Più che voglia di rischiare, era tanta voglia di esplorare, Tranquillo.
Le Dolomiti erano lontane, le "Occidentali" ancor di più, e i soldi erano pochi. E allora ci si "accontentava" di quanto si trovava in zona. Tanta esplorazione, spesso senza mezzi motorizzati (leggi: a piedi o in bicicletta
), unita a tanta fantasia.
Croara, Badolo, Fosso, Monte Adone, Roccamalatina, Cavrenno, Vigo, Monte Beni... e tanti altri posti ancora, ove sfogavamo la voglia di arrampicare.
Uno zibaldone, un coacervo di rocce le più disparate (o disperate
): dal gesso all'arenaria, al calcare (poco, purtroppo), all'ofiolite... a volte persino il calanco...
Spesso rischiavi, è vero, con i cunei di legno e gli "eccentrici" autocostruiti in cantina con cordoni e profilati di alluminio, ma che esperienza che ti facevi...
Badolo e Fosso sono state chiuse, se non erro, nel 2009 per ragioni di sicurezza (instabilità delle pareti con pericolo oggettivo di crolli).
A Badolo la sezione del CAI di Bologna si è adoperata con una imponente opera di disgaggio e sistemazione (messa in "sicurezza") delle vie, compresa la via ferrata (ora denominata ferrata "del Pliocene") e nel 2010 la falesia è stata riaperta.
A Fosso la situazione è geologicamente più complicata e mi risulta permanga tuttora il divieto. Il che è un vero peccato, perché a me Fosso è sempre piaciuta molto di più di Badolo.
Il Benni (Benito) è un mito. Chiunque abbia arrampicato nel bolognese non può non conoscerlo...
Grazie, Tranquillo, per avermi fatto ricordare i vecchi tempi
Un saluto,
dokkodo