I SEGRETI DELLE TOFANE 21-22 agosto 2017
Inviato: 17/09/2017, 21:41
Orti di Tofana, Cima Formenton e Tofana III
A luglio io e il boss abbiamo lasciato un conto in sospeso, un conto con Cima Formenton, che ci ha respinti con una parete che non ci aspettavamo.
È ora di saldarlo.
In aggiunta, en passant, il boss mi racconta che ci sarebbe un vecchio sentiero militare che dallo sbocco del Vallon di Ra Ola sale dritto per dritto agli Orti di Tofana: è il Sentiero dei Due Alberi, quello che due anni fa avevo cercato, erroneamente, sul versante opposto del Vallon Ra Ola!
La cosa mi imp'ttanisce forte, sono ancora a in vacanza a Cortina e vengo da una settimana esaltante in cui ho passato piú tempo per monti che altro, mi sento carico sia fisicamente sia - soprattutto - psicologicamente, guardo i dislivelli e gli dico che vorrei incastrarlo col nostro giro.
"Blitz, guarda che io ho visto solo la primissima parte, non so che condizioni troveremo su, sicuro di sentirtela?"
SI
controllo meteo: il 21/22 agosto sarà bello, freddo in quota ma bello, perfetto per andare
Lunedí 21, ormai mojiti e rum-cooler del weekend sono smaltiti, sveglia presto, anzi mi sveglio io prima che suoni, mi vesto, zaino già pronto, via verso Fiames.
Cappuccino al bar dell' albergo
Arriva il boss: ANDIAMO
Ci incamminiamo lungo la strada della Val di Fanes
strada che ormai è la terza volta in neanche due anni che percorro fino a Ponte Alto e da qua, per Ponte dei Cadoris, fino a in Po Ra Ola, dove si staccano i sentieri 401 per la Val Travenanzes, 407 per il Vallon di Ra Ola, e 409 verso Passo Posporcora
Imbocchiamo il 407, e dopo alcuni metri, "DI QUA" mi fa il boss.
È il Sentiero dei Due Alberi!
Iniziamo ad inerpicarci lungo la traccia di sentiero che si infila dritta nel bosco
di tanto in tanto dei vecchi bolli gialli confermano la strada
Il sentiero sale tranquillo, com' è giusto che sia un sentiero militare di arroccamento, ma bisogna stare attenti doppiamente: in primis per non perdere la traccia, e poi per non impigliarsi nei resti di qualche reticolato, vere e proprie trappole
Uno addirittura lo troviamo a metà altezza di un albero
Quando il bosco si apre un attimo, permette di godersi Taè, Taburlo e Croda Rossa
Raggiungiamo un bivio e prendiamo a destra verso una cengia
subito troviamo i primi resti dei baraccamenti italiani
Questa cengia, apparentemente una come tante, ha una storia molto particolare.
La parte orientale, accessibile da Ra Ola col Sentiero dei Due Alberi, era controllata dagli Italiani, mentre la parte occidentale, accessibile dalla Val Travenanzes, era controllata dagli Austro-Ungarici, con le rispettive posizioni di guardia molto vicine.
Nella zona vigeva una sorta di armistizio tra le due parti, arrivando al punto che gli ufficiali dei due eserciti si facevano reciprocamente visita per bere un caffè e scambiare due chiacchere, e nell' inverno 1916/1917 addirittura l' ultimo albero rimasto fu tagliato da un italiano ed un austriaco dividendosi poi la legna per riscaldare le rispettive baracche.
Armistizio che terminò improvvisamente nell' estate successiva: un ufficiale austriaco, in pausa caffè nella baracca italiana, fu preso prigioniero per ordine del nostro comando, deciso ad interrompere questo poco ortodosso modus vivendi (probabilmente non apprezzato neanche dai comandi austriaci): per ritorsione la sera del 28 agosto di un secolo fa gli austriaci attaccarono le posizioni italiane della cengia: una pattuglia frontalmente, una pattuglia da dietro inerpicandosi per le pareti sovrastanti, e una pattuglia martellandole dall' alto con bombe a mano, il tutto coadiuvato da un bombardamento di artiglieria dal Vallon Bianco.
Il risultato fu la cattura della guarnigione italiana, anche se rimaneva la spina nel fianco costituita dalla cima degli Orti.
(racconto dettagliato in Guido Burtscher, GUERRA NELLE TOFANE, Lint Trieste ripreso poi da Luciano Viazzi, LE AQUILE DELLE TOFANE, Mursia)
Arriviamo all' imboccatura della caverna italiana
I segni della battaglia si vedono ancora: è tutto disseminato di schegge dei proiettili di artiglieria e di bombe a mano cileccate
Proseguiamo lungo la cengia
una rete
un chiodo da roccia con attaccati i resti di un cavo metallico
altri resti di ordigni e proiettili
una scatoletta di carne di cui si intravvede ancora la scritta
Arriviamo all' altro imbocco della caverna
una mensola fa capolino con uno degli isolatori telefonici in porcellana ancora al suo posto
Andiamo avanti, adesso la cengia si fa esile, il boss vuole che mi leghi, sfruttiamo chiodi e spit piantati probabilmente da chi ha segnato i bolli gialli anni fa
arriviamo ad uno spigolo: in fondo, sulla parete, c' è un ponticello del sentiero austriaco ancora in piedi
e girato lo spigolo compare il posto di guardia austriaco
dritto davanti a noi invece, la Val Travenanzes con la muraglia di Castello e Casale
Qua la cengia è interrotta da un breve salto, che durante la guerra era attrezzato probabilmente con una scaletta, di cui si trovano ancora gli ancoraggi e un palo di legno
Raggiungiamo la baracca: è mezza crollata, ma una mensola è ancora al suo posto!
Il boss mi fa una sosta e mi concede un po' di metri di "autonomia" mentre armeggia con le corde
ne approfitto per curiosare intorno alla baracca
Mi avvicino al ponticello
Sembra leggermi nel pensiero: "NON PENSARCI NEANCHE!"
Effettivamente, quell' affare non da chissà che garanzie, manca solo che si spacca e mi ci incastro dentro...
Bon, torniamo sui nostri passi lungo la cengia
mentre la Croda Rossa ci guarda sorniona
Arriviamo al bivio di prima, e riprendiamo a salire il Sentiero dei Due Alberi seguendo i bolli gialli
stupendo, usciti dalla vegetazione il sentiero va su per ghiaie!
