, altro percorso complicato per cui oggi non è giornata…
giunto al limitare del circo glaciale mi imbatto nella breve ma verticale ferrata del vernale, semplice ma divertente…
rimesso piede sulle ghiaie basali, mi godo l’incredibile paesaggio lunare verso il passo delle cirelle e il palon de jigolé…
un po’ meno entusiasmante è la vista del ghiaione che devo risalire per arrivare a passo ombrettola, da dove parte la via normale per il sasso vernale…
sono quasi arrivato al passo quando dietro di me sento il rumore che nessun escursionista vorrebbe mai sentire… tuoni… mi volto tra mille imprecazioni e non posso che prendere atto dell’amara realtà… il temporale sta arrivando più in fretta di quanto avessi previsto…
evidentemente oggi non è destino che io salga anche sul sasso vernale… ... scambio due parole con una signora che sta aspettando il marito, salito appunto in cima, dopodiché rivolgo un ultimo sguardo malinconico verso il percorso di salita e mi tuffo velocemente lungo i ghiaioni del valon de ombretola…
un ultimo saluto a cima ombretola, con l’omonimo passo e la forcella del bachet, la cui risalita lascio volentieri al blitz… ... scorgo anche un bel branco di camosci, ma troppo lontani per fotografarli con il telefonino...
poi giù di corsa fin dove le rocce lasciano il posto agli alti pascoli…
sono già in vista del rifugio… dài che ce la faccio a mettere le gambe sotto a un tavolo senza bagnarmi…
non resta che frasi strada in un breve tratto in cui la vegetazione ha assunto connotati cambogiani , e superare a salti una delle tante cascatelle che alimentano il ru s’cialon…
e finalmente mi ritrovo di nuovo al rifugio falier… mentre mi mangio un buon minestrone, alla faccia dell’anticiclone africano, racconto al gestore di aver rinunciato alla cresta… ma solo temporaneamente… e insieme diamo un’occhiata all’unica cordata presente sulla sud, alle prese tanto con la via quanto con il temporale che in quel momento è proprio sopra punta serauta… per fortuna sono quasi fuori…
si è fatto tardi, la strada per padova è ancora lunga… a malincuore saluto e mi avvio verso valle sotto un’innocua e rinfrescante pioggerellina… in lontananza il pelmo è ancora illuminato dal sole…
prima di infilarmi nel bosco, mi giro un’ultima volta a salutare le cime che mi hanno fatto compagnia, bagnate dal temporale… che abbiano trovato anche loro un po’ di refrigerio?