Ci sono cime che spiccano per le loro forme eleganti. Che si elevano dall'ambiente circostante come cattedrali costruite dalla Natura.
Cima dell'Uomo (L'Om), con le sue torri e i suoi pinnacoli ben visibili da Passo San Pellegrino, è una di queste.
Mi è capitato di ammirarla tante volte nel corso delle mie visite in questa zona, ma non l'avevo mai salita.
Ora ho colmato questa lacuna e allo stesso tempo ho completato la percorrenza di tutta la bella alta via Bepi Zac.
Ovviamente il tutto in "solitaria" e senza incontrare nessuno durante tutta la giornata.
Per la salita decido di evitare il perfido ghiaione che dai prati sale a Forcella Uomo e mi affido alla cosiddetta "seconda tratta" dell'alta via Bepi Zac.
Sono un pò stanco dopo il giro di ieri, e allora decido di risparmiarmi un pò di dislivello imbarcandomi sulla seggiovia Costabella con biglietto di sola andata.
In questo modo, circa 300m di salita incideranno solo sul portafoglio e non sui muscoli delle gambe
Dalla stazione a monte prendo il sentiero 637b verso il Ciadin. Prima per prati, dove si traversa senza dislivello apprezzabile, poi sul ghiaione del Ciadin con zete
sempre più strette, raggiungo la Bassa del Ciadin.
Zona ricca di testimonianze della Grande Guerra, questa. Postazioni, ruderi, scatolette arrugginite e spezzoni di filo spinato un pò dappertutto.
La cosiddetta "prima tratta" dell'alta via Bepi Zac, quella "storica" che percorre le creste di Costabella, consente di farsi un'idea di come poteva essere la vita dei soldati quassù, mentre la mostra fotografica allestita all'interno del punto di osservazione italiano fa vedere col crudo linguaggio delle immagini le conseguenze della guerra sugli uomini e sulla Natura.
L'ho percorsa l'anno scorso ed è stato un "viaggio" molto istruttivo.
Oggi però sono interessato all'altra tratta, quella considerata più "alpinistica" e che dovrebbe consentirmi di raggiungere Forcella Uomo risparmiandomi le fatiche del "famoso" ghiaione.
La via si stacca verso destra dalla Bassa del Ciadin e vien da chiedersi da dove diavolo potrà passare per arrivare sotto a Cima Uomo, laggiù in fondo.
L'itinerario è marcato "P02" e un cartello ammonisce subito che si tratta di una via per esperti. In effetti non è che sia nulla di eccezionale dal punto di vista tecnico, ma occorre tenere presente che la via è attrezzata solo nei punti più "critici" e che si svolge per buona parte su cenge esposte e prive di attrezzature.
Non una ferrata in senso stretto, quindi, ma uno di quei percorsi dove, per procedere senza patemi, ci vuole sicurezza di piede e abitudine all'esposizione.
Quei percorsi che piacciono a me, insomma
Lungo il percorso, diversi anelli e chiodi cementati consentono, volendo, di far sicura nei punti più esposti.
Si inizia su cengia, poi un curioso passaggio attraverso una stretta fessura, altre cenge, alcuni (brevi) tratti attrezzati e salite su sfasciumi che portano al severo ambiente sotto alla Punta delle Vallate.
Da qui si risale un altro camino di sfasciumi che franano solo a guardarli e si cambia di versante. Improvvisamente lo sguardo si allarga regalando splendide visioni sulla val San Nicolò, il Col Ombert, il Collac, il gruppo del Sassolungo e del Sella...