l’eventualità che, tra pochi giorni, la mitica ovovia di forcella staunies chiuda definitivamente i battenti, mi ha dato lo stimolo decisivo per andare a percorrere la ferrata marino bianchi alla cima di mezzo del cristallo… già due volte in passato ho dovuto rinunciarvi a metà percorso per neve e/o maltempo, chissà che sia finalmente la volta buona…
memore del report di alver sul sentiero dibona, accolgo il loro suggerimento e decido di partire da ospitale, risalendo a piedi la val padeon... al parcheggio il cielo è limpido e l’aria frizzantina, si preannuncia una scorpacciata di panorami…
scesi pochi metri, si attraversa la ciclabile e si giunge subito a un ponticello che scavalca le fresche acque del ru felizon… oltre il torrente si segue subito il segnavia 203, una larga e comoda mulattiera che, con pendenza moderata, risale il bosco verso l’imbocco della val padeon… ogni tanto, qualche apertura tra abeti e larici consente di saggiare piccoli scorci delle cime circostanti, prima verso taburlo e croda de antruiles, poi su pezories e pomagagnon…
più avanti la pendenza diventa più lieve mentre la mulattiera si fa strada nella valle, sempre al riparo del bosco… gli alberi, però, non negano qualche altro scorcio suggestivo, questa volta sulla val pomagagnon con punta fiames che fa capolino lassù in alto…
un altro breve tratto quasi pianeggiante porta a incrociare due bivii quasi consecutivi: il primo, sulla sinistra, è il sentiero di rientro della ferrata dibona, che scende dal col dei stombe… il secondo, nei pressi di un ponticello sul ru bosco, reca sulla destra le indicazioni per la val pomagagnon… il bosco si fa ora più rado e, di conseguenza, gli scorci diventano sempre più frequenti e idilliaci…
a sinistra col dei stombe e vecio del forame
a destra le creste del pomagagnon
di fronte il ru bosco
dietro, la croda de r’ancona
cercando di resistere alla sindrome da scatto compulsivo, si prosegue lungo la valle ancora parzialmente coperta dagli alberi, ma ogni radura è buona per fermarsi ed estrarre la fotocamera (o, nel mio caso, il telefono)…
a un tratto si transita nei pressi del cason dei casonate…
e del luogo in cui sorgeva la vecchia malga padeon, dove finalmente il bosco cede temporaneamente il posto ai prati…
oltre, ci si immerge ancora nel rado bosco fino a incontrare un nuovo bivio, questa volta per forcella zumeles e punta erbing... la mole della cresta bianca si fa sempre più incombente…
la mulattiera sale ora più erta verso la testata della valle… oltrepassato un ultimo bivio – con il sentiero di ripiego intermedio dalla ferrata – ci si ritrova improvvisamente sulle ghiaie di quella che, nella stagione invernale, è la pista da sci “creste bianche”… il segnavia 203 prosegue sulla destra verso il passo son forcia, mentre un’indicazione piuttosto evidente “RIO GERE” invita a risalire la pista sulla sinistra... si è ormai in vista della grava di staunies, sovrastata dalla possente mole della cima di mezzo…
rimontata la pista e, tramite un ripido sentierino, le soprastanti sponde ghiaiose si sbuca sul pianoro erboso ai piedi della stazione a valle dell’ovovia… qui, una volta rimossa la brutta immagine dei cannoni sparaneve parcheggiati tutt’intorno, si prova il primo vero effetto SBADADAM [©blitz] della giornata…
di fronte a noi sono schierati quasi tutti i giganti dolomitici che fanno da corona alla conca ampezzana… e, quelli che mancano, sono alle nostre spalle… con un breve, faticoso, strappo si raggiunge l’impianto di risalita e VIA!!! subito a bordo per un ultimo giro di giostra su questa vecchia ovovia che, ancora per poco, colora di rosso e giallo l’erto ghiaione…
la risalita è così lenta che consente da un lato di riprendere fiato e rifocillarsi, dall’altro di godersi in tranquillità l’incredibile paesaggio circostante…
occorre però farlo con i finestrini chiusi, perché il forte vento che soffia da nord rende il clima abbastanza rigido… giunti a forcella staunies, il vento è talmente forte che si fa letteralmente fatica a stare in piedi… ... scatto quindi solo una foto veloce prima di fiondarmi al rifugio lorenzi per un caffè… anzi, un tè caldo perché la macchina del caffè è guasta… rinfrancato, sfido il soffio gelido ed esco in terrazza per godermi un po’ il panorama… la cima di mezzo è spazzata dalle raffiche e ha un aspetto quasi sinistro…
mentre lo spettacolo offerto dalle dolomiti di sesto val bene qualche dito congelato…
bòn, indossata l’attrezzatura da ferrata è ora di mettersi in marcia… i primi cavi della ferrata bianchi si trovano proprio al di là della ringhiera della terrazza…
mentre tento di scaldarmi un po’ le mani, do un’occhiata ai tanti escursionisti/turisti già alle prese con il ponte cristallo…
il freddo e il vento incessante indurrebbero a correre su senza tante cerimonie, ma la vastità dei panorami che si aprono ad ogni svolta non permettono di avanzare senza indugiare qualche attimo in contemplazione…
c'è spazio anche per un curioso pelmo "cornuto"...
purtroppo, le condizioni meteo non permettono di godersi appieno quello che sarebbe un percorso attrezzato molto vario e divertente… la ferrata, infatti, alterna cengette, passaggi in cresta e qualche salto verticale superato con l’ausilio di scale…
se non altro, il freddo contribuisce a mantenere l'affollamento del percorso ben al di sotto dei limiti di tollerabilità... a complicare ulteriormente la situazione, oltre al vento arriva anche un po’ di nebbia…
la neve, che altre volte mi ha costretto a rinunciare alla ferrata, è presente anche questa volta... tuttavia, il percorso è comunque abbastanza agevole…
un attimo di tregua concesso dalle nubi, permette uno sguardo vertiginoso su cristallo e piz popena…
ancora un ultimo tratto in cresta conduce, infine, ai 3154 metri della cima di mezzo…
in vetta incontro un altro escursionista a cui chiedo gentilmente di scattarmi una foto, approfittando di un raro attimo in cui le nubi si diradano… sfortunatamente, il tipo non è esattamente henri cartier-bresson, perciò mi accontento di un orrendo selfie che vi risparmio... data l’inclemenza del tempo, saluto e mi dirigo velocemente verso il percorso di discesa, che corre più basso della ferrata principale lungo un sistema di cenge… tuttavia queste sono ancora coperte da molta neve, che in diversi punti seppellisce anche il cavo…
ho con me i ramponcini ma non la picca, perciò decido che non è igienico rischiare e torno rapidamente in cima, per poi seguire a ritroso il percorso di salita… che ora è abbastanza affollato, costringendomi a qualche attesa di troppo nei punti più delicati… ... vabbé, ne approfitto per gustarmi ancora il panorama…
intanto, sul ponte cristallo continua il brulicare di formichine…
rientrato a forcella staunies, mi fermo a mangiare un panino, restando così un po’ al riparo dal vento che non dà tregua… contento di aver finalmente chiuso i conti in sospeso con la cima di mezzo, ma un po' rammaricato di non aver potuto godere appieno della bellezza del luogo... ripreso fiato, mi rimetto in moto per la seconda parte della giornata... ma questa è un'altra storia...