Alpi Carniche – Creta di Collinetta (Monte Cellon) – Via Ferrata Steinbergerweg
Lo scorso 7 agosto Stic ed io siamo andati sulla Creta di Collinetta, montagna appartenente al gruppo del Coglians-Chianevate che, con i suoi 2238 m, si eleva ad ovest del Passo di Monte Croce Carnico (foto 1).
Nota anche come Monte Cellon, la Creta di Collinetta fu teatro di severi scontri durante la Grande Guerra fra le milizie del Regio Esercito Italiano e le forze armate dell’Impero austro-ungarico.
La cima della montagna nel 1915 era occupata dagli italiani, che controllavano così quello che era il solo valico percorribile dell’intera catena montuosa compresa tra Pontebba e Sesto.
L’importanza strategica di quella cima era nota anche agli austro-ungarici, per cui fu solo questione di tempo prima che questi sferrassero un attacco a danno degli italiani
Verso la fine di giugno, infatti, il maresciallo maggiore Simon Steinberger (foto 2) guidò un manipolo di cinque uomini attraverso la ripida gola che separa la cima dall’anticima della montagna.
Svegliati di soprassalto all’alba, gli italiani furono costretti a ripiegare sull’anticima, cedendo la cima vera e propria al nemico, ma non prima di un intenso conflitto a fuoco, al quale gli austro-ungarici resistettero per cinque giorni e cinque notti con scarsità sia di viveri che di munizioni.
Arrivarono, quindi, i rinforzi e, per rendere più agevole il passaggio di uomini e materiale bellico, lungo la traccia lasciata dal maresciallo Steinberger fu allestita la via ferrata che tutt’oggi porta il suo nome.
Seguì un anno emblematico di quella che a posteriori venne definita “guerra di trincea” e, infine, dopo l’ultimo attacco, la Creta di Collinetta ritornò sotto il controllo italiano.
Raggiunto il Passo di Monte Croce Carnico (1360 m), prima di imboccare la galleria sulla statale, ci siamo lasciati alle spalle la Creta di Timau per addentrarci in un ripido boschetto (foto 3)
Pochi minuti dopo arriviamo all’attacco della via ferrata Oberst Gressel (la nuova ferrata austriaca), ma proseguiamo verso destra fino al raggiungimento di un bivio: imbocchiamo il sentiero di sinistra, lasciandoci a destra quello denominato Geo-Trail.
In 15 minuti dalla partenza e dopo aver superato un breve canale attrezzato (foto 4), ci siamo addentrati nella galleria Cellon Schulter (1400 m) (foto 5).
La galleria attraversa la spalla della Creta di Collinetta per circa 300 m di dislivello ed è piuttosto ripida, scivolosa e buia. Tuttavia, è attrezzata con il cavo dall’inizio alla fine e ci sono diversi pioli nei tratti con maggiore pendenza. Per quanto le feritoie presenti al suo interno lascino entrare un po’ di luce, la galleria si può percorrere solo se si è muniti di una lampada frontale. Una torcia a mano non permetterebbe di avere entrambe le mani libere (foto 6 e 7).
In poco meno di un’ora riusciamo a vedere la luce alla fine del “tunnel” e usciamo da una stretta apertura nella roccia (1700 m) (foto 8).
Sulla destra la Creta di Timau rimane nascosta, ma è possibile scorgere la pala eolica che avevamo notato già dal parcheggio, prima di iniziare l’escursione (foto 9 e 10).
Continuiamo lungo un secondo breve canale attrezzato (foto 11), per poi arrivare sopra la spalla della montagna (foto 12 e 13), dove il sentiero ci porta presto ad un bivio: a sinistra si percorre il versante nord-ovest per ridiscendere a valle, mentre a destra si punta alla cima.
Con questo intento, arriviamo ad un altro bivio: a sinistra si sale per la via ferrata Senza Confini e a destra per la via Steinbergerweg.
Andiamo dunque a destra (foto 14), dove vediamo la fine del sentiero Geo-Trail (1850 m ca.).
Quest’ultimo si può considerare come una variante e, se l’avessimo intrapreso fin dal principio, avremmo aggirato la galleria di guerra.
Ci avviciniamo ancora in direzione della gola, arrivando così all’attacco della via ferrata (1870 m).
Dopo aver superato un colatoio con rocce su terreno in parte erboso, un traverso a sinistra, a tratti molto esposto, ci porta sul fondo della gola e qui si interrompe il cavo (foto 15).
Avanziamo con cautela tra massi piuttosto instabili fino ad un breve diedro, che superiamo arrampicando (passaggio di I grado) finché ritroviamo più in alto il cavo (foto 16) con cui, attraverso una piccola cresta e delle roccette, ci dirigiamo verso l’ultimo tratto della ferrata.
È qui che Stic ritrova il bossolo di una cartuccia dal calibro medio, esplosa probabilmente da una mitragliatrice.
Ad un primo tratto con roccette e alcune placche lisce ma su parete ben appoggiata (foto 17), segue un canalino erboso e pieno di ghiaia (foto 18) che ci conduce ad una sella dove finiscono i cavi (2100 m circa).
Giunti a questo punto, si apre già una bella visuale oltre la parete nord-ovest della Creta di Collinetta e alla vetta manca ormai poco (foto 19, 20 e 21).
Oltrepassata la sottocima est (foto 22), ci fermiamo un attimo a guardare le trincee e le postazioni scavate nella roccia un secolo prima.
L’imponente croce di vetta ci attende sulla sommità della montagna (foto 23, 24 e 25).
Dopo una meritata pausa, con gli occhi rivolti alla Creta di Collina (foto 26), ci incamminiamo sul sentiero del ritorno (segnavia CAI 147).
Prima di ridiscendere a fianco del Rio Collinetta, però, decidiamo di allungare il percorso, proseguendo fino alla fine della Cresta Verde (foto 27, 28, 29 e 30).
Torniamo quindi sui nostri passi e riprendiamo il ripido sentiero che scende lungo il versante nord-ovest (foto 31). Con una prima svolta a sinistra e con una seconda a destra, imbocchiamo il sentiero che ci riporta al parcheggio (segnavia CAI 146).
Il link per vedere le foto: https://mega.nz/#F!tswkgQxD
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