Una breve cengia ci porta verso le pareti sopra il Vallon di Ra Ola
Dall' altro lato del vallone si vede una serie di postazioni, quasi sospese sulla parete, che controllavano questo sentiero
postazioni a occhio non del tutto abbandonate
Questa cengia purtroppo segna anche la fine delle gioie e l' inizio delle tribolazioni: i bolli gialli non si trovano piú, fagocitati dalla selva di mughi
Iniziamo ad inerpicarci dritto per dritto, seguendo la linea di massima pendenza, i bastardi si fanno sempre piú fitti e piú alti, ad un certo punto questo è quello che vedo camminando
Adesso ho capito a cosa si riferiva il boss dicendomi "non so che condizioni troveremo su"... a tratti per vederci reciprocamente dobbiamo agitare i rami...
In un momento di mughi meno asfissianti, il boss si gira e vede la faccia della disperazione, mi sto domandando dove caxxo sono andato a infilarmi e chi caxxo me l' ha fatto fare
Sti infami mi stanno demolendo, sia psicologicamente che fisicamente, salire è un' agonia
ne sto tirando tante che il boss è quasi tentato di buttarmi di sotto, non ha tutti i torti, mal che si vuole...
Incredibilmente, dopo un tempo che mi è sembrato un' eternità, ci appare davanti un' apertura
e ritroviamo i bolli gialli
ritroviamo anche una traccia di sentiero
che ci porta ad uno spiazzo dove una vecchia trave conferma che siamo sulla strada giusta
CIMA IN VISTA!!!
ci portiamo sotto le pareti
e raggiungiamo una cengia che corre giusto sopra il Vallon di Ra Ola
Un reticolato ci da il benvenuto in zona di opreazioni
seguito da una clip da fucile italiana
eccoci: siamo ai resti del villaggio che sorgeva in cima agli Orti di Tofana!
Postazioni, trincee e caverne qua si sprecano... per prima ne visito una che sorvegliava il Taè
seguo il camminamento
un' altra postazione sorveglia le provenienze dalla Cengia Paolina
poi una galleria, dedicata al Maresciallo Giorgio De Marco dalla 4ª Sezione Mitragliatrici del Battaglione Cadore del 7° Rgt. Alpini
Purtroppo non abbiamo tempo per esplorarla: ne abbiamo perso troppo con quei cavolo di mughi e ne abbiamo appena per mangiare un boccone.
Questa volta niente pompelmo & barretta, mi sparo un panino formato famiglia
Il panorama intorno è stupendo, ma su tutto e su tutti è la Croda Rossa a tenere banco, guarda che bestia
Giusto il tempo della sigaretta e di due foto, e il boss mi fa cenno di rimettersi in marcia: in 5 ore, tra digressione alla cengia e battaglia coi mughi, abbiamo fatto a malapena 600 metri di dislivello: ce ne mancano altri 1000, anche se da qua la strada ormai la sappiamo ed abbiamo pure un bel margine di tempo per eventuali problemi, un buon 70% di tempo in piú.
Bene, via in marcia, puntando alla cresta che collega gli Orti con il Formenton
Scendiamo un breve saltino un attimo schifido
poi via sotto la splendida cresta, una delle piú belle che abbia mai visto
Bella e bizzarra, guarda che razza di conformazioni
Raggiungiamo il sentiero della Cengia Paolina: lo percorriamo per un breve tratto, poi, dove questo gira a sinistra per scavalcare la cresta, noi tiriamo dritto
La traccia è abbastanza evidente
e anche in sua assenza, basta puntare alle postazioni che avevamo visitato a luglio, ora ben visibili
Ci riportiamo sulla linea di cresta: sotto di noi le bizzarre formazioni che contornano il Vallon di Ra Ola, sullo sfondo Il Cristallo, seguito da Sorapiss e Antelao
Praticamente al culmine, quasi sulla verticale di Forcella de Ra Ola, raggiungiamo una postazione ricavata in una delle tante bizzarre formazioni che caratterizzano la zona
sul retro c' è una targa in cemento ottimamente conservata della 150ª Compagnia del Battaglione Antelao
Era la compagnia dell' allora giovane capitano Luigi Reverberi, divenuto poi famoso quasi trent' anni dopo - col grado di Generale di Divisione, al comando della Tridentina - per aver rotto l' accerchiamento sovietico a Nikolajewka portandosi davanti a tutti, saltando su un carro armato tedesco (uno dei pochi rimasti) ed incitando i suoi Alpini gridando il famoso TRIDENTINA, AVANTI! divenuto poi il motto dell' unità.
Con questa battaglia riuscí a portare in salvo gli Alpini della sua divisione (ancora compatta ed in grado di combattere) piú qualche migliaia di soldati italiani e tedeschi sbandati durante la rottura del fronte e la disastrosa ritirata.
Torniamo a noi, superata la postazione, cominciamo a camminare lungo una distesa di ghiaie che ci porta praticamente sopra il Ricovero Franceschini-Domini: ci siamo ricollegati con il sentiero di cresta del Formenton, la bestia è la davanti che ci aspetta
Il passaggio sul versante cortinese viene salutato dai Colossi che ci danno il benvenuto: Sorapiss e Antelao sono sempre stupefacenti
ma chi si distingue per imponenza è il Pelmo, che sembra quasi volersi mangiare la stazione della funivia di Ra Vales :shock::shock:
alle spalle, Croda Rossa, Taburlo and friends
Cominciamo a risalire il percorso dell' altra volta
adesso la strada la sappiamo, non perdiamo tempo divagando per le postazioni ed andiamo via abbastanza spediti, anche se la stanchezza si fa sentire e sto rallentando visibilmente, pur tenendo un passo ancora decente
Arriviamo alla cengia dove l' altra volta ero andato in blocco: questa volta non mi fa alcun effetto
Anche se ci siamo già passati, le sorprese non mancano: è la volta della spoletta di una bomba
ghiaione, passiamo sotto parete, altra cengia ed arriviamo al canalino dei tornanti picconati
Lo saliamo, e mentre il boss prepara l' armamentario, mi godo la vista verso Rondoi, Baranci e Tre Scarperi, che da qua sembrano un' unica muraglia
Sale il boss, questa volta abbiamo i trucchi per mettere le protezioni
Salgo anch' io.
FINALMENTE
Siamo sulla cresta sommitale!
Le rogne sono finite, da qua sarà solo un andar per ghiaie su e giú per la cresta fino a Cima Formenton.
Lascio andare la tensione, mi rilasso.
Non avrei potuto fare una caxxata peggiore
Era stata proprio la tensione a farmi andare avanti, calata lei mi investe la stanchezza...
