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Caratteristiche
- Difficile il breve attacco - 3mt. Qualche passaggio delicato lungo i traversi ed alcuni gradini metallici che "spanciano" lungo un tratto verticale. Moderatamente difficile il resto della Via.
- - 1.30 a 2.00h la ferrata
- 30' il sentiero di rientro. - 200mt la sola ferrata con uno sviluppo di circa 550mt.
- abitato di Mori
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Media valutazioni
Difficoltà tecniche | 2.5 |
Esposizione | 4.6 |
Varietà passaggi | 2.4 |
Impegno fisico | 2.7 |
Interesse paesaggistico | 1.8 |
Numero votazioni | 21 |
Links
VALUTAZIONE FERRATA GOOGLE.MAPSVia Ferrata O. MARANGONI
MONTE ALBANO
BY - VIEFERRATE.it - 2014
Dopo circa 3 anni dalla chiusura,la Via ferrata di Mori viene riaperta ad aprile 2014 ed a sorpresa di molti viene completamente stravolta dal punto di vista delle attrezzature mentre rimane lo stesso il percorso eccetto piccolissime varianti.
PERCORSO STRADALE
Si raggiunge l'abitato di Mori-Tn,borgata ubicata a 7 km da Rovereto,sulla strada statale 240 che collega la Valle dell'Adige con il Lago di Garda. (a 5 min. dal casello di Rovereto Sud dell'autostrada A22 del Brennero) è possibile parcheggiare nel comodo ed ampio parcheggio costeggiante la statale stessa nonchè alcuni comodi parcheggi all'interno del paese senza però addentrarsi nel centro storico.
AVVICINAMENTO
Si attraversa il vecchio borgo -indicazioni - in direzione dell'evidente santuario alle pendici del Montalbano da dove un breve sentiero porta all'attacco della Via . Nel punto dell'attacco vi è un piccolo spiazzo con panca in legno dove indossare le imbragature mentre è consigliabile indossare subito se non addirittura prima ancora il casco in quanto ci si accorgerà poi che lo sviluppo della via porta gli escursionisti proprio sopra la zona in questione ed una eventuale caduta accidentale di oggetti o sassi potrebbe interessare proprio gli escursionisti in fase di avvicinamento.
LA FERRATA
L'inizio -3mt- è piuttosto impegnativo in quanto bisogna superare un salto di roccia senza fune tranne una staffa posizionata abbastanza in alto ed il cui raggiungimento comporta un passaggio in arrampicata libera all'interno di una fessura con roccia molto levigata. Dopo avere superato questa difficoltà iniziale, che per le sue caratteristiche rappresenta un grado di difficoltà superiore rispetto al resto della Via,si traversa prima a destra poi si risale uno spigolo attrezzato con alcune cambre metalliche , si traversa a sinistra utilizzando il cavo ben teso ,così come nella totalità del percorso, e ci si addentra in un lungo camino attrezzato su ambo i lati con cambre uscendone, dopo un breve tratto su roccia levigata e "sporca" attrezzato con solo cavo , presso uno slargo nel quale prima della chiusura era possibile abbandonare la ferrata, a destra, tramite un breve sentiero che riportava rapidamente all'attacco mentre ora la segnaletica "rientro d'emergenza" non è più presente anche se il sentiero è presumibile possa esservi ancora anche se in cattive condizioni. Si riparte superando un pilone roccioso particolarmente verticale reso "innocuo" da una folta presenza di cambre metalliche e così, in breve, si giunge all'attacco di un lungo ed adrenalinico traverso -Gufo- che rappresenta uno dei tratti più caratteristici del percorso e dove probabilmente qualcosa della "vecchia Mori" è rimasto quanto meno in termini di brivido nell'esposizione ed una certa tenuta sul cavo anche se i gradini metallici aggiunti e persino alcune zigrinature artificiali della roccia fatte nei punti d'appoggio dei piedi hanno sicuramente abbassato discretamente il grado di difficoltà di questo tratto. Si affronta il traverso e si alternano passaggi su cambre ad altri su roccia generalmente piuttosto unta ma, come anticipato, si notano punti d'appoggio volutamente zigrinati per migliorare la presa tra roccia e suola . All'estremità opposta il traverso termina con una sporgenza rocciosa che viene "scavalcata" tramite 4 appoggi metallici più uno finale come comodo appiglio per le mani ,si traversa in diagonale verso destra poi a sinistra arrivando alla base di un lungo diedro verticale attrezzato con una vistosa serie di gradini artificiali tra i quali si nota la presenza di alcune vecchie staffe ormai inutilizzate . Facile traverso a destra in estrema esposizione e si riparte per un breve tratto in verticale sempre abbondantemente attrezzato uscendo su alcune facili roccette attrezzate con solo cavo in una delle rare zone in cui si trova traccia di vegetazione . Ci si avvicina ad un affilato spigolo e lo si aggira con l'aiuto di alcune cambre ed una gradita fessura per i piedi iniziando così un lungo traverso che senza apparenti difficoltà ma una certa tensione adrenalinica conduce verso un pulpito artificiale rappresentato da una piastra metallica base di partenza per un breve "salto" verticale che culmina,dopo aver aggirato un ulteriore spigolo ,all'inizio di un lungo percorso di "trasferimento" inizialmente rappresentato da un traverso piuttosto ricco di appoggi per i piedi poi un comodo ed almeno qui inusuale sentiero ed infine una bella ed ampia cengia rocciosa presso la quale può essere programmata una sosta. Alla ripartenza si trova un imponente camino molto bello esteticamente con il primo passaggio non ancora attrezzato con gradini artificiali anche se questi arrivano quasi nell'immediato e la loro disposizione completamente spostata sul lato sinistro non permettono di "entrare" nel caminone e così,in