FARE I CONTI CON SÈ STESSI
Inviato: 29/08/2016, 20:57
Sentiero Lancedelli e Cengia Paolina 16 agosto 2016
16 agosto 2016 - Ore 18.47
Cortina d' Ampezzo - Cenge sopra la Val Travenanzes
Suona il telefono
Lo vedo, mi è sopra la testa, digli di spostarsi indietro...
Ok, fallo virare 45° a destra e mi arriva in bocca...
"Ok ti vedono"
In montagna, probabilmente piú che altrove, bisogna sempre fare i conti con sè stessi: accettare i propri limiti, ammettere i propri errori, ed essere pronti a fare un passo indietro, assumendosene le conseguenze: la differenza tra un giro "glorioso", fiko, ed un epilogo inglorioso può essere estremamente sottile, io l' ho imparato a mie spese...
Questo giro doveva intitolarsi "Ritorno alla Paolina": l' anno scorso infatti, percorrendo questa magica cengia delle Tofane, avevo notato un sentiero a tornanti che scendeva verso la Val Travenanzes e, curiosando in rete e su alcuni libri, avevo scoperto che ce n' era pure un altro!
Da là era scoccata la scintilla, mi ero sentito con Koyamagnagatti e Alverspir che lo avevano notato anche loro percorrendo la Cengia Paolina alcuni giorni prima di me, ed avevamo programmato di esplorarli assieme lo scorso ottobre. Poi un weekend non poteva Koya, un weekend non potevo io, un weekend pioveva, e non se n' è piú fatto niente...
Genesi strana questo giro, francamente non era neanche in programma per questo agosto, ma si sa che spesso i programmi son fatti per saltare, e cosí mi trovo una giornata di bel tempo "isolata" e decido di infilarcelo.
Preparo tutto, mi ripasso le (brevi) relazioni sui due sentieri, salvo sul telefono la scansione della mappa editata con l' ipotetico tracciato, riguardo e carico sul telefono alcune foto che inquadrano i due percorsi, alcune fatte da me, altre fatte con lo zoom da Alver dal Vallon Bianco...
Però c' è qualcosa che non va, la sera prima di partire non sono rilassato, non sento il "feeling" giusto (e di solito se non lo sento manco mi metto in strada, non so come mai questa volta non lo abbia ascoltato), tanto che per mezzora penso di fare un altro giro...
bho dormiamoci su...
La mattina mi sveglio un po' piú tranquillo, faccio colazione e parto verso Cortina.
Pausa caffettino a Fiames e vado a parcheggiare al Centro Visite del Parco Naturale Dolomiti d' Ampezzo, presso il Ponte Felizon
Bene, sono pronto, mi metto in marcia lungo il sentiero della Val di Fanes
il sentiero, pardon, la strada, è interamente nel bosco, salvo qualche sprazzo panoramico, come al ponte di Pian de Loa dove di colpo ti ritrovi davanti il Tabúrlo
La pendenza è tranquilla, ottima per scaldare le gambe, e quasi senza accorgermene arrivo a Ponte Óuto (Ponte Alto), che si chiama cosí non a caso
Davanti compaiono le propaggini nord delle Tofane, solcate dal Valón de Ra Ola, che oggi un amico ha in programma di percorrere in discesa, per poi beccarci a fine giro e rientrare assieme e fare aperitivo
Al bivio di Lagušiei abbandono la strada e prendo il sentiero 401: direzione Val Travenanzes, si entra nel vivo
arrivo a Ponte dei Cadorís
e la Croda Rossa mi da il buongiorno
arrivo al bivio In Po Ra Ola
attraverso il Rü Travenanzes
e rientro nel bosco
bosco che comunque ogni tanto permette di "guardare fuori"
il bosco inizia ad aprirsi, e quello che si vede è impressionante
sono sotto gli Orte de Tofana, e compaiono i primi resti di baracche
giusto sopra la mia testa, cent' anni fa si combatteva tirandosi le bombe a mano da una cengia all' altra
mi rimetto in marcia, e la valle si manifesta nel suo spettacolo
chiusa alle spalle dalla visione della Croda Rossa
adesso a dominare compaiono le Cime di Furcia Rossa, e la caratteristica forma del Monte Castello
Passo un canale alla cui base trovo resti di reticolato, questa valle è un museo a cielo aperto!
