Alta Via Resiana - Monte Canin
Nel cuore dell'Alta Via Resiana: dal bivacco Costantini al Monte Canin - ferrata Julia al rifugio Gilberti
Ne ho sempre sentito parlare come un mito per i friulani. Le ore e la fatica che posso solo immaginare, oggi come oggi, non mi lasciano rimpianto alcuno. Ognuno fa il proprio tempo e con gli anni mi riscopro più tollerante nella mia consapevolezza dei miei limiti.
Questo è il racconto del 'cuore' dell'Alta Via Resiana. La parte più bella, più viscerale, che solo i miei trascorsi sulle creste dell'Alpago mi hanno consentito di viverla con appassionata tranquilla concentrazione, godendomi ogni sguardo ed ogni tensione. Fatica a parte.
Quel che resta del giorno... se mi sarà consentito tornerò per la parte che dal Canin prosegue per il Picco Carnizza ed il monte Sart... ma non sarà vitale per il mio ego montano. Anche questo, come per gli anni che passano, è nella parabola discendente ed aiuta il mio zaino ad essere leggero, a pesare meno.
E' la mia prima nelle Giulie, le Alpi Giulie. Monti visti magari da altre cime non molto lontane ma questa volta in immersione.
Sabato pomeriggio, lasciata un'auto a Sella Nevea, ci portiamo in Val Resia. Dopo la lunga risalita fino a fondo valle ci fermiamo per cena a casera Coot. Con l'imbrunire e le inevitabili frontali saliamo con la pancia soddisfatta al bivacco Costantini del CAI Manzano con il timore - pesante, lo ammetto - di trovarlo, anche solo in parte, occupato.
Forcella Infrababa Grande da cui a sinistra sale l'AV. Sotto il torrione al centro il puntino rosso del bivacco.
Salendo al bivacco
Con piacevole sorpresa siamo i soli. Dodici posti in solitudine sotto la rupe di un singolare torrione (Mulaz... ma guarda te!). Fa caldo, anzi, è umido. Ma non il classico umido, un umido pro-secco che comunque ti fa sudare... strana ed insolita sensazione. Mi si è parlato spesso del micro clima di queste montagne ed inizio appena a rendermi conto che è qualcosa di nuovo.
Sotto una volta stellata incomparabile ci lasciamo incantare e lasciamo parlare il silenzio. Nella nostra ignoranza - a volte può essere candidamente bellissima - ritroviamo solo il grande carro ed un puntino rossastro dai bagliori vivi e pulsanti, conveniamo che dovrebbe... potrebbe essere Marte. Un cuore pulsante in un mare di bagliori. Non ho avuto voglia ed intenzione di settare manualmente la macchina per una foto della volta celeste. La mia pigrizia presuntuosa mi porta a considerare che per meritarsi una visione del genere bisogna guadagnarsela salendo e viverla di persona.
Domenica mattina la colazione è bestiale. Le brioches di Maurizio (fatte proprio da lui!) sono pari al caffè ed al tè ancora caldo di Mauro (che Maurizio si è prodigato come carico). MaurizioMauroMichele..., caso vuole che oggi saremo 3M sull'AltaViaResiana.
Con le prime deboli luci saliamo alla forcella Infrababa Grande
dove l'alba ha già permeato la terra slovena regalando da subito le sue dissolvenze.
Qui inizia il mio cinema. Mio come novizio. I miei compagni iniziano a parlare una lingua strana, fatta di nomi slavi, pronunce incomprensibili. Di sentieri, forcelle, aggiramenti, cime che solo Dio sa da dove scaturiscano. Io sto in silenzio ad ascoltare la colonna sonora che accompagna gli occhi. In due, questi autodefinititi "non esperti ma solo conoscitori", penso possano sceneggiare una trilogia di queste montagne.
Dalla forcella non parte nulla. No tracce, no tabelle, no segni... no party!. Sappiamo solo che alla nostra sinistra ci guida un'altura, la prima, anonima e che punteggia l'inizio della via. Saliamo tra il verde e le rocce sin sotto una placca dove la targa introduce l'Alta Via Resiana - 1981.
I triangoli rossi, sempre sbiaditi ed a tratti mancanti, sono gli originali della datata apertura. Mi sa che si dovrà 'leggere' la via quando la cresta smetterà di esserne la logica percorrenza.