Probabilmente in questa settimana esaltante non mi rendevo conto di chiedere troppo al mio fisico, non abituato a stare cinque giorni su sette a ravanare, troppo poco riposo, giri pesanti, e adesso la mazzata della guerra ai mughi che mi ha consumato il grosso delle energie.
Mi sento improvvisamente sfinito, se prima, a passo lento, andavo comunque avanti, adesso invece è un penoso strascicarmi.
Il boss cerca di incitarmi e farmi forza, io non voglio mollare proprio adesso, dopo tutto quello che abbiamo passato, costi quel che costi, so che sto erodendo anche il pur ampio margine che avevamo, mi basta arrivare a Cima Formenton per il tramonto, poi da là è un facile sentiero fino in forcella, e poi un breve tratto di ferrata fino al bivacco.
Dal fondo, anche il gruppo del Bosconero sembra volermi fare coraggio
Dai gambe forza, la cima è la!
Comincia l' enrosadira è la seconda volta che la vedo "on the road"
Ci portiamo in cresta, scavalchiamo, la cima sembra che qualcuno continui a spostarla
Scavalchiamo di nuovo, ancora su ghiaioni, mentre il boss mi avvisa, lapidario: EFFEMERIDI SCADUTE
Ma la cima questa volta non la sposta piú nessuno: ci siamo!
Montiamo le frontali, adesso veramente non me ne frega piú niente, siamo su sentiero conosciuto e attrezzati, ci metteremo quel che ci metteremo...
Scendiamo alla forcella che separa Cima Formenton dalla Tofana di Dentro, attacchiamo la ferrata, e pian piano arriviamo finalmente al Bivacco Baracca degli Alpini, allestito dai dipendenti della funivia restaurando una baracca della guerra. Molte delle travi, cosí come gli sgabelli e parte degli arredi, sono ancora quelli originali, marcati col numero della Compagnia, la 68ª del Battaglione Cadore.
Ce l' habbiamo fatta! Sono riuscito a non mollare! Adesso ho capito cosa significa quando dicono che la mente può portare il corpo oltre quelli che pensi siano i limiti!
Buttiamo giú gli zaini e ceniamo, chiaccherando con tre polacchi che hanno anche acceso la stufa del bivacco (fuori c' è una bella riserva di legna): dentro fa un bel caldino!
Finito di cenare, mi fumo una sigaretta di gran gusto, poi ci buttiamo a nanna come missili: domani, pur essendo quasi tutta discesa, sarà comunque impegnativa.
La notte è un disastro...
La stufa fa un caldo della madonna, oltre ad un fumo che la mattina puzziamo tutti da carbone... fuori siamo intorno a zero gradi, dentro sto in mutande FUORI dal sacco lenzuolo e durante la notte sia io che il boss faremo fuori tutti i liquidi, da morire
Inoltre i polacchi vanno avanti un' altra ora a chiaccherare come niente fosse, riesco a prendere sonno solo quando finalmente si decidono ad andare a letto anche anche loro...
Ma il riposo dura solo un' ora e mezza: mi sveglio sentendo dei rumori di colpi di ferro... è uno dei tre che sveglia tutti rumegando con la stufa per tenerla accesa... ma come, se ci sono ottanta milioni di gradi qua dentro????
Lo fulmino con lo sguardo e con le parole, esco a fumare per sbollire, la sigaretta all' aperto davanti al panorama notturno solitamente mi rimette in pace, ed infatti funziona
Peccato che un' altra ora e mezza e...
TOW TOW TOW TOW TOW TOW
Un elicottero che sembra essere sopra la cima...
vuoi vedere che sono quelli del 4° Reggimento di Bolzano in esercitazione notturna? ocio che adesso mi vedo arrivare in bivacco un plotone di Alpini appena sbarcato sulla cima
Esco a guardare, il rumore è dovuto al rimbombo della conca, ma l' elicottero è basso, lo vedo atterrare a Cortina e poi ripartire verso Bolzano, mentre parte un veicolo coi lampeggianti blu...
Scoprirò il giorno dopo che il reparto l' avevo azzeccato, ma non era un' esercitazione: era la fine di un impegnativo soccorso iniziato nel tardo pomeriggio e durato non so quante ore per recuperare una ragazza che si era fracassata le gambe scendendo in doppia dalle Tre Cime. Il veicolo coi lampeggianti era un' ambulanza.
Chapeau al Soccorso Alpino ed ai militari del 4° Reggimento AV.ES. e un grosso in bocca al lupo di pronta guarigione all' alpinista infortunata.
Finalmente riesco a riprendere sonno e dormire quasi tre ore di fila, che lusso
Ci svegliamo quando inizia ad albeggiare
Facciamo una rapida colazione ed ecco il Sole fare la sua comparsa
Ci mettiamo subito in marcia, lungo la ferrata Tofana III - Formenton
La giornata si preannuncia subito spettacolare
Subito incontriamo una postazione, appena discosta dalla ferrata
da qua gli Alpini dell' 85ª Sezione Mitragliatrici del 3° reggimento Alpini tenevano sotto tiro la Nemesis
La ferrata da qua cede il posto ad una lunga traccia sulle ghiaie fino alla cima
sembra la Luna adoro queste cose
il Sole inizia ad alzarsi sull' orizzonte, mentre in basso pigramente Cortina inizia a svegliarsi
Siamo in cima, ai 3238 metri della Tofana di Dentro
Il panorama è da sballo, di quelli che vorresti star seduto là per ore in venerazione; ad Ovest, baciate dal sole, ci danno il buongiorno:
Marmolada e Vernel
Sella
Odle
Sono imbambolato, in stato di trance, ma il boss fa cenno di muovermi, che tra poco ha una sorpresa per me.
Iniziamo a scendere per la ferrata
qualche metro piú in la, i resti della stazione di una teleferica pesante che arrivava da Ra Vales, si vede ancora il basamento di un traliccio
ma non è ancora questa la sorpresa: scendiamo un altro po' e troviamo l' ingresso di una caverna.
Sembra una come tante
ma non lo è: è la caverna delle meraviglie, dentro c' è ancora di tutto!