intanto il sentiero continua alto sul fondovalle
mi godo la stupenda selvatichezza di questa valle
e il sentiero torna ad avvicinarsi al fondovalle, o meglio, il fondovalle risale verso il sentiero
intanto le pareti restano incombenti, incutendo quasi soggezione
Bene, sono all' inizio dell' avventura: quota 1781 di Val Travenanzes, dove il sentiero attraversa il torrente con un ponte angolato: invece di attraversare, salgo brevemente lungo il pendio barancioso, fino ad arrivare al vecchio comando austro-ungarico
dove una baracca conserva ancora i vetri intatti
Qua dovrebbe cominciare il Sentiero Lancedelli, dal nome del suo (ri)scopritore nel 1970: il sentiero segue una lunga ed espostissima cengia sopra la Val Travenanzes, fino ad immettersi in un canalone che taglia la Cengia Paolina subito prima della conca ghiaiosa di Potofana (per chi viene da Forcella Fontananegra).
E infatti la traccia è ben evidente: o è lui, o è lui
Subito incontro un camoscio ci fissiamo per un paio di minuti, poi ciascuno va per la propria strada
il sentiero si manifesta subito in tutta la sua bastardaggine: l' esposizione è bella forte, la traccia stretta, il fondo a tratti buono a tratti schifido... il margine di errore è molto risicato
in un tratto di cengia "coperto" trovo la conferma di essere sulla strada giusta: la firma del riscopritore - "Lancedelli 1970"
ad ulteriore conferma, vecchi anelli e pezzi di filo di ferro, probabilmente in guerra era attrezzato a ferrata
ad un certo punto la cengia si allarga un pelo
ne approfitto per fermarmi qualche minuto a riposare e godermi il panorama: spettacolare visto da qua
altro fil di ferro a penzoloni (chissà se c'è qualcosa la sopra)
e poi via di nuovo
la traccia si stringe di nuovo
e puntuale arriva un altro fittone: impressionante la mole di lavori fatta in quella guerra, nei posti piú impensabili e considerando poi le condizioni ed i materiali dell' epoca...
spettacolo! mentre continuo ad alzarmi sulla Val Travenanzes, in fondo compaiono le strutture di Gasser Depot, Lagazuoi Grande e Torre Fanes
L' ultimo punto "fastidioso" è costituito da questo breve attraversamento su "misto fanghiglia", che passo tenendomi piú vicino possibile alla parete
Dopodiché, quasi per magia, si materializza in fondo il ripiano barancioso riportato nelle descrizioni: ci siamo quasi!
L' attenzione resta al massimo, ma mi permetto di rilassarmi un filino e di godermi il panorama
adesso la traccia diventa quasi da famiglie posso anche concedermi una sigaretta
in alto subito sotto parete, trovo una catasta di legna ed una scaletta
probabilmente si deve salire, ma la posizione non mi stuzzica, piuttosto vediamo dove porta la traccia che ho davanti, male che vada torno indietro sti 20 metri
altra legna tagliata e una matassa di fil di ferro, dovrei essere giusto
alzo lo sguardo, SBADADAM
Fanes da una parte, Nemesis dall' altra, S T U P E N D O
Sto ancora delirando per le visioni, quando mi tocca tornare alla realtà: la traccia sbatte contro i mughi, non si vede una mazza, se non che piú in su pare essereci qualcosa: non avendo né motosega né lanciafiamme, mi rassegno a camminarci sopra: si, sti mughi hanno i rami cosí grossi che fai prima (stando molto all' occhio) a montarci sopra che non a passarci in mezzo.
