questa escursione giaceva nel mio cassetto dei desideri da parecchi anni… ma si sa, certi cassetti son talmente pieni di tutto, che alcune cose ci si scorda di averle… o di sognarle… un anno fa però, mentre si disquisiva di catinaccio davanti a una birra, un amico ha fatto risuonare il campanello nella mia testa…
perciò eccoci qua, a un anno di distanza da quella chiacchierata, ad andare a riscoprire assieme questo vecchio sentiero perduto nel cuore più selvaggio e autentico del regno di re laurino… per chi non lo conoscesse, il sentiero paola era la vecchia via d’accesso diretta al rifugio antermoia, chiuso dopo che la grande frana staccatasi dalla crepa di lausa sud nel 1993 ne compromise parte del tracciato… e mai più ufficialmente riaperto… tuttavia, ogni tanto, qualche appassionato di questi luoghi lo percorre, tanto più che i vecchi segnavia sono ancora ben visibili seppur sbiaditi e, anzi, la parte bassa del sentiero è perfettamente mantenuta grazie all’opera dei valligiani…
a dirla tutta, il sentiero paola non è uno solo… o meglio, esiste un sentiero principale che parte dalla frazione di muncion e arriva appunto al rif. antermoia, cui si aggiungono però due varianti: una superiore che conduce alla crepa di lausa nord e una inferiore che si stacca dalla val udai e si ricongiunge al sentiero paola vero e proprio, sotto l’aut da muncion… dato che i giorni liberi scarseggiano sempre più, abbiamo deciso di provare a percorrere tutte le varianti tra andata e ritorno…
se il buongiorno si vede dal mattino, ecco come si presentavano le crepe di lausa quando ho aperto gli scuri della mia finestra…
il tracciato originale del sentiero paola ha inizio nei pressi dell’ultima casa di muncion, subito prima che cominci il divieto di transito sulla strada per gardeccia…
si segue per un breve tratto la stradina, che ben presto diventa sterrata… si lascia sulla destra una stalla e, prima di addentrarsi nel bosco, si passa di fianco a un fienile…
già da qui si possono apprezzare i primi scorci sulle cime della val di fassa… sulla vallaccia, ad esempio…
quando la strada forestale sembra biforcarsi, si tiene sempre la sinistra… in breve la stradina comincia a salire con discreta pendenza verso le pendici dell’aut da muncion…
su di un masso si rintraccia anche il primo, sbiaditissimo segnavia…
dopo una ventina di minuti di piacevole passeggiata si perviene ad un ampio crocevia di sentieri, caratterizzato da un crocifisso, una panchina e una mangiatoia… si imbocca la mulattiera subito a sinistra di quest’ultima e, percorsi pochi metri, si nota il segnale che ci conferma di essere effettivamente sulla retta via…
la mulattiera si restringe presto a sentiero e da qui in poi è pressoché impossibile sbagliare direzione… la traccia è ben mantenuta e anche i segni biancorossi si fanno più frequenti…
con rapide serpentine ci si inerpica nel bosco, per uscirne ormai a ridosso delle pareti rocciose…
ora il nostro sentiero piega verso est per contornare il fianco del monte, mantenendosi in quota e offrendo piacevoli visuali…
quasi senza accorgersene, si arriva così in vista della busa di lausa e della forcella del polenton…
poco oltre si incontra il famoso, curioso cartello stradale di “caduta massi”, che segna anche il punto d’intersezione tra il sentiero paola originale e la variante bassa dalla val udai… purtroppo il cartello, originariamente piantato nelle ghiaie, dev’essere stato abbattuto da qualche slavina o smottamento ed è stato perciò sistemato su un albero…
continuando a circumnavigare l’aut da muncion, si sale con modesta pendenza alternando tratti in mezzo al bosco ad altri in cui occorre attraversare delle colate di ghiaia, a picco sulla valle sottostante…
alcuni punti franati richiedono qualche attenzione in più…
usciti definitamente dal rado bosco, la traccia si fa a tratti più labile mentre il sentiero punta deciso in direzione della crepa di lausa sud, raggiungendo il margine della ciclopica frana…
prima di concentrarsi sull’attraversamento della vasta colata detritica, vale la pena soffermarsi ad ammirare un po’ il panorama…
lungo la frana non è ovviamente presente alcuna traccia, tuttavia osservando bene si notano alcuni ometti disseminati qua e là… in particolare, ne individuiamo uno sulla sommità di un grosso masso e decidiamo di puntare a quello…
