Andar per monti.. Non so bene quando è nata questa passione, nei viaggi nel sedile posteriore della macchina dei miei, il mio sguardo si posava ogni volta sulle cime dei monti che incontravamo alla ricerca di croci, punti di riferimento. Ad ogni croce pensavo a come era arrivata li, se qualcuno era li e vedeva dall’alto me bambino che incuriosito avevo il naso all’insù.
Poi per gioco o non so, la prima volta in montagna. Settimana bianca sul Bondone, non si scia e basta per fortuna. Qualche piccola escursione nella neve e mio padre che nella sua ignoranza, calabrese di mare, mi insegna la progressione su un pendio innevato. Eppure è lui che terrá accesa in me quella fiammella di voler andare sempre verso l’alto l’estate della prima gita sulle madonie. Che strano, proprio in Sicilia dove il mare è la più grande attrattiva, ho il primo vivido ricordo di una salita. Un piccolo comune nelle Madonie, Gratteri, non ricordo l’età, ma è comunque quella in cui ci si stanca presto e un bimbo in salita sa diventare pesante. Escursione semplice alla grotta grattara, ma ad una certa età ci si stanca velocemente, mio padre peró trova il modo per farmi andare avanti. “Antonio guarda la cacca di mulo stanco” io comincio a guardare in giro, per vedere questo animale mitologico di cui mai avevo sentito nominare.. Si arriverà in cima alla fine e molti anni più tardi, scoprirò un pratone sopra quella grotta e ne faró la meta delle mie prime spedizioni, come le roccette sopra il belvedere saranno le mie prime scalate.
Gli anni passano, la montagna resta un posto che adoro, ci vado poco peró, vuoi l’adolescenza, vuoi la mancanza di amici con cui salire, non assecondo la passione che sento forte ogni volta che ci vado. Ma un giorno arriva l’occasione giusta, l'anno dei 18 anni, la prima vacanza senza famiglia, una mia ex ha la casa in montagna li i tempi son lenti non si puó stare solo in casa o in paese per me, si programma quindi una gita, molto facile, ma ormai è fatta, spulciare la mappa, capire quanto dislivello, capire i segni e poi ritrovarli dal vivo.. che sensazioni. Da quella gita in Val San Nicolò, sono diventato maggiorenne quasi due volte. All’inizio piccole passeggiate, poi aumentavo la distanza e il tragitto si faceva via via più verticale, passai alle normali senza doversi per forza proteggersi, ma non mi bastava, volevo arrivare alle croci e allora cominciai con le ferrate, queste mi facevano arrivare finalmente dove volevo, ma nasceva in me un desiderio. Arrivare in cima ad una delle torri del vajolet, come fare a trovare qualcuno che ti insegni ad arrampicare? Lo trovai, cominciai ad arrampicare; falesia ovviamente, mi piace prepararmi sempre per bene. Via via miglioravo, fino a cominciare a fare le vie a più tiri sportive.. Come una sorta di passaggi obbligati. Come feci passando dalle salite semplici alle ferrate.
Ora scrivo dal divano di casa con un ginocchio all’aria, recuperando dall’intervento al crociato, reduce da 20 anni di rugby, altro passo obbligato per migliorare nella tecnica e nel fisico e arrivare ancora alle croci o comunque in cima