Raggiungo cosí un piccolo prato con un' altra catasta di legna
Punto dritto verso il canalone... o verso i mughi?
No dai, qua la traccia non si vede dalla foto ma piú o meno c' è, e raggiungo il canalone che taglia la Cengia Paolina subito a sud di quota 2474
Nonostante dalle foto a distanza mi sembrasse una cosa quasi impossibile, quando ci sono sopra mi rendo conto che si tratta di un "banalissimo" ghiaione da risalire, nulla di trascendentale
anche se comunque guardare in giú fa un po' impressione
allora guardiamo in su
Bene, risalgo l' "imbuto" sopra la conca, e mi trovo ad un bivio: un canalino a destra, un canalino a sinistra, messi uno peggio dell' altro
Guardo a sinistra, non vedo verso, punto tutto sulla destra: anche questo non è il massimo della gioia, ma almeno di fianco ha una paretina ottimamente appigliata da sfruttare.
Arrivo su, e mi trovo davanti ad una bella gradonata che porta dritta dritta alle pareti...
la risalgo, e SIIIIIIIIIIIIIII sono sulla traccia della Cengia Paolina!!!
il segnavia sembra quasi volermi dire "Bentornato Blitz"
e finalmente riesco a vedere nella loro interezza le muraglie che prima stavano sopra la mia testa
Bene, bando alle ciance, non sono ancora al culmine, quindi avanti! Prendo a risalire la parte alta del canale, ma questa pare una passeggiata a confronto con prima, anche perché c' ero già passato l' anno scorso
bon ci siamo quasi
eccomi! sono arrivato al "pianoro" di ghiaie di Potofana: fine delle fatiche, adesso è tutta discesa, posso finalmente riposarmi
Giú lo zaino, mi siedo, e mangio qualcosa
Mangiato e fumato, mi rimetto in marcia, giú per il ghiaione per traccia libera
puntando ad un resto di reticolato che fa da segnavia
Giú ancora, adesso per traccia piú marcata
Quando il sentiero svolta a destra, io punto a sinistra verso la parete rocciosa del promontorio che ho aggirato da dietro e che divide questo canale da quello per cui sono salito prima
fino a raggiungere dei resti di postazioni
questi in trincea si portavano anche le birrette, altro che il pompelmo & barretta che mangio io HIHIHI
dalle postazioni parte una traccia abbastanza evidente che punta a dei bizzarri spuntoni di roccia
poi gira sotto, e taglia i mughi quasi a voler tornare indietro
dei vecchi tornanti ormai non resta piú niente, ma confrontando con le foto dell' anno scorso individuo il punto dove iniziare a scendere
un ometto mi indica che sono sulla strada giusta, poi un altro ometto mi fa girare secco a sinistra sotto le pareti
poi ci pensano altri ruderi a confermarmi la strada
Bene, ormai mi sono abbassato parecchio, manca davvero poco a concludere questo giro atomico
Ma ho cantato vittoria troppo presto
Tra frane, baranci e tracce dei camosci ci si capisce sempre meno, anzi, non ci si capisce piú un caxxo
provo a seguire una traccia, ma si perde nel casino... passa una frana, passa dei baranci, anzi montaci sopra, passa un' altra frana... mi ritrovo su una bancata inclinata, ripida, con fondo schifosissimo ed un salto di 200 metri sulla destra...
Potrei traversarla, come ho fatto con mille altri ghiaioni, ma qua non mi fido, qua scivolare vuol dire volare di sotto...
tornare indietro... e dove? a far la scimmia su per i baranci non vedendo un cavolo? se avessi un lanciafiamme potrei anche pensarci, ma non ce l' ho...
