La scorsa settimana avevo scritto che, durante il viaggio di ritorno dalla somarata, un Somaro el me gaveva rincojonio con i nomi montani......... in suddetto tragitto, timidamente, gli dissi (o dicetti?) che quest' anno avevo un solo obiettivo già deciso: il sentiero Dibona.
Proprio su questo forum (grazie vieferrate) un paio d' anni fa venni a conoscenza di questo sentiero attrezzato ricco di testimonianze belliche e, foto alla mano, spettacolare.
Me ne sono subito innamorato ma poi è arrivata la notizia della chiusura della bidonvia e del rifugio Lorenzi.
Inizialmente pensai: "Che sfiga! Vorrà dire che aspetterò la riapertura......".
Poi però, come spesso capita nella vita, la sventura si è trasformata in opportunità; ecco allora cambiare il mio punto di vista fino a pensare: "Che culo! Posso farmi un sentiero spettacolare incontrando poche selezionate persone!".
Rimaneva il problema della lunghezza e del disivello non banale ma in settimana l' illuminante frase di un forumista mi ha convinto che 1700 metri di dislivello si fanno tranquillamente .......e poi il Dibona, con partenza da Ospitale è dato con soli 1600!
Sicché oggi son arrivato ad Ospitale e ho cominciato a camminare seguendo i cartelli per il Dibona. Il sentiero è il 203 che risale la Val Padeon fino al Son Forca; però chi vuole fare il Dibona circa a quota 1700 deve lasciare il 203 e seguire la tabella che invita a risalire un sentiero sulla sinistra che risale il Col dei Stombe con moderata pendenza. Fin qui il sentiero è evidente e, nonostante la completa assenza di bolli rossi, posso 'distrarmi' ammirando le prime cime che riesco a riconoscere. Inoltre devo richiamare all' ordine le gambe che vorrebbero aumentare il ritmo ma io oggi, conscio della lunghezza del giro, mi sono imposto un ritmo marlon brando per evitare di andare in crisi......
Circa a quota 2200 devo risalire un canalone franoso al cui termine ci sono alcuni resti di ricoveri bellici. (Una particolarità del Dibona è la numerosissima presenza di rifugi e ricoveri usati dai soldati: ormai sono quasi tutti a livello rudere (per fargli un complimento) d' altra parte mi son stupito non poco nel vedere più di un ricovero costruito lungo canaloni franosi........ o che le cose in zona fossero molto diverse 100 anni fa o che i costruttori dell' epoca non erano proprio dei geni........)
Finalmente cominciano a vedersi dei rincuoranti bolli rossi e ora si entra nel vivo del sentiero con l' inizio delle prime attrezzature.
Ora io la farò molto molto corta e vi porterò direttamente a Forcella Granda ma sappia chi avrà l' ardire di fare questo itinerario che da quota 2400 fino ai quasi 2900 di forcella Granda sarà tutto un susseguirsi di ghiaie, paretine, ferri,cenge e, soprattutto, sfiancanti su e giù che rendono il sentiero luuuuuungo luuuungo. Non posso che consigliare di impostare un ritmo blando ammirando le numerose cime che appaiono in numero sempre maggiore man mano che si prosegue.
........arrivo a forcella Granda e solo ora faccio i primi incontri con altri umani.
Sono stato bravo: ho fatto un ritmo così blando che la gamba è ancora molto buona; potrei fare anche la Bianchi!
Sono stato non bravo: ho fatto un ritmo così blando che non ho più tempo per fare la Bianchi!
Peccato: avessi avuto alloggio a Covtina avrei potuto fregarmene dell' orario. Dovendo farmi 3 ore di auto per tornare a casa preferisco accorciare i tempi.
Allora decido che la mia cima con pausa panino, crema e panorama sarà il Cristallino (3008) che raggiungo deviando leggermente dal tracciato base del Dibona dopo essere arrivati sulla cresta sommitale che anticipa la discesa verso il Lorenzi.
Sono proprio fortunato: è ora di pranzo ma non c' è nessuno e posso godermi la pausa in santa pace. Non posso fare a meno di pensare a che razza di 'bordeo' di gente ci potesse essere non più di due anni fa. Tant'è che per la cima ci sono ben due varianti attrezzate. Immagino che a bidonvia aperta fosse tutta una cordata su da una parte e giù dall' altra con pausa in cima di pochi secondi per evitare di essere spinti dagli altri escursionisti in salita......
A me oggi fan compagnia due gracchi che mi chiedono come mai non ci sia più la folla di un tempo; gli spiego la situazione e gli consiglio di volare verso le Tofane all' arrivo della freccia del cielo alla ricerca di cibo facile......
Ora torno sulla cresta e comincio a scendere verso la stazione della bidonvia che raggiungo non prima di aver passato il famoso ponte sospeso.
Risalgo quindi verso il rifugio chiuso per andare alla ricerca del bivacco invernale (ora anche estivo!): due letti con coperte e stop!
Dopo giusta pausa ristoratrice presso il rifugio è arrivato il momento di affrontare il temibile ghiaione: lo ammetto, odio i ghiaioni, sia in salita che in discesa ma se proprio devo.......
Studiata dall' alto a fondo la traccia migliore mi avvio in discesa e subito sfrutto "l' efetto scale mobili".
Per chi non lo sapesse trattasi di quella legge fisica per cui se cammini mentre sei sulle scale mobili è come se corressi........
Infatti ad ogni passo lo scarpone scivola verso il basso e raddoppia la velocità di discesa.
Il ghiaione in questione è da panico: il coefficiente di usura scarponi è ai livelli massimi.
Credo, anzi, sono certo che la chiusura della vecchia bidonvia sia stata macchinata dalla lobby dell' industria sportiva calzaturiera: basta fare un paio di ghiaioni così per ritrovarsi gli scarponi aperti!
Sono le 13 è ancora ci sono temerari che provano a risalirlo: mi sento male per loro! Più volte mi giro a guardare verso l' alto e scuoto la testa come a dire: "Assurdo....."
Ora arrivo alla stazione a valle della bidonvia dove sono tristemente ammassate le vecchie cabine.
Ormai il viaggio è concluso, non resta che prendere la lunga stradina della Val Padeon che mi riporta ad Ospitale.
Ora non resta che tornare verso casa e lungo il tragitto posso pensare al lungo itinerario compiuto. Ma la lunghezza non è direttamente proporzionale all' emozione: quest' ultima era già ai massimi livelli dopo appena qualche passo.
Con buona pace dei vertical racers che avrebbero fatto il mio stesso trekking in un terzo del tempo ma, forse, senza anima.
Ora, per farmi perdonare per le scarne informazioni sulla parte centrale del sentiero, un po' di foto: