da fedipos » 31/07/2014, 7:21
Ciao Stefano. Ci provo. Il Buddismo non è una religione ma una filosofia di vita per la quale il traguardo da raggiungere per ogni tibetano è la consapevolezza dell'impermaneza, ossia il famoso e quasi mai interpretato giustamente, raggiungimento del Nirvana. La base è il semplicissimo assioma che siamo tutti impermanenti, noi, le cose, gli affetti più cari, il benessere che ci rovina per raggiungerlo ecc. ecc. Da questo deriva l'assoluto rispetto che i buddisti hanno per qualunque forma di vita, tanto da praticare il funerale celeste, per il quale il corpo del defunto viene smembrato e offerto agli animali, quasi sempre rapaci ,aquile ,avvoltoi, gipeti. Impermanenza, e consapevolezza della medesima, significa semplicemente l'accettazione che prima o poi lasceremo questa valle di lacrime, unitamente alla credenza sulla reincarnazione, per cui più opere meritorie facciamo, maggiore possibilità abbiamo di re-incarnarci in una vita migliore di quella passata. Se tu ricevi un piacere da un buddista, sarà lui a ringraziarti per avergli dato la possibilità di compiere un 'azione meritoria di karma per la sua vita futura. Capisco che dire alla gente che siamo tuttti passeggeri in transito sembra una banalità: ma prova a sederti su un passo a 5000 metri, guardati attorno, e cerca di assimilare il concetto. Sono trent'anni che ci provo! E pensare che ho attraversato oltre 4000 km di catene di montagne tra Zanskar,Ladak e Nepal. Sono stato in centinaia di monasteri,nell'83 mi sono fermato due mesi nel monastero di Tikse,Ladak, a studiare lamaismo con l'abate che allora era uno dei fratelli del Dalai lama.Ho ripercorso i tracciati delle spedizioni del Tucci degli anni 50 alla ricerca delle origini del buddismo, dal Monastero di cristallo in Dolpo al mitico Ringdomgompa in ladak,dalle lamaserie di Lamayuru agli eremitaggi del Mustang. Ho conosciuto e camminato con pellegrini che stavano facendo 500 km di montagne per raggiungere monasteri simbolo della immensa storia del buddismo,ho vissuto l'esperienza di vedere il figlio di sei anni porgere la kata all'Abate di Pungmochè, e dallo stesso ricevere i simboli della vita in segno di augurio. Ma riuscire a entrare nella consapevolezza dell'impermanenza, per come vorrei raggiungerla, non ci sono ancora riuscito, e dubito, ormai, di riuscirci in tempi di questa vita. Ammesso e non concesso che ce ne sia un'altra. Ho fatto percorsi -massacro che duravano un mese quando ancora non esistevano i fax, figurati i satellitari, fuori dal mondo senza nessuna possibilità di comunicare con nessuno. Come diceva il Mauro non sarebbe stato molto edificante per me mettere la parola fine su un sentiero in Brenta. Ma come ho scritto,mi ha spaventato, postumo, la mia estrema freddezza nel calcolare che stava finendo e contemporaneamente la non accettazione della cosa. Il che vuol dire che sono ancora distante dal raggiungimento della consapevolezza dell'impermanenza. Spero che Tu ci capisca qualcosa.