Niente, non c'è verso, ho le balle che girano a velocità supersonica, incrodarsi come un cog'ione e per di piú a 20 minuti dall' arrivo sul sentiero da nonne
Mi riguardo intorno, magari mi è sfuggito qualcosa... rifaccio il punto della situazione, ma niente, ci sono solo due opzioni, o traversare col rischio altissimo di scivolare e volare di sotto, oppure quella d' emergenza, quella che speri di non dover usare mai...
Controllo i telefoni, uno non da segni di vita, l' altro prende per chiamate d' emergenza: chiamo il 112.
Mi passano il SUEM e cade la linea
Mi sposto di qualche metro, trovo anche una posizione piú comoda, e qua prendono tutti e due: o tutto o niente
Richiamo, faccio una descrizione della situazione, do coordinate e quota rilevate dalla (SANTA) TabaccoMapp.
ok ci risentiamo dopo.
Mi siedo su un sasso che pare fatto apposta, con un barancio che per una volta mi torna utile, visto che se niente niente scivolo mi blocca e può essere usato come appiglio.
Sono nervosissimo, piango e bestemmio...
Fumo una sigaretta per rilassarmi, poi sistemo lo zaino: tutto quello che può svolazzare lo richiudo dentro: giacca termica, occhiali, cappellino... diventa quasi slick...
Guardo l' ora, è il caso di farsi sentire a casa, mando un messaggio: "tutto ok, tra mezz' ora sono alla macchina"
Adesso sono piú rilassato, anzi mi sto quasi annoiando, fumo un' altra sigaretta
Ore 18.47
La Val Travenanzes rimbomba del rumore di un elicottero
Sono stato cosí preciso con le coordinate che mi si ferma sopra la testa, "lungo" di pochi metri
Suona il telefono, è la centrale operativa, do le indicazioni per manovrare, eccolo che mi punta
Mi limito a fotografarlo con lo zoom: non vorrei mai che vedendomi fotografare mi mandassero a quel paese e mi lasciassero la
Il soccorritore inizia a calarsi col verricello, appena si separa dall' elicottero inizia a roteare come un mulinello
Tutto normale, mi ero dimenticato che le pale fanno un LEGGERO spostamento d' aria...
Arriva giú, si attacca al barancio e molla il verricello
Ci guardiamo in faccia
*bestemmia* sono un cog'ione
Lui si mette a ridere
Mi imbraga, aggancia lo zaino, si aggancia lui, ecco che scende il verricello
Lo spostamento d' aria è assurdo, vola di tutto: cicche, acqua che pare di essere in doccia (le pareti "pisciavano" acqua), ragni a cui avevo rotto la tela (mai visto ragnatele cosí grosse!!!)
Agganciati, appena ci stacchiamo da terra vengo colto di sorpresa dalla rotazione, ma subito mi viene in mente l' immagine di prima quando scendeva.
Mi concentro sul gancio, non mollarmi qua eh
si perché in quei momenti pensi le cose piú stupide...
Sono a bordo, mi chiedono dove abbia la macchina, ma visto che devono rientrare a Pieve preferisco tornare con loro che ho la casa la vicino, alla macchina penserò domani...
In volo mi distraggo guardando fuori, vedere Cristallo, Sorapiss e Tre Cime dall' alto fa il suo bell' effetto, anche se entrando in Valle Ansiei il cielo diventa nero di colpo, ed ho un momento di pianto e bestemmie, guarda in che condizioni li faccio volare
Il momento passa subito, quando entriamo in Val Bajon e passiamo bassissimi sopra la forcella, mi verrebbe da dire F I G A T A ma è meglio che stia zitto
Inizia la discesa, e quasi senza rendermene conto siamo a terra, atterraggio super soft...
Formalità di rito, ringraziamenti, saluto e chiamo casa per farmi venire a prendere.
Questa è la fine ingloriosa del giro, un giro che mi ha portato a fare i conti con me stesso, a dover fare un' accurata valutazione ed a prendere una decisione in una delle situazioni piú difficili che mi fossero capitate. Fortunatamente ho preso la decisione giusta
16 agosto 2016 - Ore 18.47
Cortina d' Ampezzo - Cenge sopra la Val Travenanzes
Suona il telefono
Lo vedo, mi è sopra la testa, digli di spostarsi indietro...
Ok, fallo virare 45° a destra e mi arriva in bocca...
"Ok ti vedono"
In montagna, probabilmente piú che altrove, bisogna sempre fare i conti con sè stessi: accettare i propri limiti, ammettere i propri errori, ed essere pronti a fare un passo indietro, assumendosene le conseguenze: la differenza tra un giro "glorioso", fiko, ed un epilogo inglorioso può essere estremamente sottile, io l' ho imparato a mie spese...
Questo giro doveva intitolarsi "Ritorno alla Paolina": l' anno scorso infatti, percorrendo questa magica cengia delle Tofane, avevo notato un sentiero a tornanti che scendeva verso la Val Travenanzes e, curiosando in rete e su alcuni libri, avevo scoperto che ce n' era pure un altro!
Da là era scoccata la scintilla, mi ero sentito con Koyamagnagatti e Alverspir che lo avevano notato anche loro percorrendo la Cengia Paolina alcuni giorni prima di me, ed avevamo programmato di esplorarli assieme lo scorso ottobre. Poi un weekend non poteva Koya, un weekend non potevo io, un weekend pioveva, e non se n' è piú fatto niente...
Genesi strana questo giro, francamente non era neanche in programma per questo agosto, ma si sa che spesso i programmi son fatti per saltare, e cosí mi trovo una giornata di bel tempo "isolata" e decido di infilarcelo.
Preparo tutto, mi ripasso le (brevi) relazioni sui due sentieri, salvo sul telefono la scansione della mappa editata con l' ipotetico tracciato, riguardo e carico sul telefono alcune foto che inquadrano i due percorsi, alcune fatte da me, altre fatte con lo zoom da Alver dal Vallon Bianco...
Però c' è qualcosa che non va, la sera prima di partire non sono rilassato, non sento il "feeling" giusto (e di solito se non lo sento manco mi metto in strada, non so come mai questa volta non lo abbia ascoltato), tanto che per mezzora penso di fare un altro giro...
bho dormiamoci su...
La mattina mi sveglio un po' piú tranquillo, faccio colazione e parto verso Cortina.
Pausa caffettino a Fiames e vado a parcheggiare al Centro Visite del Parco Naturale Dolomiti d' Ampezzo, presso il Ponte Felizon
Bene, sono pronto, mi metto in marcia lungo il sentiero della Val di Fanes
il sentiero, pardon, la strada, è interamente nel bosco, salvo qualche sprazzo panoramico, come al ponte di Pian de Loa dove di colpo ti ritrovi davanti il Tabúrlo
La pendenza è tranquilla, ottima per scaldare le gambe, e quasi senza accorgermene arrivo a Ponte Óuto (Ponte Alto), che si chiama cosí non a caso
Davanti compaiono le propaggini nord delle Tofane, solcate dal Valón de Ra Ola, che oggi un amico ha in programma di percorrere in discesa, per poi beccarci a fine giro e rientrare assieme e fare aperitivo
Al bivio di Lagušiei abbandono la strada e prendo il sentiero 401: direzione Val Travenanzes, si entra nel vivo
arrivo a Ponte dei Cadorís
e la Croda Rossa mi da il buongiorno
arrivo al bivio In Po Ra Ola
attraverso il Rü Travenanzes
e rientro nel bosco
bosco che comunque ogni tanto permette di "guardare fuori"
il bosco inizia ad aprirsi, e quello che si vede è impressionante
sono sotto gli Orte de Tofana, e compaiono i primi resti di baracche
giusto sopra la mia testa, cent' anni fa si combatteva tirandosi le bombe a mano da una cengia all' altra
mi rimetto in marcia, e la valle si manifesta nel suo spettacolo
chiusa alle spalle dalla visione della Croda Rossa
adesso a dominare compaiono le Cime di Furcia Rossa, e la caratteristica forma del Monte Castello
Passo un canale alla cui base trovo resti di reticolato, questa valle è un museo a cielo aperto!
