Giustamente visto che ho postato qualche messaggio mi è stato chiesto di presentarmi.
Ho 58 anni e sono un "vecchio" ferratista.
La mia esperienza è iniziata quasi per caso, poi mi è piaciuta ed ho continuato, sia con un gruppo di amici, sia con le gite del CAI, talvolta anche (ma solo su itinerari poco impegnativi) da solo.
All'inizio le mie mire erano più in alto, poi in considerazione delle mie reali capacità mi sono auto-limitato.
Escursionismo a parte, le mie "imprese" comprendono qualche arrampicata facile e sempre da secondo, qualche ghiacciaio facile anche sui 4000, e molte ferrate, in particolare le più difficili delle Dolomiti.
Nulla di trascendentale insomma... ma forse qualcosa di più rispetto al primo che passa per strada.
Attualmente sono un po' in stand-by per problemi familiari (genitori anziani e non più del tutto autosufficienti) che mi impediscono di stare via per parecchi giorni di seguito, come facevo un tempo.
Dimenticavo, sono uno che frequenta la Chiesa, e ben presto ho imparato (anche a volte a mie spese) che ci sono due ambienti nei quali assolutamente non ci si deve fidare dei preti, che in qualche caso sono veri pericoli pubblici: uno di questi ambienti è per l'appunto la montagna, l'altro la strada... Dio ci guardi dai preti (di oggi) alpinisti e da quelli che guidano!
Con le dovute eccezioni ovviamente: per esempio mons, Achille Ratti, poi divenuto Papa Pio XI, era uno dei migliori alpinisti europei dei suoi tempi.
Per contro però, vicino al Rifugio Brentei, c'è una cappellina con alcune lapidi che ricordano un seminarista e diversi ragazzi morti sotto una frana a causa dell'imprudenza del prete che li guidava, che li aveva fatti partire dal rifugio sotto una fitta grandinata e poi fermare proprio nel punto meno indicato, cioè dove scaricava un canalone...