Piccole famiglie di stelle alpine segnano numerosamente il passo
Butto un occhio al sottostante pianoro carsico sloveno, il Kaninski Podi... mi sorprendo un poco nel notare un ridotto accumulo di ghiaie dalle pareti alla mia destra... ambiente carsico che forse lascia scorrere l'acqua riducendone forse in parte il potere di sfaldamento della roccia... forse. Ma va bene così. L'altopiano sloveno, mi si dice, è zona speleologica. Quel che mi accorgo è che la roccia mi pare solida, pur nella sua naturale conformazione
Non faccio a meno di girarmi ogni tanto verso est
come dietro ad osservare il Baba Grande
Dovremmo essere sulla prima cima, il Monte Slebe, ed oltre una successiva cima come pure la dorsale est del Canin... ma questo è ancora poco
Ora si lascia la cresta e si inizia a percorrere una delle numerose, brevi ed appigliate discese presenti lungo la via
Incontriamo anche dei divertenti passi tecnici dove mi rendo conto quanto siano vicine - nel mio io - le due creste citate (Alpago e AV Resiana). Mi sento quasi come a casa mia.
Oggi fa caldo, non opprimente ma fa caldo. La roccia è singolarmente bianca. Fa pensare che un ambiente come quello odierno possa essere anche infido in altre condizioni, così come letto e sentito in tante occasioni.
Un viandante locale ci vede e lo invitiamo ad avvicinarsi... non si fa pregare... anzi, ci dice di salutare il Blitz.
Si allontana con tranquillità, come un arrivederci. Appunti alla mano verifichiamo la quota, i tempi, la posizione ed intanto i due continuano a parlarsi tra loro con tutti quei geroglifici slavi...
Un altro tratto di cresta ed il nostro amico, sempre lui, ha trovato da dissetarsi.
Riparte e rodo d'invidia per le sue gambe... Troviamo l'unico breve tratto attrezzato (solita ironia, presente qui dove magari era meno essenziale...) da cui si cala la solita intermedia discesa
Si risale sulla bianca e direi buona roccia opposta
scorrendo indietro la buona prima parte dell'Alta Via già percorsa
Sul Monte Slebe ora lo sguardo si perde verso il Canin
Ora è chiara la prosecuzione verso i due Canin che sembrerebbero vicini ma in realtà non lo sono
Sempre lui... credo ci abbia presi in simpatia e non penso abbia occasione di vedere molta gente almeno qua intorno
Un veloce colpo d'occhio alle spalle tanto per rendermi conto da dove arriviamo
per riprendere a salire (ancora dopo una breve discesa) verso il Cerni Vogu
da cui una sosta per quanto percorso...
e per quello da percorrere...
con i due compari ormai persi ed immersi nei loro termini locali
Ora si scende sul serio, con le orecchie ritte, e la cresta diventa sesso con la montagna
Il tratto erotico scema nei pressi del Porton Sotto Canin e poco più sopra, sul Pod Kaninom dove arriva anche un sentiero da casera Canin, ci affacciamo sulla sud del Canin Basso... ennesima risalita, questa più consistente e fastidiosa
Il pezzo più rognoso della giornata, a tratti sfiancante, come spesso trovati per i monti. Sollazzo per il Blitz, tormento per le nostre vecchie giunture. Datemi un III verticale sprotetto piuttosto di questo!
Ma ci sono rocce sulla destra, preferisco usare un centimetro dello scarpone su quelle oppure l'aderenza (stupenda su questa roccia bianca!) ma le ghiaie no, fanculo! In effetti un pò sulle rocce, qualche metro sui sassi, il tratto non è poi molto lungo e quanto meno ci porta sul Canin Basso.
Dalla cima, maleficamente, una intermedia cima prima del finale Canin Alto (diffidate sempre dei dislivelli virtuali: dal Basso all'Alto porta 30 m, in realtà sono il doppio, alla fine della giornata coi virtuali te lo prendi sempre in saccoccia)
Ora è visibile la lunga via
Sbadadam!!! (@blitz ti pago l'obolo) Davanti a noi Montasio, Jou Fuart, Mangart, Triglav, Jalovec, Monte Rosso, Monte Nero, e la lunga cresta est sotto di noi...
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