intanto il sentiero continua alto sul fondovalle
mi godo la stupenda selvatichezza di questa valle
e il sentiero torna ad avvicinarsi al fondovalle, o meglio, il fondovalle risale verso il sentiero
intanto le pareti restano incombenti, incutendo quasi soggezione
Bene, sono all' inizio dell' avventura: quota 1781 di Val Travenanzes, dove il sentiero attraversa il torrente con un ponte angolato: invece di attraversare, salgo brevemente lungo il pendio barancioso, fino ad arrivare al vecchio comando austro-ungarico
dove una baracca conserva ancora i vetri intatti
Qua dovrebbe cominciare il Sentiero Lancedelli, dal nome del suo (ri)scopritore nel 1970: il sentiero segue una lunga ed espostissima cengia sopra la Val Travenanzes, fino ad immettersi in un canalone che taglia la Cengia Paolina subito prima della conca ghiaiosa di Potofana (per chi viene da Forcella Fontananegra).
E infatti la traccia è ben evidente: o è lui, o è lui
Subito incontro un camoscio ci fissiamo per un paio di minuti, poi ciascuno va per la propria strada
il sentiero si manifesta subito in tutta la sua bastardaggine: l' esposizione è bella forte, la traccia stretta, il fondo a tratti buono a tratti schifido... il margine di errore è molto risicato
in un tratto di cengia "coperto" trovo la conferma di essere sulla strada giusta: la firma del riscopritore - "Lancedelli 1970"
ad ulteriore conferma, vecchi anelli e pezzi di filo di ferro, probabilmente in guerra era attrezzato a ferrata
ad un certo punto la cengia si allarga un pelo
ne approfitto per fermarmi qualche minuto a riposare e godermi il panorama: spettacolare visto da qua
altro fil di ferro a penzoloni (chissà se c'è qualcosa la sopra)
e poi via di nuovo
la traccia si stringe di nuovo
e puntuale arriva un altro fittone: impressionante la mole di lavori fatta in quella guerra, nei posti piú impensabili e considerando poi le condizioni ed i materiali dell' epoca...
spettacolo! mentre continuo ad alzarmi sulla Val Travenanzes, in fondo compaiono le strutture di Gasser Depot, Lagazuoi Grande e Torre Fanes
L' ultimo punto "fastidioso" è costituito da questo breve attraversamento su "misto fanghiglia", che passo tenendomi piú vicino possibile alla parete
Dopodiché, quasi per magia, si materializza in fondo il ripiano barancioso riportato nelle descrizioni: ci siamo quasi!
L' attenzione resta al massimo, ma mi permetto di rilassarmi un filino e di godermi il panorama
adesso la traccia diventa quasi da famiglie posso anche concedermi una sigaretta
in alto subito sotto parete, trovo una catasta di legna ed una scaletta
probabilmente si deve salire, ma la posizione non mi stuzzica, piuttosto vediamo dove porta la traccia che ho davanti, male che vada torno indietro sti 20 metri
altra legna tagliata e una matassa di fil di ferro, dovrei essere giusto
alzo lo sguardo, SBADADAM
Fanes da una parte, Nemesis dall' altra, S T U P E N D O
Sto ancora delirando per le visioni, quando mi tocca tornare alla realtà: la traccia sbatte contro i mughi, non si vede una mazza, se non che piú in su pare essereci qualcosa: non avendo né motosega né lanciafiamme, mi rassegno a camminarci sopra: si, sti mughi hanno i rami cosí grossi che fai prima (stando molto all' occhio) a montarci sopra che non a passarci in mezzo.