Appena entrati troviamo una carriola incastrata nel ghiaccio
andiamo avanti con le frontali
In un vano invaso dal ghiaccio, casse di materiale sono rimaste incastrate
Andiamo avanti, un armadio
e poi una luce, la seguo, e mi trovo affacciato sulla Val Travenanzes, come a volo d' uccello
SPETTACOLO
Uno spettacolo che, a causa dei vandali, non sarà piú riproponibile: siamo gli ultimi visitatori, pochi giorni dopo infatti proprio il boss, su incarico del Parco Naturale, la chiuderà con una grata metallica a causa di "sottrazioni" di reperti bellici e danneggiamenti avvenuti nell' ultimo anno
Riprendiamo la discesa
la ferrata corre appena sotto il filo di cresta, sotto di noi - come occhio di drago - compare il laghetto dei Jaze de Tofana: tutto ciò che resta del ghiacciaio, estintosi qualche decennio fa
altra postazione, con mira sul Vernel
ed arriviamo al masso che fa da tabella alla via
oltre il masso, su una cengia, si vedono i resti di un villaggio di baracche
mentre davanti, impressionanti, si manifestano le "canne d' organo" caratteristiche della Tofana II
Ultimi metri di ferrata, fino ad una selletta
Ci sganciamo dalla ferrata, da qua andiamo giú nel catino seguendo la via normale, quella seguita da Grohmann per la prima salita alla Tofana di Mezzo
Arriviamo all' altezza del laghetto: la vista sulla Val Travenanzes, con le sue pennellate di colore, è qualcosa di stupendo
Qua abbandoniamo la normale, e prendiamo a seguire le ghiaie gradonate che puntano alla dorsale che scende dalla Tofana di Dentro
Ora che non ha piú la sua sorella a coprirla, si manifesta anche Lei, in tutta la sua spettacolarità: la Tofana di Rozes
L' ambiente qua è surreale, queste infinite ghiaie gradonate sono qualcosa di mistico... cammino e vaneggio, è una situazione quasi trascendentale...
Ad interrompere il misticismo, i reperti che saltano fuori anche qua, come il regolatore della spoletta di un proiettile a schrapnel
Arriviamo ad un masso con un palo conficcato e l' indicazione di un bivio: è probabilmente questo il posto dove il tenente Carugati si era appostato coi suoi uomini, la notte tra il 9 ed il 10 agosto 1916, prima di occupare le posizioni austriache della Nemesis, chiamata cosí perché da qua doveva partire la loro vendetta per l' occupazione italiana di Forcella Fontananegra.
Il masso ha per noi un valore importantissimo, per me soprattutto: indica l' inizio del motivo per cui sono venuto qua: dritti infatti si va alla Nemesis, a destra invece si prende la CENGIA JELINECK, spettacolare cengia che corre alta sopra la Cengia Paolina.
Mi guardo col boss, sono straeccitato ma allo stesso tempo teso, fumo una sigaretta per stemperare, ci mettiamo in marcia ed aggiriamo lo sperone
La foto rende l' inclinazione, cosí come rende il macereto... quello che non si vede è il salto di quattrocento metri sopra la Paolina, e di la altri settecento sopra la Val Travenanzes.
Chiamo il boss.
Non me la sento.
"Blitz, ma sei sicuro, dopo tutto il casino che abbiamo fatto non te la senti qua"
Confermo, non me la sento
"Ok, dietro front".
Vorrei piangere, il posto è da cinema ma non riesco ad affrontarlo, mi sto letteralmente cag'ando sotto
Vorrei bestemmiare, ma non mi vengono neanche le parole
L' adrenalina per l' eccitazione va a scontrarsi con la delusione, col senso di sconfitta...
Non riesce ad uscire neanche la rabbia, la frustrazione è troppo grande...
Non so se sono ancora i postumi della batosta dell' anno scorso, o se sia ancora presto per me, so solo che me la son fatta sotto davanti ad un percorso stupendo che mi sognavo da un anno...
Il boss capisce
"Hai mai fatto la discesa per Forcella del Vallon?"
No
"E allora dai, non pensarci su e seguimi, vedrai che spettacolo di posto!"
Lo seguo pigramente, anzi, in uno sbattimento che non me ne frega niente di niente, sono passato letteralmente dalle stelle alle stalle, e per ritirarmi su di morale ci vuole qualcosa di veramente forte...
Ecco, quel qualcosa di forte arriva quando mi giro a guardare verso Fontananegra
ELAMADONNA :shock::shock:
questa bastionata è qualcosa di pazzesco, da sognarsela di notte
è la botta di cui avevo bisogno, mi rida la carica per andare avanti, incredibili queste Tofane!
Torniamo verso la conca del laghetto
ed iniziamo a scendere lungo la normale, che taglia tutta la parete lungo una cengia ghiaiosa, stupenda
anche qua una scivolata significherebbe passare a miglior vita
ma almeno un minimo di traccia c' è!
guarda che razza di posti, guarda che razza di posti
Affrontiamo l' ultima, brevissima salitina
ed arriviamo ad una postazione, dove una lapide ormai poco leggibile dice 36ª Batteria da Montagna
La aggiriamo, siamo a Forcella del Vallon: qua inizia l' infinito canalone del Vallon Tofana, quello che scende fino al Rifugio Dibona
La prima parte è un po'... come dire... ravanosa
Poi ci buttiamo in picchiata
Divoriamo letteralmente il ghiaione: in un attimo siamo già in vista di Fontananegra
ed al Rifugio Giussani
qua mangio come non ci fosse un domani, e neanche un dopodomani
ma ho ancora l' amaro in bocca per la Jelineck...
il boss da bravo uomo di montagna me lo fa annegare nelle grappe
La cosa pare funzionare, e quando ripartiamo sono un po' meno turbato, anche perché a fare da scacciapensieri c'è il bel ricordo della normale che abbiamo appena percorso...
Ci avviamo lungo il sentiero 404, verso il Rifugio Dibona
lo scenario è impressionante: mentre la parte alta del Vallon Tofana è caratterizzata dallo stretto ghiaione che si lancia letteralmente giú incassato tra Punta Giovannina e la Tofana di Mezzo, la parte bassa invece, con la sua dolce mulattiera dai comodi tornanti, è caratterizzata dal tripudio di picchi e guglie che si innalzano
MERAVIGLIOSO
Arriviamo agli ultimi tornanti sopra il Rifugio Dibona
Li scendo pigramente, il passaggio sta arrivando...
Lascio le Tofane con un gusto agrodolce... da una parte ho fatto un giro pazzesco che mi ha riservato sorprese e panorami incredibili, a partire dalla cengia sugli Orti, mentre dall' altra, quella cavolo di Cengia Jelineck mi ha fatto proprio girare le @@...
Forse era troppo presto, chi lo sa, prima o poi ci tornerò, e vedrò...
Per concludere, ringrazio il boss, la mia Guida, per avermi sopportato e supportato per questi due giorni (non ho un carattere facile, lo so), per non aver ceduto alla tentazione di buttarmi giú da una parete per avermi incoraggiato ed incitato quando stavo cedendo, e per avermi compreso quando non me la sono sentita di proseguire sulla Jelineck.
