Non sono tante le volte che mi è capitato di salire una cima e di non riuscire a decidermi a scendere.
Oggi mi è successo al Monte Mulaz.
Non so neanche io perchè. Sicuramente non per la quota (2906m), nè per la difficoltà della salita, che lungo la via normale non c'è nemmeno bisogno di mettere le mani sulla roccia, e nemmeno per l'isolamento offerto dalla vetta, che ho provato molte altre volte su molte altre cime.
Magari lo scoprirò scrivendo questo report o forse non lo saprò mai. Ma non importa, conta solo il fatto che da lassù non volevo più scendere.
Ma andiamo per ordine.
Oggi giornata con meteo incerto. Ieri sera ha piovuto e fatto temporali alla grande. Le previsioni sono buone, ma guardando fuori dalla finestra il cielo non è molto invitante. Dovrebbe essere la "coda" della perturbazione, che, secondo le previsioni di arpav dovrebbe allontanarsi nel corso della giornata, lasciando dietro di sè un clima fresco con cielo terso.
Fidarsi o non fidarsi ?
Decido di "crederci" e così eccomi al passo di Valles, quota 2031, nonostante un freddo birichino e un vento veramente fastidioso.
Il passo è quasi deserto, ma vengo accolto da un bel cagnone che mi corre incontro abbaiando. Peserà il doppio di me e come accoglienza sarà forse un pò "forte" ma in realtà è solo un cucciolone buonissimo che si limita ad annusarmi e farmi le feste.
Gli chiedo cosa ne pensa del meteo e se veramente verrà il sereno. Con saggezza animale si limita a scuotere il suo bel testone facendomi capire che mi vuole bene, ma che non sono affari suoi e che la decisione di cosa fare potrà essere solo mia.
Salutato il mio nuovo amico, inizio la salita alla forcella di Venegia, dalla quale mi separano poco meno di 200m di dislivello e un bel sentierino (il 751) che si sviluppa lungo i prati che sovrastano il Passo.
Mano a mano che mi avvicino alla forcella, inizia ad apparire la meta di oggi: la vetta del Monte Mulaz.
Scollino la forcella Venegia, ed eccolo lì, il Mulaz, e in buona compagnia. Certo, in cielo non c'è roba proprio tranquillizzante, ma confido nell'opera del vento, che continua a soffiare forte e freddo.
Ora debbo abbandonare il 751 per il 749, stando attento a non perdermi una mulattiera che traversa in quota verso il sentiero che porta alla ferrata del Canalino.
La mulattiera (militare ?) consente di risparmiarsi almeno un centinaio di metri di risalita che toccherebbe, invece, percorrere seguendo in discesa il 749.
E' segnata a tratto nero sulla carta e so che si stacca a destra dal 749 dopo il bivio con il sentiero 750 che scende in Val Venegia.
Quindi, superato il bivio, drizzo le antenne.
Ma non ce n'è bisogno, la traccia "non ufficiale" è più evidente del sentiero stesso.
Ora bisogna seguirla fino all'innesto con il sentiero che scende dal passo di Venegiota, ma la carta non è chiarissima su come i due percorsi si ricongiungono.
Dopo una curva la mulattiera inizia a risalire e qui noto una traccia che la abbandona traversando sui prati in direzione delle pareti.
Va proprio nella direzione giusta e la imbocco senza pensarci due volte. In breve sono al sentiero che scende dal passo e dal quale dovrebbe partire quello di avvicinamento alla ferrata.
Dico "dovrebbe" perchè io non l'ho proprio visto!
Scendo ancora lungo il Vallon della Venegiota, ma mi accorgo che sto scendendo troppo, allontanandomi dalle pareti. Il sentiero di avvicinamento dovrebbe traversare più su, sotto alle pareti.
Abbandono allora il sentiero e salgo per prati puntando a un ghiaione soprastante. Arrivato al ghiaione, bingo! Una palina con segno bianco-rosso, vecchia e sbiadita, ma c'è. E c'è anche una debole traccia, qualche ometto e qualche bollo rosso.
Ora si tratta di non perdere la traccia ed è davvero un bell'esercizio. Pare che questo sentiero non venga percorso molto spesso e questo rende l'avvicinamento davvero interessante.