Raggiungo cosí un piccolo prato con un' altra catasta di legna
Punto dritto verso il canalone... o verso i mughi?
No dai, qua la traccia non si vede dalla foto ma piú o meno c' è, e raggiungo il canalone che taglia la Cengia Paolina subito a sud di quota 2474
Nonostante dalle foto a distanza mi sembrasse una cosa quasi impossibile, quando ci sono sopra mi rendo conto che si tratta di un "banalissimo" ghiaione da risalire, nulla di trascendentale
anche se comunque guardare in giú fa un po' impressione
allora guardiamo in su
Bene, risalgo l' "imbuto" sopra la conca, e mi trovo ad un bivio: un canalino a destra, un canalino a sinistra, messi uno peggio dell' altro
Guardo a sinistra, non vedo verso, punto tutto sulla destra: anche questo non è il massimo della gioia, ma almeno di fianco ha una paretina ottimamente appigliata da sfruttare.
Arrivo su, e mi trovo davanti ad una bella gradonata che porta dritta dritta alle pareti...
la risalgo, e SIIIIIIIIIIIIIII sono sulla traccia della Cengia Paolina!!!
il segnavia sembra quasi volermi dire "Bentornato Blitz"
e finalmente riesco a vedere nella loro interezza le muraglie che prima stavano sopra la mia testa
Bene, bando alle ciance, non sono ancora al culmine, quindi avanti! Prendo a risalire la parte alta del canale, ma questa pare una passeggiata a confronto con prima, anche perché c' ero già passato l' anno scorso
bon ci siamo quasi
eccomi! sono arrivato al "pianoro" di ghiaie di Potofana: fine delle fatiche, adesso è tutta discesa, posso finalmente riposarmi
Giú lo zaino, mi siedo, e mangio qualcosa
Mangiato e fumato, mi rimetto in marcia, giú per il ghiaione per traccia libera
puntando ad un resto di reticolato che fa da segnavia
Giú ancora, adesso per traccia piú marcata
Quando il sentiero svolta a destra, io punto a sinistra verso la parete rocciosa del promontorio che ho aggirato da dietro e che divide questo canale da quello per cui sono salito prima
fino a raggiungere dei resti di postazioni
questi in trincea si portavano anche le birrette, altro che il pompelmo & barretta che mangio io HIHIHI
dalle postazioni parte una traccia abbastanza evidente che punta a dei bizzarri spuntoni di roccia
poi gira sotto, e taglia i mughi quasi a voler tornare indietro
dei vecchi tornanti ormai non resta piú niente, ma confrontando con le foto dell' anno scorso individuo il punto dove iniziare a scendere
un ometto mi indica che sono sulla strada giusta, poi un altro ometto mi fa girare secco a sinistra sotto le pareti
poi ci pensano altri ruderi a confermarmi la strada
Bene, ormai mi sono abbassato parecchio, manca davvero poco a concludere questo giro atomico
Ma ho cantato vittoria troppo presto
Tra frane, baranci e tracce dei camosci ci si capisce sempre meno, anzi, non ci si capisce piú un caxxo
provo a seguire una traccia, ma si perde nel casino... passa una frana, passa dei baranci, anzi montaci sopra, passa un' altra frana... mi ritrovo su una bancata inclinata, ripida, con fondo schifosissimo ed un salto di 200 metri sulla destra...
Potrei traversarla, come ho fatto con mille altri ghiaioni, ma qua non mi fido, qua scivolare vuol dire volare di sotto...
tornare indietro... e dove? a far la scimmia su per i baranci non vedendo un cavolo? se avessi un lanciafiamme potrei anche pensarci, ma non ce l' ho...