Franco lo so, ti ho messo a dura prova.
GRAZIE
A luglio io e il boss abbiamo lasciato un conto in sospeso, un conto con Cima Formenton, che ci ha respinti con una parete che non ci aspettavamo.
È ora di saldarlo.
In aggiunta, en passant, il boss mi racconta che ci sarebbe un vecchio sentiero militare che dallo sbocco del Vallon di Ra Ola sale dritto per dritto agli Orti di Tofana: è il Sentiero dei Due Alberi, quello che due anni fa avevo cercato, erroneamente, sul versante opposto del Vallon Ra Ola!
La cosa mi imp'ttanisce forte, sono ancora a in vacanza a Cortina e vengo da una settimana esaltante in cui ho passato piú tempo per monti che altro, mi sento carico sia fisicamente sia - soprattutto - psicologicamente, guardo i dislivelli e gli dico che vorrei incastrarlo col nostro giro.
"Blitz, guarda che io ho visto solo la primissima parte, non so che condizioni troveremo su, sicuro di sentirtela?"
SI
controllo meteo: il 21/22 agosto sarà bello, freddo in quota ma bello, perfetto per andare
Lunedí 21, ormai mojiti e rum-cooler del weekend sono smaltiti, sveglia presto, anzi mi sveglio io prima che suoni, mi vesto, zaino già pronto, via verso Fiames.
Cappuccino al bar dell' albergo
Arriva il boss: ANDIAMO
Ci incamminiamo lungo la strada della Val di Fanes
strada che ormai è la terza volta in neanche due anni che percorro fino a Ponte Alto e da qua, per Ponte dei Cadoris, fino a in Po Ra Ola, dove si staccano i sentieri 401 per la Val Travenanzes, 407 per il Vallon di Ra Ola, e 409 verso Passo Posporcora
Imbocchiamo il 407, e dopo alcuni metri, "DI QUA" mi fa il boss.
È il Sentiero dei Due Alberi!
Iniziamo ad inerpicarci lungo la traccia di sentiero che si infila dritta nel bosco
di tanto in tanto dei vecchi bolli gialli confermano la strada
Il sentiero sale tranquillo, com' è giusto che sia un sentiero militare di arroccamento, ma bisogna stare attenti doppiamente: in primis per non perdere la traccia, e poi per non impigliarsi nei resti di qualche reticolato, vere e proprie trappole
Uno addirittura lo troviamo a metà altezza di un albero
Quando il bosco si apre un attimo, permette di godersi Taè, Taburlo e Croda Rossa
Raggiungiamo un bivio e prendiamo a destra verso una cengia
subito troviamo i primi resti dei baraccamenti italiani
Questa cengia, apparentemente una come tante, ha una storia molto particolare.
La parte orientale, accessibile da Ra Ola col Sentiero dei Due Alberi, era controllata dagli Italiani, mentre la parte occidentale, accessibile dalla Val Travenanzes, era controllata dagli Austro-Ungarici, con le rispettive posizioni di guardia molto vicine.
Nella zona vigeva una sorta di armistizio tra le due parti, arrivando al punto che gli ufficiali dei due eserciti si facevano reciprocamente visita per bere un caffè e scambiare due chiacchere, e nell' inverno 1916/1917 addirittura l' ultimo albero rimasto fu tagliato da un italiano ed un austriaco dividendosi poi la legna per riscaldare le rispettive baracche.
Armistizio che terminò improvvisamente nell' estate successiva: un ufficiale austriaco, in pausa caffè nella baracca italiana, fu preso prigioniero per ordine del nostro comando, deciso ad interrompere questo poco ortodosso modus vivendi (probabilmente non apprezzato neanche dai comandi austriaci): per ritorsione la sera del 28 agosto di un secolo fa gli austriaci attaccarono le posizioni italiane della cengia: una pattuglia frontalmente, una pattuglia da dietro inerpicandosi per le pareti sovrastanti, e una pattuglia martellandole dall' alto con bombe a mano, il tutto coadiuvato da un bombardamento di artiglieria dal Vallon Bianco.
Il risultato fu la cattura della guarnigione italiana, anche se rimaneva la spina nel fianco costituita dalla cima degli Orti.
(racconto dettagliato in Guido Burtscher, GUERRA NELLE TOFANE, Lint Trieste ripreso poi da Luciano Viazzi, LE AQUILE DELLE TOFANE, Mursia)
Arriviamo all' imboccatura della caverna italiana
I segni della battaglia si vedono ancora: è tutto disseminato di schegge dei proiettili di artiglieria e di bombe a mano cileccate
Proseguiamo lungo la cengia
una rete
un chiodo da roccia con attaccati i resti di un cavo metallico
altri resti di ordigni e proiettili
una scatoletta di carne di cui si intravvede ancora la scritta
Arriviamo all' altro imbocco della caverna
una mensola fa capolino con uno degli isolatori telefonici in porcellana ancora al suo posto
Andiamo avanti, adesso la cengia si fa esile, il boss vuole che mi leghi, sfruttiamo chiodi e spit piantati probabilmente da chi ha segnato i bolli gialli anni fa
arriviamo ad uno spigolo: in fondo, sulla parete, c' è un ponticello del sentiero austriaco ancora in piedi
e girato lo spigolo compare il posto di guardia austriaco
dritto davanti a noi invece, la Val Travenanzes con la muraglia di Castello e Casale
Qua la cengia è interrotta da un breve salto, che durante la guerra era attrezzato probabilmente con una scaletta, di cui si trovano ancora gli ancoraggi e un palo di legno
Raggiungiamo la baracca: è mezza crollata, ma una mensola è ancora al suo posto!
Il boss mi fa una sosta e mi concede un po' di metri di "autonomia" mentre armeggia con le corde
ne approfitto per curiosare intorno alla baracca
Mi avvicino al ponticello
Sembra leggermi nel pensiero: "NON PENSARCI NEANCHE!"
Effettivamente, quell' affare non da chissà che garanzie, manca solo che si spacca e mi ci incastro dentro...
Bon, torniamo sui nostri passi lungo la cengia
mentre la Croda Rossa ci guarda sorniona
Arriviamo al bivio di prima, e riprendiamo a salire il Sentiero dei Due Alberi seguendo i bolli gialli
stupendo, usciti dalla vegetazione il sentiero va su per ghiaie!
