Sono d'accordo con te Vinc. Non voleva il mio essere un discorso assolutistico.
Io penso che quando ne abbiamo la possibilità, un'occhio di riguardo a certi aspetti, conviene farlo. Poi ognuno faccia come meglio pensa, giustamente.
p.s. dalle nostre parti le barrette Melinda non le ho mai viste. Se un giorno ci vedremo per un giro non presentarti senza una per me. Grazie.
Tornando alla questione alimentazione è vero che le aziende serie prevedono una loro serie immensa di controlli. Poi c'è da chiedersi quante aziende li fanno in maniera esaustiva, corretta o... li fanno.
Mi fa pensare che i limiti ammessi di certe sostanze negli alimenti siano... variabili nel tempo, o da paese a paese, ecc...
Proprio ieri è cronaca del blocco del Brennero per la manifestazione sull'import di alimenti dall'estero poi spacciati in italia come produzione MadeInItaly.
Senza entrare nel merito specifico del fatto, perchè nel nostro paese non si riesce ad avere una legislazione efficace sulla tracciabilità COMPLETA? Indubbiamente perchè questo fa gioco ad una certa 'produzione industriale'.
I sequestri di alimenti fuori norma che leggiamo (la punta dell'iceberg) ci danno un'idea di cosa possa circolare nel mercato. Pensiamo allora (leggi permissive permettendo) cosa venga venduto con la veste di made in Italy ma che di italy abbia ben poco.
Quando acquistiamo un aggeggio tecnico di montagna (di sicurezza intendo, non una bandana) stiamo attenti che la produzione avvenga da canali certificati e sicuri. Allora anche per il cibo ritengo che per quanto possibile si dovrebbe muoversi oculatamente.
La produzione/somministrazione a km zero (che ora sta prendendo piede anche nell'ambiente ristoranti) non è solo un vantaggio per le tasche nostre e dei produttori (senza intermediari speculatori) e per la riduzione di camion che girano il paese trasportando quintali di merci.
Ho conosciuto gente che produce verdura in Veneto e la porta (o fa portare) per i mercati in altre regioni. Come se la Lombardia, il Piemonte ecc... fossero nel deserto di Gobi! Che cazzo di senso ha coltivare l'insalata a Vicenza e portarla a vendere a Milano?
Quando acquistiamo da vendite e produzioni locali il nostro interlocutore è sotto casa nostra e possiamo sempre tirargli dietro l'anguria se fa schifo o la coltiva con le schifezze.
Siamo pigri? Certo. Ma non abbiamo l'obbligo di scazzarci da soli. I GAS sono nati per questo e stanno crescendo.
Ma siamo pigri.
Poi la signora Pina o il signor Asdrubale si lamenta dei cinesi (esempio) che sono tanti e che hanno ormai il monopolio delle bancarelle ai mercati ma quando ci vanno comprano da loro perchè costa meno. Il signor Taddeo si lamenta perchè in centro Mestre il bar dove era solito prendere lo spritz o il caffè è ora (come tanti altri) in mano al cinese di turno. Allora, imbecille, cambia locale... No, è pigro...
Ultima cosa sul mercato è l'aspetto etico-sociale altrimenti chiamato mercato equo-solidale, ma questo è un aspetto a se stante.
Quando il filone alimentazione, per come impostato, si esaurirà... lo riprenderò in tal senso.
ma è proprio così buona la barretta Melinda?