Niente, non c'è verso, ho le balle che girano a velocità supersonica, incrodarsi come un cog'ione e per di piú a 20 minuti dall' arrivo sul sentiero da nonne
Mi riguardo intorno, magari mi è sfuggito qualcosa... rifaccio il punto della situazione, ma niente, ci sono solo due opzioni, o traversare col rischio altissimo di scivolare e volare di sotto, oppure quella d' emergenza, quella che speri di non dover usare mai...
Controllo i telefoni, uno non da segni di vita, l' altro prende per chiamate d' emergenza: chiamo il 112.
Mi passano il SUEM e cade la linea
Mi sposto di qualche metro, trovo anche una posizione piú comoda, e qua prendono tutti e due: o tutto o niente
Richiamo, faccio una descrizione della situazione, do coordinate e quota rilevate dalla (SANTA) TabaccoMapp.
ok ci risentiamo dopo.
Mi siedo su un sasso che pare fatto apposta, con un barancio che per una volta mi torna utile, visto che se niente niente scivolo mi blocca e può essere usato come appiglio.
Sono nervosissimo, piango e bestemmio...
Fumo una sigaretta per rilassarmi, poi sistemo lo zaino: tutto quello che può svolazzare lo richiudo dentro: giacca termica, occhiali, cappellino... diventa quasi slick...
Guardo l' ora, è il caso di farsi sentire a casa, mando un messaggio: "tutto ok, tra mezz' ora sono alla macchina"
Adesso sono piú rilassato, anzi mi sto quasi annoiando, fumo un' altra sigaretta
Ore 18.47
La Val Travenanzes rimbomba del rumore di un elicottero
Sono stato cosí preciso con le coordinate che mi si ferma sopra la testa, "lungo" di pochi metri
Suona il telefono, è la centrale operativa, do le indicazioni per manovrare, eccolo che mi punta
Mi limito a fotografarlo con lo zoom: non vorrei mai che vedendomi fotografare mi mandassero a quel paese e mi lasciassero la
Il soccorritore inizia a calarsi col verricello, appena si separa dall' elicottero inizia a roteare come un mulinello
Tutto normale, mi ero dimenticato che le pale fanno un LEGGERO spostamento d' aria...
Arriva giú, si attacca al barancio e molla il verricello
Ci guardiamo in faccia
*bestemmia* sono un cog'ione
Lui si mette a ridere
Mi imbraga, aggancia lo zaino, si aggancia lui, ecco che scende il verricello
Lo spostamento d' aria è assurdo, vola di tutto: cicche, acqua che pare di essere in doccia (le pareti "pisciavano" acqua), ragni a cui avevo rotto la tela (mai visto ragnatele cosí grosse!!!)
Agganciati, appena ci stacchiamo da terra vengo colto di sorpresa dalla rotazione, ma subito mi viene in mente l' immagine di prima quando scendeva.
Mi concentro sul gancio, non mollarmi qua eh
si perché in quei momenti pensi le cose piú stupide...
Sono a bordo, mi chiedono dove abbia la macchina, ma visto che devono rientrare a Pieve preferisco tornare con loro che ho la casa la vicino, alla macchina penserò domani...
In volo mi distraggo guardando fuori, vedere Cristallo, Sorapiss e Tre Cime dall' alto fa il suo bell' effetto, anche se entrando in Valle Ansiei il cielo diventa nero di colpo, ed ho un momento di pianto e bestemmie, guarda in che condizioni li faccio volare
Il momento passa subito, quando entriamo in Val Bajon e passiamo bassissimi sopra la forcella, mi verrebbe da dire F I G A T A ma è meglio che stia zitto
Inizia la discesa, e quasi senza rendermene conto siamo a terra, atterraggio super soft...
Formalità di rito, ringraziamenti, saluto e chiamo casa per farmi venire a prendere.
Questa è la fine ingloriosa del giro, un giro che mi ha portato a fare i conti con me stesso, a dover fare un' accurata valutazione ed a prendere una decisione in una delle situazioni piú difficili che mi fossero capitate. Fortunatamente ho preso la decisione giusta