attraversato orizzontalmente il fronte della frana, se ne risale il margine destro su terreno tutto sommato agevole, così da aggirare i salti di roccia e guadagnare un bel prato costellato di stelle alpine, dove tornano a comparire anche i vecchi segnavia…
siamo finalmente nel cuore della selvaggia busa di lausa, un solitario e bucolico balcone panoramico, racchiuso tra la forcia larga e il polenton, e sovrastato dalla lunga dorsale delle crepe di lausa…
a est lo sguardo spazia lontano fino alle tofane…
pur in assenza di un vero e proprio sentiero, ometti e segni rossi ci guidano lungo le balze erbose, sul margine destro dell’anfiteatro e puntando abbastanza direttamente alla base del polenton…
la risalita del vallone può essere caratterizzata da un incedere a volte monotono, ma l’uniformità del percorso è ampiamente compensata dal continuo mutare e ampliarsi dell’orizzonte…
alle spalle della crepa negra fa la sua comparsa anche il re del cadore…
per i più assetati, su uno dei risalti rocciosi si trova anche un buon punto di approvvigionamento idrico…
siamo ormai prossimi all’agognata forcella…
sul versante opposto, la vista si apre sulle cime che sovrastano il rifugio antermoia, e si intuisce la prosecuzione del sentiero…
anche la fauna locale sembra essere d’accordo sulla direzione da intraprendere…
a nord ovest, invece, si individua chiaramente il percorso della variante che corre sotto le crepe di lausa…
per l’andata, propendiamo per questa seconda opzione… i mufloni torneremo a salutarli dopo pranzo… per raggiungere la prosecuzione del sentiero, occorre però prima traversare verso sinistra in direzione di una forcelletta - seguendo il crinale o traversando su terreno delicato e un po’ esposto - e quindi rimontare un breve caminetto…
guadagnata così la conca ghiaiosa ai piedi delle crepe di lausa, si notano alcuni sbiaditi segnavia e un’esile traccia provenire direttamente dalla busa di lausa…
non avendo intuito da quale punto del sentiero principale si stacca questo approccio diretto alla conca, ci ripromettiamo di investigare nel pomeriggio… ora invece riprendiamo la nostra ascesa, lungo la traccia ora ben marcata sotto le pareti… dopo pochi passi si transita ai piedi della scura forcella dei camosci…
data la prossimità dell’intaglio, mi faccio tentare dalla curiosità e, mentre i miei compagni di cammino proseguono, io mi concedo una breve deviazione per mettere il naso dall’altra parte… giunto in forcella, la visuale si dischiude sui cront, sul sottostante passo delle scalette e sul lago secco, per l’occasione rimpinguato come mai mi era capitato di vedere ad agosto inoltrato…
tornato sui miei passi, raggiungo i compari e via lungo l’aspro catino detritico…
ai piedi dell’ultimo ripido risalto, la traccia si perde nuovamente tra le ghiaie… qui è meglio non seguire i vaghi segni di passaggio verso le pareti (come bovinamente fatto dal sottoscritto ), bensì puntare verso le rade chiazze erbose sulla destra del vallone, fino a rinvenire nuovamente qualche ometto e una labile traccia…
si giunge così finalmente sull’ampia, bellissima e panoramicissima sella tra l’anticima e la cima vera e propria della crepa di lausa nord… nonostante ci sia già transitato un anno fa, lo scenario che si spalanca all’orizzonte mi lascia ugualmente senza respiro…
attendiamo che davide faccia visita all’ometto di vetta…
e ci dirigiamo al vicino passo di lausa, dove incontriamo i primi escursionisti della giornata… anche se il sentiero attrezzato delle scalette rimane uno dei percorsi meno frequentati del gruppo, tra quelli noti...
da qui si imbocca il sentiero 583 che cala rapido lungo i lastees de antermoa in direzione del rifugio…
a metà via, sulla destra si può già scorgere la forcella del polenton, vista dal lato opposto a quello da noi salito…
ma l’attrazione principale non può che essere il meraviglioso, magnetico, lunare e (me ne sono colpevolmente accorto solo ora) cuoriforme lago…
le cui acque purtroppo questa volta sono piuttosto torbide e non consentono alla croda del lago e al molignon di specchiarvisi dentro da par loro…
ed eccoci finalmente qui, dopo circa cinque ore di marcia (a ritmo molto tranquillo) al recentemente rinnovato rifugio antermoia che, da quest’anno, non è più gestito dal mitico almo giambisi bensì da martin riz, “reduce” della tragedia della val lasties…
la nuova gestione mi ha fatto un’ottima impressione: prezzi accettabili, servizio rapido e cortese ma, soprattutto, buona cucina… dopo la doverosa birra e uno sconveniente selfie…
è già ora di rimettersi in marcia...
[continua...]