linea retta,si guadagna rapidamente l'uscita . Si piega a destra trovando alcuni facili gradoni rocciosi e ci si addentra in una lunga cengia piuttosto interessante per sviluppo e morfologia in quanto inizialmente composta da grossi massi incastrati fra loro poi si restringe notevolmente ed in forte esposizione aggira un terzo ed ultimo spigolo della via,non difficile,ma che richiede comunque cautela vista l'estrema esposizione che dà quasi la sensazione di "volare" sull'abitato di Mori, in direzione di una prima placca leggermente inclinata dalla quale se ne esce in mezzo ad alcuni grossi massi che segnano l'inizio di un esposto traverso lungo il quale è già visibile la seconda lunga placca verticale da percorrere a breve . All'attacco di questa nuova placca è presente il libro delle firme anche se per il termine della Via bisogna attendere ancora alcuni passaggi. Le cambre metalliche assicurano la placca fin dal primo "stacco" quindi la si risale senza difficoltà degne di nota effettuando, dopo alcuni metri, un breve spostamente a destra per proseguire all'interno di un lungo diedro che nel tratto centrale "spancia" lievemente . Si esce traversando brevemente a sinistra sfruttando un gradino artificiale e dopo alcuni metri su traccia di sentiero ed un salto verticale privo di difficoltà si guadagna la base dell'ultima placca mentre alla sua sinistra si nota, parzialmente smantellato, il vecchio percorso che portava ad un tetto finale piuttosto impegnativo . Ora, invece, la ridondanza di attrezzature presenti rende quest'ultima placca di impegno piuttosto modesto eccetto nel caso in cui qualcuno possa essere giunto fin qui più stanco del previsto ma in questo caso una sosta rigenerante può servire prima di percorrere questi ultimi metri che portano al balconcino sommitale a circa 500mt.
DISCESA
Si risalgono gradoni in legno fino ad una prima panchina , poi lungo sentiero si giunge ad una seconda panchina dove la segnaletica indica, a destra, la direzione da percorrere ed in circa 30' si torna nella zona del Santuario passando per il bivio incontrato in fase di avvicinamento. Da notare che il vecchio sentiero attrezzato che dalla fine della Via ferrata scendeva alla destra, rispetto al sentiero, ora è stato chiuso.
CONSIDERAZIONI
E' una Via ferrata che dopo molti anni dalla sua realizzazione -1976- è stata completamente rifatta con caratteristiche e disposizione delle attrezzature che ricordano molto le Vie attrezzate francesi. Il percorso che di per sé sarebbe ricco di diedri-camini-placche viene di fatto superato attraverso una notevole serie di cambre metalliche, in linea retta, senza possibilità e necessità di toccare roccia. Roccia che risultando però piuttosto "unta" sarebbe comunque di scarso aiuto. Tecnicamente le difficoltà della "nuova Mori" sono calate notevolmente però l'esposizione è rimasta ovviamente la stessa e quindi ,in particolare alcuni traversi, NON sono assolutamente da banalizzare. In particolare proprio quest'ultimi hanno mantenuto parzialmente una certa dose adrenalinica che richiede di muoversi con cautela in quanto raramente, la roccia "unta" trasmette fiducia negli appoggi dei piedi. A tal proposito originali alcune zigrinature artificiali create per ovviare proprio alla mancanza di grip. Vista la curiosità di molti nel conoscere come era la "vecchia" Via, inseriamo temporaneamente un confronto fotografico tra alcuni passaggi pre/post restyling: .
Commenti
Concordo solo a tratti con la relazione, inizialmente sebbene dia ben poca tregua, ma si è freschi e quindi si va, mentre la parte finale (specialmente un passaggio appena sopra il libro firme e la parete finale) è veramente TANTO tosta per chi non è allenatissimo a livello di braccia (e fiato). Durante l’ultimissimo parete ho avuto non poche difficoltà in quanto è impossibile riposare (spancia un pochino). Fortunatamente avevo una longe e mi sono appeso a una cambra con quella per qualche minuto.
In generale comunque le difficoltà tecniche sono modeste, ma l’impegno fisico è piuttosto alto.
Per la quota e l'esposizione, meglio percorrerla in primavera e in autunno.
Complimenti alla sezione di Mori, tutto molto curato. Molto graditi i servizi alla partenza.
mi permetto di mostrarvi il mio video ironico:
https://youtu.be/Q2E0tDC_IOI
Buone scalate! Paolo
Tratti verticali molto attrezzati,non presentano particolari difficoltà.
Traversi sempre molto esposti,dove la difficoltà è rappresentata dalla roccia liscia che non ispira mai molta fiducia...inoltre, gli appoggi per i piedi spesso non si notano a prima vista,ma solo con la progressione.
Ferrata comunque molto divertente, sicuramente da provare.
Ancora presente la deviazione per il rientro
La relazione descrive perfettamente la ferrata, molto esposta, con roccia lucida, ma molto attrezzata. Più di agilità che di forza, anche se le ultime scale buttano un po' in fuori. Molto divertente.
Non ho trovato difficile l'attacco iniziale e neppure i tratti verticali, ottimamente attrezzati, anche se verso la fine - come segnalato da altri- i bicipiti mi dolevano per i tanti scalini afferrati.
Invece, il secondo lungo traverso (indicato in relazione come "Gufo")mi ha causato un po' di panico e la tentazione di abbandonare. Solo gli utili consigli di escursionisti più esperti che seguivano, mi hanno consentito di superare agevolmente questa difficoltà. Grazie Valerio, grazie Mauro!
(il giorno dopo abbiamo fatto il sentiero dei contrabbandieri
a picco sul Garda : altra roba)
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