Una breve cengia ci porta verso le pareti sopra il Vallon di Ra Ola
Dall' altro lato del vallone si vede una serie di postazioni, quasi sospese sulla parete, che controllavano questo sentiero
postazioni a occhio non del tutto abbandonate
Questa cengia purtroppo segna anche la fine delle gioie e l' inizio delle tribolazioni: i bolli gialli non si trovano piú, fagocitati dalla selva di mughi
Iniziamo ad inerpicarci dritto per dritto, seguendo la linea di massima pendenza, i bastardi si fanno sempre piú fitti e piú alti, ad un certo punto questo è quello che vedo camminando
Adesso ho capito a cosa si riferiva il boss dicendomi "non so che condizioni troveremo su"... a tratti per vederci reciprocamente dobbiamo agitare i rami...
In un momento di mughi meno asfissianti, il boss si gira e vede la faccia della disperazione, mi sto domandando dove caxxo sono andato a infilarmi e chi caxxo me l' ha fatto fare
Sti infami mi stanno demolendo, sia psicologicamente che fisicamente, salire è un' agonia
ne sto tirando tante che il boss è quasi tentato di buttarmi di sotto, non ha tutti i torti, mal che si vuole...
Incredibilmente, dopo un tempo che mi è sembrato un' eternità, ci appare davanti un' apertura
e ritroviamo i bolli gialli
ritroviamo anche una traccia di sentiero
che ci porta ad uno spiazzo dove una vecchia trave conferma che siamo sulla strada giusta
CIMA IN VISTA!!!
ci portiamo sotto le pareti
e raggiungiamo una cengia che corre giusto sopra il Vallon di Ra Ola
Un reticolato ci da il benvenuto in zona di opreazioni
seguito da una clip da fucile italiana
eccoci: siamo ai resti del villaggio che sorgeva in cima agli Orti di Tofana!
Postazioni, trincee e caverne qua si sprecano... per prima ne visito una che sorvegliava il Taè
seguo il camminamento
un' altra postazione sorveglia le provenienze dalla Cengia Paolina
poi una galleria, dedicata al Maresciallo Giorgio De Marco dalla 4ª Sezione Mitragliatrici del Battaglione Cadore del 7° Rgt. Alpini
Purtroppo non abbiamo tempo per esplorarla: ne abbiamo perso troppo con quei cavolo di mughi e ne abbiamo appena per mangiare un boccone.
Questa volta niente pompelmo & barretta, mi sparo un panino formato famiglia
Il panorama intorno è stupendo, ma su tutto e su tutti è la Croda Rossa a tenere banco, guarda che bestia
Giusto il tempo della sigaretta e di due foto, e il boss mi fa cenno di rimettersi in marcia: in 5 ore, tra digressione alla cengia e battaglia coi mughi, abbiamo fatto a malapena 600 metri di dislivello: ce ne mancano altri 1000, anche se da qua la strada ormai la sappiamo ed abbiamo pure un bel margine di tempo per eventuali problemi, un buon 70% di tempo in piú.
Bene, via in marcia, puntando alla cresta che collega gli Orti con il Formenton
Scendiamo un breve saltino un attimo schifido
poi via sotto la splendida cresta, una delle piú belle che abbia mai visto
Bella e bizzarra, guarda che razza di conformazioni
Raggiungiamo il sentiero della Cengia Paolina: lo percorriamo per un breve tratto, poi, dove questo gira a sinistra per scavalcare la cresta, noi tiriamo dritto
La traccia è abbastanza evidente
e anche in sua assenza, basta puntare alle postazioni che avevamo visitato a luglio, ora ben visibili
Ci riportiamo sulla linea di cresta: sotto di noi le bizzarre formazioni che contornano il Vallon di Ra Ola, sullo sfondo Il Cristallo, seguito da Sorapiss e Antelao
Praticamente al culmine, quasi sulla verticale di Forcella de Ra Ola, raggiungiamo una postazione ricavata in una delle tante bizzarre formazioni che caratterizzano la zona
sul retro c' è una targa in cemento ottimamente conservata della 150ª Compagnia del Battaglione Antelao
Era la compagnia dell' allora giovane capitano Luigi Reverberi, divenuto poi famoso quasi trent' anni dopo - col grado di Generale di Divisione, al comando della Tridentina - per aver rotto l' accerchiamento sovietico a Nikolajewka portandosi davanti a tutti, saltando su un carro armato tedesco (uno dei pochi rimasti) ed incitando i suoi Alpini gridando il famoso TRIDENTINA, AVANTI! divenuto poi il motto dell' unità.
Con questa battaglia riuscí a portare in salvo gli Alpini della sua divisione (ancora compatta ed in grado di combattere) piú qualche migliaia di soldati italiani e tedeschi sbandati durante la rottura del fronte e la disastrosa ritirata.
Torniamo a noi, superata la postazione, cominciamo a camminare lungo una distesa di ghiaie che ci porta praticamente sopra il Ricovero Franceschini-Domini: ci siamo ricollegati con il sentiero di cresta del Formenton, la bestia è la davanti che ci aspetta
Il passaggio sul versante cortinese viene salutato dai Colossi che ci danno il benvenuto: Sorapiss e Antelao sono sempre stupefacenti
ma chi si distingue per imponenza è il Pelmo, che sembra quasi volersi mangiare la stazione della funivia di Ra Vales :shock::shock:
alle spalle, Croda Rossa, Taburlo and friends
Cominciamo a risalire il percorso dell' altra volta
adesso la strada la sappiamo, non perdiamo tempo divagando per le postazioni ed andiamo via abbastanza spediti, anche se la stanchezza si fa sentire e sto rallentando visibilmente, pur tenendo un passo ancora decente
Arriviamo alla cengia dove l' altra volta ero andato in blocco: questa volta non mi fa alcun effetto
Anche se ci siamo già passati, le sorprese non mancano: è la volta della spoletta di una bomba
ghiaione, passiamo sotto parete, altra cengia ed arriviamo al canalino dei tornanti picconati
Lo saliamo, e mentre il boss prepara l' armamentario, mi godo la vista verso Rondoi, Baranci e Tre Scarperi, che da qua sembrano un' unica muraglia
Sale il boss, questa volta abbiamo i trucchi per mettere le protezioni
Salgo anch' io.
FINALMENTE
Siamo sulla cresta sommitale!
Le rogne sono finite, da qua sarà solo un andar per ghiaie su e giú per la cresta fino a Cima Formenton.
Lascio andare la tensione, mi rilasso.
Non avrei potuto fare una caxxata peggiore
Era stata proprio la tensione a farmi andare avanti, calata lei mi investe la stanchezza...
Probabilmente in questa settimana esaltante non mi rendevo conto di chiedere troppo al mio fisico, non abituato a stare cinque giorni su sette a ravanare, troppo poco riposo, giri pesanti, e adesso la mazzata della guerra ai mughi che mi ha consumato il grosso delle energie.
Mi sento improvvisamente sfinito, se prima, a passo lento, andavo comunque avanti, adesso invece è un penoso strascicarmi.
Il boss cerca di incitarmi e farmi forza, io non voglio mollare proprio adesso, dopo tutto quello che abbiamo passato, costi quel che costi, so che sto erodendo anche il pur ampio margine che avevamo, mi basta arrivare a Cima Formenton per il tramonto, poi da là è un facile sentiero fino in forcella, e poi un breve tratto di ferrata fino al bivacco.
Dal fondo, anche il gruppo del Bosconero sembra volermi fare coraggio
Dai gambe forza, la cima è la!
Comincia l' enrosadira è la seconda volta che la vedo "on the road"
Ci portiamo in cresta, scavalchiamo, la cima sembra che qualcuno continui a spostarla
Scavalchiamo di nuovo, ancora su ghiaioni, mentre il boss mi avvisa, lapidario: EFFEMERIDI SCADUTE
Ma la cima questa volta non la sposta piú nessuno: ci siamo!
Montiamo le frontali, adesso veramente non me ne frega piú niente, siamo su sentiero conosciuto e attrezzati, ci metteremo quel che ci metteremo...
Scendiamo alla forcella che separa Cima Formenton dalla Tofana di Dentro, attacchiamo la ferrata, e pian piano arriviamo finalmente al Bivacco Baracca degli Alpini, allestito dai dipendenti della funivia restaurando una baracca della guerra. Molte delle travi, cosí come gli sgabelli e parte degli arredi, sono ancora quelli originali, marcati col numero della Compagnia, la 68ª del Battaglione Cadore.
Ce l' habbiamo fatta! Sono riuscito a non mollare! Adesso ho capito cosa significa quando dicono che la mente può portare il corpo oltre quelli che pensi siano i limiti!
Buttiamo giú gli zaini e ceniamo, chiaccherando con tre polacchi che hanno anche acceso la stufa del bivacco (fuori c' è una bella riserva di legna): dentro fa un bel caldino!
Finito di cenare, mi fumo una sigaretta di gran gusto, poi ci buttiamo a nanna come missili: domani, pur essendo quasi tutta discesa, sarà comunque impegnativa.
La notte è un disastro...
La stufa fa un caldo della madonna, oltre ad un fumo che la mattina puzziamo tutti da carbone... fuori siamo intorno a zero gradi, dentro sto in mutande FUORI dal sacco lenzuolo e durante la notte sia io che il boss faremo fuori tutti i liquidi, da morire
Inoltre i polacchi vanno avanti un' altra ora a chiaccherare come niente fosse, riesco a prendere sonno solo quando finalmente si decidono ad andare a letto anche anche loro...
Ma il riposo dura solo un' ora e mezza: mi sveglio sentendo dei rumori di colpi di ferro... è uno dei tre che sveglia tutti rumegando con la stufa per tenerla accesa... ma come, se ci sono ottanta milioni di gradi qua dentro????
Lo fulmino con lo sguardo e con le parole, esco a fumare per sbollire, la sigaretta all' aperto davanti al panorama notturno solitamente mi rimette in pace, ed infatti funziona
Peccato che un' altra ora e mezza e...
TOW TOW TOW TOW TOW TOW
Un elicottero che sembra essere sopra la cima...
vuoi vedere che sono quelli del 4° Reggimento di Bolzano in esercitazione notturna? ocio che adesso mi vedo arrivare in bivacco un plotone di Alpini appena sbarcato sulla cima
Esco a guardare, il rumore è dovuto al rimbombo della conca, ma l' elicottero è basso, lo vedo atterrare a Cortina e poi ripartire verso Bolzano, mentre parte un veicolo coi lampeggianti blu...
Scoprirò il giorno dopo che il reparto l' avevo azzeccato, ma non era un' esercitazione: era la fine di un impegnativo soccorso iniziato nel tardo pomeriggio e durato non so quante ore per recuperare una ragazza che si era fracassata le gambe scendendo in doppia dalle Tre Cime. Il veicolo coi lampeggianti era un' ambulanza.
Chapeau al Soccorso Alpino ed ai militari del 4° Reggimento AV.ES. e un grosso in bocca al lupo di pronta guarigione all' alpinista infortunata.
Finalmente riesco a riprendere sonno e dormire quasi tre ore di fila, che lusso
Ci svegliamo quando inizia ad albeggiare
Facciamo una rapida colazione ed ecco il Sole fare la sua comparsa
Ci mettiamo subito in marcia, lungo la ferrata Tofana III - Formenton
La giornata si preannuncia subito spettacolare
Subito incontriamo una postazione, appena discosta dalla ferrata
da qua gli Alpini dell' 85ª Sezione Mitragliatrici del 3° reggimento Alpini tenevano sotto tiro la Nemesis
La ferrata da qua cede il posto ad una lunga traccia sulle ghiaie fino alla cima
sembra la Luna adoro queste cose
il Sole inizia ad alzarsi sull' orizzonte, mentre in basso pigramente Cortina inizia a svegliarsi
Siamo in cima, ai 3238 metri della Tofana di Dentro
Il panorama è da sballo, di quelli che vorresti star seduto là per ore in venerazione; ad Ovest, baciate dal sole, ci danno il buongiorno:
Marmolada e Vernel
Sella
Odle
Sono imbambolato, in stato di trance, ma il boss fa cenno di muovermi, che tra poco ha una sorpresa per me.
Iniziamo a scendere per la ferrata
qualche metro piú in la, i resti della stazione di una teleferica pesante che arrivava da Ra Vales, si vede ancora il basamento di un traliccio
ma non è ancora questa la sorpresa: scendiamo un altro po' e troviamo l' ingresso di una caverna.
Sembra una come tante
ma non lo è: è la caverna delle meraviglie, dentro c' è ancora di tutto!
