Via Timillero secco
Inviato: 08/07/2013, 9:27
La neve finalmente si è fatta da parte e mi ha dato la possibilità di toccare per la prima volta la roccia delle Pale, (roccia fotonica), il primo obbiettivo della stagione dolomitica, anche se un po' in ritardo rispetto alle previsioni è arrivato venerdi 5 luglio. Foto molto poche, anzi 4/5 foto fatte solo in vetta alla Punta della Disperazione.
Posso solo raccontarvi le sensazioni. Giovedì tardo pomeriggio sono in camera con la ferraglia davanti a controllare, cordini, dadi, friend (che non serviranno), moschettoni, rinvii, fettucce ecc ecc. ho già cominciato a fare qualche via alpinistica, ma non sulle dolomiti e soprattutto, sarà la prima completamente da proteggere, perchè le altre essendo state su granito erano miste. La tensione la sento, a salire con me sarà la socia, (la mia compagna), condividere con lei la prima di sempre in dolomiti per entrambi, credo sia la cosa più bella; eppure sono un po' teso. Andiamo a nanna presto il giorno dopo la sveglia è alle 6.30, ma sento comunque la tensione e me la porterò fino alle 9 del giorno dopo davanti all'attacco. Come al mio solito, all'attacco mi vesto lentamente facendo sempre le stesse cose come un rito di preparazione.. guardo la parete, la accarezzo e le parlo, (fondamentalmente non le dico nulla, ma mi piace pensare di collegarmi a lei).
Parto, i primi metri sono teso, movimenti legnosi, non guardo giù, ma la sensazione di vuoto anche a un paio di metri da terra la sento, vedo la prima clessidra e stringendo la presa destra come una morsa in tensione, mi proteggo e il vuoto si riempie sempre di più, respiro e faccio altri movimenti, una corda di violino sarebbe meno tesa probabilmente, vedo una fessuretta, il dado da 7 ci starebbe, ma non me la sento di ravanare nell'imbrago e come per magia esco dall'apnea, vedo una seconda clessidra, piazzo un cordino, rinviata e faccio il passo. Come per magia non sento più nulla se non la roccia un po' fredda; i piedi vanno su da soli, le mani sono sempre buone e vado su; guardo in basso vedo Anna alla base e ho parecchi metri di corda, la sensazione è fantastica, mi giro uno spuntone e proteggo il passaggio, vado sempre più su fino a che la socia dal basso grida 10 mt; due passi e sono in sosta.. "MOLLA TUTTO" Anna mi risponde, recupero e lei comincia a salire, siamo sulla prima sosta. La salita continua serena e tranquilla fino alla vetta, in 4 ore siamo saliti, scesi e bevuto la birretta la Treviso, firmiamo il libro delle salite al rifugio e torniamo alla macchina.
Non so se riesco a spiegare la sensazione, due anni fa iniziavo a salire in verticale in falesia e il primo pensiero era stato, "devo farlo in montagna", dopo due anni di preparazione il primo obbiettivo è raggiunto.
PS: le poche foto di vetta a breve..
Posso solo raccontarvi le sensazioni. Giovedì tardo pomeriggio sono in camera con la ferraglia davanti a controllare, cordini, dadi, friend (che non serviranno), moschettoni, rinvii, fettucce ecc ecc. ho già cominciato a fare qualche via alpinistica, ma non sulle dolomiti e soprattutto, sarà la prima completamente da proteggere, perchè le altre essendo state su granito erano miste. La tensione la sento, a salire con me sarà la socia, (la mia compagna), condividere con lei la prima di sempre in dolomiti per entrambi, credo sia la cosa più bella; eppure sono un po' teso. Andiamo a nanna presto il giorno dopo la sveglia è alle 6.30, ma sento comunque la tensione e me la porterò fino alle 9 del giorno dopo davanti all'attacco. Come al mio solito, all'attacco mi vesto lentamente facendo sempre le stesse cose come un rito di preparazione.. guardo la parete, la accarezzo e le parlo, (fondamentalmente non le dico nulla, ma mi piace pensare di collegarmi a lei).
Parto, i primi metri sono teso, movimenti legnosi, non guardo giù, ma la sensazione di vuoto anche a un paio di metri da terra la sento, vedo la prima clessidra e stringendo la presa destra come una morsa in tensione, mi proteggo e il vuoto si riempie sempre di più, respiro e faccio altri movimenti, una corda di violino sarebbe meno tesa probabilmente, vedo una fessuretta, il dado da 7 ci starebbe, ma non me la sento di ravanare nell'imbrago e come per magia esco dall'apnea, vedo una seconda clessidra, piazzo un cordino, rinviata e faccio il passo. Come per magia non sento più nulla se non la roccia un po' fredda; i piedi vanno su da soli, le mani sono sempre buone e vado su; guardo in basso vedo Anna alla base e ho parecchi metri di corda, la sensazione è fantastica, mi giro uno spuntone e proteggo il passaggio, vado sempre più su fino a che la socia dal basso grida 10 mt; due passi e sono in sosta.. "MOLLA TUTTO" Anna mi risponde, recupero e lei comincia a salire, siamo sulla prima sosta. La salita continua serena e tranquilla fino alla vetta, in 4 ore siamo saliti, scesi e bevuto la birretta la Treviso, firmiamo il libro delle salite al rifugio e torniamo alla macchina.
Non so se riesco a spiegare la sensazione, due anni fa iniziavo a salire in verticale in falesia e il primo pensiero era stato, "devo farlo in montagna", dopo due anni di preparazione il primo obbiettivo è raggiunto.
PS: le poche foto di vetta a breve..