Appena entrati troviamo una carriola incastrata nel ghiaccio
andiamo avanti con le frontali
In un vano invaso dal ghiaccio, casse di materiale sono rimaste incastrate
Andiamo avanti, un armadio
e poi una luce, la seguo, e mi trovo affacciato sulla Val Travenanzes, come a volo d' uccello
SPETTACOLO
Uno spettacolo che, a causa dei vandali, non sarà piú riproponibile: siamo gli ultimi visitatori, pochi giorni dopo infatti proprio il boss, su incarico del Parco Naturale, la chiuderà con una grata metallica a causa di "sottrazioni" di reperti bellici e danneggiamenti avvenuti nell' ultimo anno
Riprendiamo la discesa
la ferrata corre appena sotto il filo di cresta, sotto di noi - come occhio di drago - compare il laghetto dei Jaze de Tofana: tutto ciò che resta del ghiacciaio, estintosi qualche decennio fa
altra postazione, con mira sul Vernel
ed arriviamo al masso che fa da tabella alla via
oltre il masso, su una cengia, si vedono i resti di un villaggio di baracche
mentre davanti, impressionanti, si manifestano le "canne d' organo" caratteristiche della Tofana II
Ultimi metri di ferrata, fino ad una selletta
Ci sganciamo dalla ferrata, da qua andiamo giú nel catino seguendo la via normale, quella seguita da Grohmann per la prima salita alla Tofana di Mezzo
Arriviamo all' altezza del laghetto: la vista sulla Val Travenanzes, con le sue pennellate di colore, è qualcosa di stupendo
Qua abbandoniamo la normale, e prendiamo a seguire le ghiaie gradonate che puntano alla dorsale che scende dalla Tofana di Dentro
Ora che non ha piú la sua sorella a coprirla, si manifesta anche Lei, in tutta la sua spettacolarità: la Tofana di Rozes
L' ambiente qua è surreale, queste infinite ghiaie gradonate sono qualcosa di mistico... cammino e vaneggio, è una situazione quasi trascendentale...
Ad interrompere il misticismo, i reperti che saltano fuori anche qua, come il regolatore della spoletta di un proiettile a schrapnel
Arriviamo ad un masso con un palo conficcato e l' indicazione di un bivio: è probabilmente questo il posto dove il tenente Carugati si era appostato coi suoi uomini, la notte tra il 9 ed il 10 agosto 1916, prima di occupare le posizioni austriache della Nemesis, chiamata cosí perché da qua doveva partire la loro vendetta per l' occupazione italiana di Forcella Fontananegra.
Il masso ha per noi un valore importantissimo, per me soprattutto: indica l' inizio del motivo per cui sono venuto qua: dritti infatti si va alla Nemesis, a destra invece si prende la CENGIA JELINECK, spettacolare cengia che corre alta sopra la Cengia Paolina.
Mi guardo col boss, sono straeccitato ma allo stesso tempo teso, fumo una sigaretta per stemperare, ci mettiamo in marcia ed aggiriamo lo sperone
La foto rende l' inclinazione, cosí come rende il macereto... quello che non si vede è il salto di quattrocento metri sopra la Paolina, e di la altri settecento sopra la Val Travenanzes.
Chiamo il boss.
Non me la sento.
"Blitz, ma sei sicuro, dopo tutto il casino che abbiamo fatto non te la senti qua"
Confermo, non me la sento
"Ok, dietro front".
Vorrei piangere, il posto è da cinema ma non riesco ad affrontarlo, mi sto letteralmente cag'ando sotto
Vorrei bestemmiare, ma non mi vengono neanche le parole
L' adrenalina per l' eccitazione va a scontrarsi con la delusione, col senso di sconfitta...
Non riesce ad uscire neanche la rabbia, la frustrazione è troppo grande...
Non so se sono ancora i postumi della batosta dell' anno scorso, o se sia ancora presto per me, so solo che me la son fatta sotto davanti ad un percorso stupendo che mi sognavo da un anno...
Il boss capisce
"Hai mai fatto la discesa per Forcella del Vallon?"
No
"E allora dai, non pensarci su e seguimi, vedrai che spettacolo di posto!"
Lo seguo pigramente, anzi, in uno sbattimento che non me ne frega niente di niente, sono passato letteralmente dalle stelle alle stalle, e per ritirarmi su di morale ci vuole qualcosa di veramente forte...
Ecco, quel qualcosa di forte arriva quando mi giro a guardare verso Fontananegra
ELAMADONNA :shock::shock:
questa bastionata è qualcosa di pazzesco, da sognarsela di notte
è la botta di cui avevo bisogno, mi rida la carica per andare avanti, incredibili queste Tofane!
Torniamo verso la conca del laghetto
ed iniziamo a scendere lungo la normale, che taglia tutta la parete lungo una cengia ghiaiosa, stupenda
anche qua una scivolata significherebbe passare a miglior vita
ma almeno un minimo di traccia c' è!
guarda che razza di posti, guarda che razza di posti
Affrontiamo l' ultima, brevissima salitina
ed arriviamo ad una postazione, dove una lapide ormai poco leggibile dice 36ª Batteria da Montagna
La aggiriamo, siamo a Forcella del Vallon: qua inizia l' infinito canalone del Vallon Tofana, quello che scende fino al Rifugio Dibona
La prima parte è un po'... come dire... ravanosa
Poi ci buttiamo in picchiata
Divoriamo letteralmente il ghiaione: in un attimo siamo già in vista di Fontananegra
ed al Rifugio Giussani
qua mangio come non ci fosse un domani, e neanche un dopodomani
ma ho ancora l' amaro in bocca per la Jelineck...
il boss da bravo uomo di montagna me lo fa annegare nelle grappe
La cosa pare funzionare, e quando ripartiamo sono un po' meno turbato, anche perché a fare da scacciapensieri c'è il bel ricordo della normale che abbiamo appena percorso...
Ci avviamo lungo il sentiero 404, verso il Rifugio Dibona
lo scenario è impressionante: mentre la parte alta del Vallon Tofana è caratterizzata dallo stretto ghiaione che si lancia letteralmente giú incassato tra Punta Giovannina e la Tofana di Mezzo, la parte bassa invece, con la sua dolce mulattiera dai comodi tornanti, è caratterizzata dal tripudio di picchi e guglie che si innalzano
MERAVIGLIOSO
Arriviamo agli ultimi tornanti sopra il Rifugio Dibona
Li scendo pigramente, il passaggio sta arrivando...
Lascio le Tofane con un gusto agrodolce... da una parte ho fatto un giro pazzesco che mi ha riservato sorprese e panorami incredibili, a partire dalla cengia sugli Orti, mentre dall' altra, quella cavolo di Cengia Jelineck mi ha fatto proprio girare le @@...
Forse era troppo presto, chi lo sa, prima o poi ci tornerò, e vedrò...
Per concludere, ringrazio il boss, la mia Guida, per avermi sopportato e supportato per questi due giorni (non ho un carattere facile, lo so), per non aver ceduto alla tentazione di buttarmi giú da una parete per avermi incoraggiato ed incitato quando stavo cedendo, e per avermi compreso quando non me la sono sentita di proseguire sulla Jelineck.
Franco lo so, ti ho messo a dura prova.
GRAZIE